“È un problema di tutte le destinazioni turistiche da Venezia a Montalcino. Anzi, forse proprio nelle piccole città del vino la massiccia presenza di affitti turistici ha effetti più devastanti, perché i residenti hanno un reddito molto inferiore rispetto ai wine lovers con il risultato che l’affitto della casa prosciuga tutto il loro stipendio. Ecco che il desiderio dei viaggiatori di immergersi nella realtà locale abitando nelle case dei residenti, diventa una minaccia per l’autenticità dei luoghi e per la sopravvivenza stessa delle comunità locali. Vogliamo questo? Un turismo cannibale che peggiora la vita dei residenti e crea diseguaglianza sociale anziché creare sviluppo? È un problema da affrontare subito perché l’identità locale, una volta distrutta, è persa per sempre”. Donatella Cinelli Colombini, ideatrice di “Cantine Aperte” e del Movimento Turismo del Vino, produttrice di Brunello con il Casato Prime Donne e promotrice del Premio Casato Prime Donne (che a settembre vedrà sul palco degli Astrusi i vincitori dell’edizione 2023, rinviata per lutto), inizia così l’intervento, nel suo blog, dal titolo “Turismo mordi e fuggi, Barcellona dice basta”, in cui riporta l’esempio del sindaco di Barcellona, Juame Collboni, che ha preannunciato che dal 2029 i 10.000 alloggi adibiti ad affitti brevi dovranno tornare ad essere abitazioni per residenti, in una città dove gli abitanti nelle settimane scorse hanno organizzato una vera e propria manifestazione contro i turisti, con tanto di cartelli, cori e pistole ad acqua.
Un tentativo di frenare l’avanzata inesauribile dell’overtourism, cioè il turismo cattivo “che espropria i centri storici ai residenti - prosegue Cinelli Colombini - un turismo cannibale che costringe gli abitanti, soprattutto giovani, nelle periferie”, provato anche da altre amministrazioni comunali, come Firenze, dove nei muri del centro sono apparse scritte “Tourists go home!”, ennesimo segnale di disagio e insofferenza di fronte ad una massiccia diffusione di b&b e case-vacanze, e come Venezia, che dopo aver introdotto un ticket per scoraggiare i visitatori mordi e fuggi, quelli che nella città lagunare non passano neanche una notte, ha appena aggiunto il divieto di ingresso a gruppi maggiori di 25 persone. Lo stesso Governo italiano introdurrà, a settembre, il Codice identificativo nazionale. E nel piano operativo di Montalcino è inserita la possibilità di un censimento, di un controllo e di una regolamentazione degli affitti brevi, per frenare il boom di un fenomeno che, se incontrollato, produce “effetti negativi, sottraendo spazi residenziali alle famiglie, ai giovani ed ai lavoratori (…), rappresentando una forma di concorrenza sleale rispetto alle strutture professionalmente organizzate”.
“Il sindaco di Montalcino sta facendo verifiche sulla fattibilità dal punto di vista giuridico. Non è facilissimo perché le amministrazioni locali non è che abbiano moltissima possibilità di manovra”, sottolinea Donatella Cinelli Colombini a MontalcinoNews.com, approfondendo l’argomento. “L’overtourism è il turismo che anziché creare beneficio economico crea degrado economico, peggiorando le condizioni di vita della popolazione. Il problema è quando la forbice di reddito tra i turisti e i residenti è più larga. E negli ambienti rurali, dove c’è un’alta percentuale di lavoratori agricoli, questa forbice è amplissima, soprattutto nelle zone dei vini di lusso. Lo stesso alloggio rende una cifra molto superiore se si affitta ai turisti piuttosto che a un residente che fa l’operaio agricolo e più di 300 euro al mese non ti può dare”.
Il disagio dei residenti, delle giovani coppie e dei lavoratori a basso reddito non è l’unico effetto negativo di questo fenomeno. “Il turismo vive e si indirizza sempre più verso luoghi autentici - prosegue l’ideatrice del Movimento Turismo del Vino - la popolazione residente, con il suo stile di vita, è la parte autentica del prodotto. Tutto il resto è riproducibile, la popolazione no. Una volta che la popolazione è stata stravolta nel suo stile di vita, o è stata costretta a decentrarsi perché non può più vivere quel luogo, il danno sull’identità locale è irreversibile. Bisogna stare molto attenti a preservare l’identità dei luoghi; una volta persa, non è più recuperabile”.
“Le aziende possono fare poco o niente, il grosso di questi alloggi sono in paese – continua Donatella Cinelli Colombini - io ne ho uno in azienda a Trequanda, ma c’è Sinalunga vicino, che è una zona meno turistica. Montalcino è più in difficoltà. Devo dire però che per l’operaio agricolo lo vedo meno problematico. Prendere un alloggio in un comune contermine che dista 15-20 minuti di strada non è così catastrofico. La vedo peggio per quelli che lavorano nella ristorazione che staccano tardi la sera”.
“La zona più catastrofica è il Chianti Classico, ci sono numeri che fanno rizzare i capelli - conclude - se si apre l’Osservatorio turistico della provincia di Siena presso la Camera di Commercio, arrivando al Chianti Classico i dati fanno paura, come numero di posti letto in rapporto ai residenti. Montalcino è messa male ma non malissimo. Ha tanti strumenti di autodifesa, una popolazione residente più forte e consolidata ed un’identità più forte”.