Sabato 17 marzo (ore 17.30) al Teatro della Grancia di Montisi, arriva “Le Marocchinate”, lo spettacolo che racconta i terribili giorni decisivi e successivi allo sfondamento da parte degli Alleati della linea di Montecassino, ultimo baluardo tedesco.
Simone Cristicchi e Ariele Vincenti hanno scritto un testo su un fatto storico più o meno noto e più o meno ignorato: Le marocchinate, come sono state chiamate le donne che nel ’44 in Ciociaria (e anche altrove), dopo lo sfondamento della linea Gustav da parte degli alleati, furono stuprate dai “goumiers” marocchini, soldati di fanteria leggera dell’Armata d’Africa francese. Per il valore dimostrato in battaglia, i marocchini ottennero, probabilmente dal generale Alphonse Juin, il diritto di preda sulla popolazione, cinquanta ore in cui razziarono, uccisero a volontà e violentarono migliaia di donne. Questo è un episodio ignobile che i francesi hanno sempre cercato di tenere nascosto o comunque di ridimensionare. Alcuni storici d’Oltralpe hanno accusato i tedeschi di avere orchestrato una montatura per addossare agli Alleati parte dei loro stessi crimini; hanno sostenuto che le donne raccontavano balle per ottenere dal governo italiano le 15 mila lire riconosciute per ogni denuncia; che Roma intendeva far passare i nuovi conquistatori per dei diavoli in modo da cancellare almeno parzialmente l’umiliazione della nazione; che comunque le cifre erano artatamente gonfiate, eccetera.
Cristicchi e Vincenti non entrano in queste polemiche politiche, diplomatiche e storiografiche. Semplicemente raccontano, attraverso uno spettacolo quasi dolce malgrado le efferatezze ricordate. Il regista Nicola Pistoia indirizza l’attore verso una prova piana, quasi quieta, perché raccontare un inferno con pacatezza rende quell’inferno ancora più duro.
Il narratore è Angelino, un pastore ciociaro che racconta di come la vita rurale dei suoi luoghi venga sconvolta dall’arrivo dei soldati marocchini. E tra le “marocchinate” c’è sua moglie Silvina. Profanazione dei corpi femminili, perché violarli è un crimine non solo contro la persona ma una bestemmia rivolta alla dèa; squartamento di vite, di famiglie, di anime; tradimento dei “liberatori”; oltraggio, vergogna, disonore. Si racconta con semplicità un abominio contro la donna. Un uomo deve piangere quando viene in qualsiasi modo infamata la donna, la più divina e amabile creazione dell’universo.