Hortencio Pereira da Silva Neto racconta Montalcino

Hortencio Pereira da Silva Neto, ingegnere e scrittore brasiliano, ha pubblicato un libro su Montalcino“Nel 2005 lessi una storia su San Galgano e l’abbazia e, anche senza esserci mai stato, scrissi un libro di narrativa chiamato “O Escohido”. Quando poi ho finalmente conosciuto coi miei occhi la Toscana, terra dove è nato mio bisnonno, ho avuto il piacere di visitare Montalcino e mi sono innamorato della città. Quattro anni fa ho comprato un appartamento nel centro storico e ogni anno con mia moglie veniamo per due mesi: aprile e ottobre. Da lì l’idea del libro, per raccontare la nostra esperienza nella vostra città”. Hortencio Pereira da Silva Neto, ingegnere e scrittore brasiliano, in questi giorni è in visita a Montalcino per promuovere la sua ultima pubblicazione, che nel suo Paese ha già riscosso un gran successo. Tra le varie tappe, anche una visita alla redazione della Montalcinonews, dove spiega i contenuti di un volume che sarà inaccessibile a molti, perchè scritto in portoghese, ma che presto, assicura, sarà tradotto anche in italiano. “Parlo della storia della città, di amicizie, cantine, enologi, ristoranti, cibo, arte, poeti, feste, film - spiega Silva Neto -. Non solo Montalcino, ma anche i luoghi limitrofi e la Toscana in generale. E quindi la Val d’Orcia, la Val di Merse, l’Amiata, le Crete Senesi, la Val d’Elsa, il Chianti, la Maremma”.

Il libro, che l’autore dedica anche agli amici Lorenzo e Lucia Megalli, si apre con una citazione di Fernando Pessoa (“La vita è un viaggio sperimentale fatto involontariamente”) e con la storia, tratta dagli appunti di Stefano Cinelli Colombini, di Montalcino e del suo territorio, posizionato nel mezzo della Via Francigena. Dal secondo capitolo in poi si parla dell’incontro tra Silva Neto e Montalcino. L’acquisto della casa in Vicolo del Mistero, l’arredamento, il panorama visto dalle finestre, il poema di uno svizzero anonimo tradotto da lui in portoghese. E poi il suo angolo di visione degli abitanti di Montalcino, dove “ho trovato tanti amici”. C’è spazio anche per la musica, espressione del sentimento italiano, con “Perdere l’amore” di Massimo Ranieri e l’uomo che sbatte “la testa mille volte contro il muro”. Il libro prosegue con un poema per Montalcino, scritto da Hortencio in persona, e poi una sorta di guida enogastronomica dei posti dove mangiare e bere. Sul vino è dedicato ampio spazio: prima con la storia del Brunello, dagli esperimenti di Clemente Santi alla nascita del Consorzio, e poi con le numerose cantine visitate: Biondi Santi, Luciani, Casanova di Neri, il Paradiso di Frassina e la sua musica classica, Baricci, Argiano (di proprietà di un finanziere brasiliano), Banfi, Molino di Sant’Antimo, Fattoria dei Barbi e Cipresso, col suo vino “Bueno Cipresso” nato dalla parnership con il giornalista di “O Globo” Galvao Bueno. “Il Brunello è un vino che non si può spiegare - sottolinea Silva Neto - perché di vitigni Sangiovese ce ne sono tanti ma qui è diverso, c’è qualcosa di speciale”.

La copertina del libro su Montalcino scritto da Hortencio Pereira da Silva NetoIl capitolo XI si intitola “Mangia ciò che ti fa bene”. “A Montalcino e in Toscana la comida è buona”, scherza l’autore, che indica la pagina dove sono inserite due foto di ricette storiche: il cinghiale al cioccolato e il caffè in forchetta. Nel capitolo XII si approfondisce il legame tra Brasile e Toscana, che insieme all’Emila-Romagna accolse nella Seconda Guerra Mondiale 25.000 soldati brasiliani, in soccorso di italiani e americani e aiutarono a liberare varie città. “Per questo siamo sempre i benvenuti qui”, spiega Silva Neto.

Nel capitolo XIII, dedicato alla Sagra del Tordo e al Torneo di tiro con l’arco, l’autore confessa la propria fede, Quartiere Pianello perché è lì che ha preso casa. Nei capitoli XIV e XV si parla di arte e leggende: l’“Ufo di Montalcino”, il quadro nella Chiesa di San Pietro che mostra un satellite che “assomiglia in modo impressionante allo Sputnik russo lanciato in orbita nel 1957”, e la leggenda della Madonna del Soccorso, che apparse davanti al comandante Don Garcia di Toledo e lo convinse ad interrompere l’assedio nel 1553. Qui finisce la parte di Montalcino e si apre quella dedicata a Firenze, Siena, Val d’Orcia, Val di Chiana, Val di Merse, Amiata, Val d’Elsa, Chianti e Crete Senesi, con un riferimento a San Giovanni d’Asso dove Hortencio Silva Neto ha appena acquistato casa. Una sorta di investimento, “perché con la fusione dei Comuni e il Tartufo Bianco adesso c’è un gran potenziale”, sorride Silva Neto, che saluta e riprende il suo percorso per le strade di Montalcino. Il 7 maggio atterra nel suo Paese, ma è pronto a ritornare. E chissà se il suo libro non aiuterà ad aprire o rafforzare i canali tra Brasile e Montalcino.

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