Da sempre, il Brunello di Montalcino, è un vino che si fa apprezzare, sia dagli esperti che da “profani” estimatori di ogni genere. Per le sue qualità molti ne parlano con parole di elogio e, la “letteratura enologica”, da tempi non sospetti, riporta parole di apprezzamento di letterati ed esperti di vino. Primi fra tutti Mario Soldati e l’enologo Luigi Veronelli che, riferendosi al “segreto” della Ricolmatura del Brunello fatta al Greppo nella primavera del 1970, scrissero: “sono caduto in ginocchio come davanti ad un piccolo miracolo”. E ancora Veronelli: “aristocratico vino da arrosto paragonabile ai migliori cru di Borgogna. Galeotto vino che nel bicchiere si assottiglia in mille sfumature e che inebria per il suo profumo”; ma anche Soldati, in un confronto con il Chianti: “ … il Brunello invece, grazie all’integrità delle propria razza, invecchiando migliora sempre. Produzione degna di stare a livello dei più rinomati vini del mondo”. Ma sono molti i commenti, sul “re” del Sangiovese, di quelli che al vino danno del “tu”, personalità competenti di ogni epoca, il cui nome è noto a tutti e i pareri dei quali convalidano, fin dalle sue origini, il prestigio ed il valore del vino simbolo dell’Italia nel mondo. “Per la robustezza, il sapore asciutto, il corpo, questo eccezionale vino rosso è adatto alle grandi specialità di carni rosse, caccia e selvaggina”. Così Desana ne “I migliori vini italiani per la buona tavola” del 1970. Ma anche Garoglio, disquisendo di Brunello parla di una produzione “degna di stare al livello dei più rinomati vini del mondo … notevole la risonanza acquisita sul mercato estero”. E come non ricordare le parole di Musiani che, prevedendo il futuro, definisce il nettare di Montalcino: “vino destinato a grande avvenire”.
Come si sa, però, un’accesa competizione, da sempre, contrappone Toscana e Piemonte, Italia e Francia, nella promozione e difesa delle proprie produzioni. Ma la letteratura, ci dimostra che il Brunello, anche se, per alcuni estremamente controvoglia, riesce a mettere d’accordo tutti. È Sarti, infatti, a dire: “rammaricato come piemontese di aver trovato il meglio di ogni altro vino”. Ma sono anche il francese Perommat - presidente dell’Institut National des Appellation d’Origine des vin nel 1972 - ad avere parole di grande elogio per la “qualitè de vin”, ed il suo compatriota Brunet - presidente del Touring Club di Francia - che, guidando, in Italia, una delegazione di degustatori d’oltralpe nel lontano 1968, ad affermare: “abbiamo degustato il prezioso vino e siamo unanimi nel riconoscere che questo divino nettare possiede il corpo del nostro Borgogna e la finezza del nostro Bordeaux”.