“Dov’è finito lo zio coso”

Data:
2 febbraio 2019
Locale:
Nuovo Teatro della Val d’Orcia
Indirizzo:
Torrenieri, Italia

Liberamente tratto dal romanzo “Lo zio Coso” di Alessandro Schwed, il 2 febbraio al Nuovo Teatro della Val d’Orcia di Torrenieri (ore 21.15) arriva “Dov’è finito lo zio coso”, divertente e irriverente spettacolo di Gianni Poliziani e Alessandro Waldergan della compagnia LST Teatro, con il supporto del regista e drammaturgo Manfredi Rutelli e il musicista Paolo Scatena e l’assistenza tecnica all’allestimento di Simone Beco

Due protagonisti, il viaggiatore Melik e il veterinario Oscar Rugyo, si incontrano sul treno che sta portando Melik in Ungheria, alla ricerca delle sue radici e di suo zio, fratello del padre da poco scomparso. Un incontro surreale e devastante, che porterà Melik ad apprendere da Oscar che la Seconda Guerra mondiale non c’è mai stata. Nessun bombardamento, nessuna deportazione, nessun morto. Tutti eventi frutto di un malinteso, un complotto giudaico laburista finalizzato a mettere in cattiva luce la grande Germania. Tesi da cui scaturirà la conseguente conclusione che tutto ciò che Melik ha vissuto e vive non è assolutamente esistito, provocando nella sua fragile mente un lancinante dolore. Da quell’incontro con il veterinario, Melik inizia a perdere le parole; le dimentica, non le trova, le ha sulla punta della lingua, ma non gli vengono. Si sforza di ricordare il nome dello zio che, con quel viaggio in Ungheria, stava andando a trovare. Zio Coso, lo chiama ora. Seduto sulla poltrona di casa, con le fitte alla testa, si sforza di ricordare dov’è finito lo zio Coso, si sforza di ricordare la storia, per non continuare a cadere nel precipizio, per non finire nell’abisso dell’oblio. Mentre da qualche parte si sente ripetutamente bussare alla porta.

Non è uno spettacolo sull’olocausto o sulla shoah, quindi, ma sull’indispensabile esercizio della memoria. E se, come dice San Paolo, “ogni cosa si rivela con l’esposizione alla luce, e tutto ciò che viene esposto alla luce diventa luce”, allora l’unico modo per salvarci dal precipizio, dall’abisso della dimenticanza, e riaffermare la presenza nella Storia, è il riportare alla luce ciò che qualcuno vorrebbe nascondere, oscurare, seppellire. Oggetti, parole, preghiere, strade, città, date, nomi.






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