Manca la manodopera in agricoltura, sono a rischio campagne di raccolta come pomodoro e ortofrutta e al tempo stesso aumentano le pratiche irregolari. È l’allarme lanciato dalla Cia Agricoltori Italiani della Toscana, in occasione del convegno a Firenze dal titolo “Lavoro e agricoltura in Toscana: scenari, prospettive, proposte”, realizzato con il cofinanziamento FEASR del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Regione Toscana.
“Sono necessari flussi fatti con maggiore anticipo, almeno semestrale - sottolinea il presidente Valentino Berni - le aziende devono essere sicure dei lavoratori che hanno a disposizione per pianificare la stagione e le lavorazioni. E togliere alle aziende agricole gli adempimenti di controllo e ridarli agli organi preposti, inoltre (ad esempio attraverso centri per l’impiego e non solo) va messo in contatto lavoratore e azienda agricola”.
All’agricoltura toscana, dove mancano migliaia di lavoratori stagionali, servono manodopera, ma anche formazione e innovazione. Lo ha ricordato il direttore Cia Toscana Giordano Pascucci, che ha moderato l’incontro: “Dal decreto flussi, sono arrivati zero lavoratori sulla costa toscana, dove c’è la maggiore richiesta di manodopera agricola”.
“Il lavoro in agricoltura è un fattore strutturale molto penalizzante - ha evidenziato il presidente Berni -. Spesso le nostre aziende sono in difficoltà per organizzare le campagne di lavoro di raccolta, proprio perché non hanno opportunità di manodopera e di gestione di tante produzioni. Dobbiamo trovare un percorso virtuoso che rimetta in circolo lavoratori, che siano qualificati e che diano un’opportunità di sviluppo sostenibile alle aziende, senza incappare in situazione sgradevoli o dover scegliere di abbandonare tipi di colture proprio perché la manodopera è insufficiente”.
E sulla gestione della manodopera, viene evidenziato come anche in Toscana sia cresciuto il caporalato, e l’aumento di ditte che utilizzano lavoratori extracomunitari per servizi l’agricoltura. “Alle aziende agricole - ha aggiunto Berni - oggi viene chiesto anche il compito di controllo su quello che viene fatto da quelle ditte, non sul lavoro che forniscono, ma dal punto di vista burocratico e della sicurezza che il lavoratore sia in regola con tutte le norme. Sicuramente le aziende agricole non possono essere preposte a fare quel tipo di controllo, ci devono essere gli organi deputati a fare quel tipo di controllo, che devono operare al posto delle aziende agricole che devono essere tutelate e aiutate nel produrre e non caricate di burocrazia o di adempimenti che creano solo difficoltà”.
“Il mercato del lavoro continua a crescere - ha detto Nicola Sciclone, direttore Irpet -, abbiamo recuperato il lavoro che avevamo perso durante la pandemia nel 2020 e siamo in termini numerici ad un numero maggiore rispetto al 2019. In termini di tendenze osserviamo una riduzione di peso del lavoro autonomo rispetto al lavoro dipendente e riduzione dell’intensità in termini di giornate. Quindi più lavoratori ma meno volume di ore complessive lavorate, composizione del lavoro che si è spostata verso classi più avanzate: questo riguarda anche l’agricoltura che vive in modo accentuato i problemi legati alla manodopera e al ricambio generazionale. Osserviamo quindi un disaccoppiamento fra domanda e offerta di lavoro, già visibile in termini quantitativi in alcune realtà come l’agricoltura e domani lo sarà ancora di più, visto che stiamo assistendo ad un forte calo della popolazione attiva, con una contrazione della popolazione in età lavorativa”.
Simone Cappelli, responsabile settore Lavoro Regione Toscana, ha ricordato il comportamento da tenere, e che “gli organi di vigilanza che devono sanzionare chi non opera in maniera trasparente”. “Chiave di volta è la formazione, se ne sta facendo molta anche in campo agricolo”. Inoltre, il “tema sfruttamento è presente in questa legislatura”, ha ricordato.
Danilo De Lellis, responsabile ufficio lavoro e relazioni sindacali Cia, ha parlato delle specificità del settore agricolo, le tutele e la qualità del lavoro, e delle proposte della Cia. “Ritardi del decreto flussi, che se avvenisse in tempi celeri, potrebbe supplire ad una carenza di manodopera ma non risolvere il problema. Bisogna calendarizzare i flussi migratori in base ai fabbisogni e alle colture: un aspetto che il ministero ha accolto positivamente fra le proposte Cia”. E poi il reperimento manodopera: “va reso più attrattivo il settore per i giovani, passa l’immagine che non è remunerativo”.
“L’agricoltura è un settore fondamentale per crescita e sviluppo della Toscana - ha detto l’assessore regionale al lavoro e formazione, Alessandra Nardini - tanti bandi attivi in questi mesi e risorse significative. Stiamo lavorando ad un rapporto sempre più stretto con le organizzazioni sindacali e associazioni datoriali per interventi che siano davvero aderenti ai bisogni dei singoli territori e settori. Per noi il luogo deputato alla concertazione è la Commissione regionale permanente tripartita. Lavoriamo ad una Formazione specifica per creare competenze: bisogna favorire un’occupazione, legale, di qualità e giustamente retribuita. Inoltre, è importante il contrasto allo sfruttamento lavorativo, che non riguarda solo l’agricoltura”.
Fra gli interventi della tavola rotonda, quello di Gessica Beneforti, della segreteria confederale Cgil Toscana, che ha evidenziato l’importanza della regolarità del lavoro e l’attività del sindacato.