Se Siena festeggia oggi, con il Palio rinviato dalla pioggia e il Drappellone che contiene una dedica ad hoc, gli 80 anni dalla Liberazione, e se Montalcino ha già onorato tre giorni fa il suo giorno speciale, il 27 giugno 1944, con una serie di racconti e testimonianze al Teatro degli Astrusi, anche Montisi ha appena celebrato un “ottantesimo” particolare: gli 80 anni dal crollo del suo monumento identitario, la torre “coronata” della Grancia, una sorta di Torre del Mangia in miniatura che ha dominato Montisi fino alla Seconda Guerra Mondiale, quando venne distrutta dalle truppe tedesche in ritirata, il 29 giugno 1944, causando anche la morte dei due soldati che l’avevano minata.
Pochi mesi dopo la famiglia Mannucci Benincasa, che acquistò la Grancia alla fine del Settecento dal Santa Maria della Scala, presentò il progetto di ricostruzione al Genio Civile, chiedendo danni di guerra, ma la pratica si bloccò tempo dopo. In questi decenni, nella comunità di Montisi, è sempre stata viva la volontà di ricostruire questo simbolo e riferimento identitario del borgo, di risarcire una ferita per gli abitanti di Montisi, che anni fa raccolsero un migliaio di firme per tentare la ricostruzione del monumento.
Il tema tornò in auge nel 2016, quando l’allora Comune di San Giovanni d’Asso promosse una tavola rotonda al Teatro della Grancia per discutere di un possibile recupero della Torre, alla presenza tra gli altri del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. Dalla tavola rotonda emersero diversi spunti raccolti da Giacomo Massoni in un libro (clicca qui per leggere la versione digitale), l’argomento finì anche nella prima campagna elettorale del sindaco di Montalcino Silvio Franceschelli, ma il dibattito non ha più avuto seguito. Con la scomparsa di Augusto Pòllari Maglietta, erede della famiglia Mannucci Benincasa e grande sostenitore della ricostruzione della torre, sembra scemata anche l’ultima possibilità. Eppure, sostengono alcuni esperti, ricreare quella torre così particolare e iconica, di cui ormai sono in pochissimi i testimoni viventi, non richiederebbe nemmeno un impegno economico così elevato.