Resta a Montalcino archivio Palazzo Vescovile

Il Palazzo Vescovile di Montalcino, costruito nel Quattrocento da Papa Pio III Piccolomini e passato a fine 2018 all’imprenditore e viticoltore Pasquale ForteMigliaia di preziosi e antichi documenti che ripercorrono la secolare storia della diocesi di Montalcino, nata nel 1462. È il materiale contenuto nell’archivio diocesano, da oltre quarant’anni conservato nel Palazzo Vescovile, lo splendido edificio costruito nel Quattrocento da Papa Pio III Piccolomini che dopo 24 anni di inutilizzo è stato venduto all’imprenditore e viticoltore Pasquale Forte. L’acquisizione, conoscendo il gusto e il senso estetico del nuovo proprietario, è stata accolta sicuramente in positivo, ma in molti si sono allarmati sul futuro dell’archivio diocesano. Si parla di un patrimonio enorme: 600 cartelle piene di materiale più scaffali contenenti preziosi documenti, come le ultime testimonianze rimaste dell’Abbazia di Sant’Antimo, gli stati d’anime e la raccolta di nascite, morti e matrimoni della diocesi (utili per ricerche genealogiche) o alcuni processi relativi alla vicenda di Davide Lazzaretti, il “Cristo dell’Amiata” che tentò un moto popolare alla fine dell’Ottocento.

L’archivio è composto da vari “fondi”. Il fondo della curia è il nucleo centrale e comprende la cancelleria vescovile (inclusi i processi civili e penali dibattuti nel tribunale vescovile). Troviamo poi il fondo delle parrocchie (alla metà del Novecento la diocesi ne contava ben 36), il fondo della mensa vescovile (il patrimonio agricolo dell’Abbazia di Sant’Antimo), il capitolo della cattedrale e altri fondi aggregati, come quello delle compagnie laicali o alcune cartelle del Convento di Santa Caterina.

“L’archivio resterà a Montalcino, non si muoverà dal nostro territorio e sarà ricollocato in una sede dignitosa. La nuova proprietà e la Curia hanno trovato un accordo e si sta lavorando per trovare la soluzione migliore”, assicura a MontalcinoNews il sindaco Silvio Franceschelli. Un’importante primo passo. Il secondo sarà farlo inventariare (una sommaria indicizzazione fu realizzata da don Antonio Brandi zio dell’attuale parroco) per poi pubblicarlo a stampa, come è stato fatto per l’archivio vescovile di Pienza, e renderlo fruibile a storici e studiosi, sulla falsa riga dell’archivio comunale. Che è importantissimo per Montalcino, mentre quello diocesano lo è anche per tanti altri paesi limitrofi, come Castel del Piano, Arcidosso, San Quirico, Rocca d’Orcia e Cinigiano.

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