Il 28 settembre, alle ore 17, alla Fondazione Biblioteche Cassa di Risparmio di Firenze, si discuterà del nuovo volume “Un malinconico leggero pessimismo”, diario scritto tra il 1946 e il 1952 da Anton Dante Coda, primo presidente dell’Istituto bancario San Paolo di Torino nel secondo dopoguerra, a cura di Gerardo Nicolosi, docente di storia all’Università di Siena e presidente del Comitato di Tutela delle Feste Identitarie di Montalcino. Dopo i saluti di Aureliano Benedetti, presidente della Fondazione Biblioteche Cassa di Risparmio di Firenze, interverranno i professori di Storia contemporanea Pierluigi Ballini e Sandro Rogari e il presidente di ABI Antonio Patuelli. Saranno presenti Gerardo Nicolosi e Anna Cantaluppi, direttrice della Fondazione 1563 per l’arte e la cultura della Compagnia di San Paolo, che ha commissionato il lavoro.
Il diario di Anton Dante Coda è conservato nell’archivio storico dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza. Nicolosi lo ha trascritto, curato e impreziosito con delle note e un’introduzione di 40 pagine.
Nato a Biella nel 1899, avvocato, direttore del giornale “La Tribuna biellese” fino alla soppressione della libertà di stampa nel 1925, Anton Dante Coda fu uno dei più attivi esponenti del liberalismo in Piemonte. Antifascista, vicino ad Emanuele Sella e corrispondente di Giovanni Amendola, durante il regime fu in contatto con Luigi Einaudi, con la ‘rete’ di Benedetto Croce e con Giustizia e libertà, cosa che gli costò un arresto nel 1935. La sua nomina a presidente dell’Istituto di San Paolo, nel 1946, maturò per volontà di Einaudi, che ne apprezzava le doti organizzative, la dirittura morale e il carattere deciso, anche nel contrastare le ingerenze dei partiti. “L’aspetto interessante - commenta Nicolosi - è che già a quel tempo era presente la pressione dei partiti sulle banche per avere finanziamenti. Coda cerca di arginare queste pressioni, che arrivano anche dello stesso partito liberale. Il diario 1946-1952 è una importante fonte per la ricostruzione dei rapporti tra banche, mondo imprenditoriale e politica nell’Italia del dopoguerra”.
Nel volume (casa editrice Olschki, prezzo 45 euro), è citato più volte un caro amico di Coda, Enrico Marone Cinzano, piemontese e liberale come lui e presidente per quattro anni del Torino. Il cognome, a Montalcino, suona decisamente familiare. Suo figlio Alberto, infatti, rilevò nel 1973 la tenuta Col d’Orcia, adesso di proprietà del nipote di Enrico, il conte Francesco Marone Cinzano.