Dall’imminente cantiere del Pnrr ai posti per il fine vita che arriveranno dopo il passaggio a Casa della Comunità, dalle soluzioni per il parcheggio - ad esempio una navetta che parti dallo Spuntone - a quelle per la mancanza del personale. E poi il progetto di cardiologia territoriale, l’importanza della prevenzione e dell’ascoltare la popolazione (e in questo senso si spiegano gli incontri di maggio a Montalcino e Torrenieri) ma anche la consapevolezza che per accorciare le lunghe liste d’attesa serva una maggiore appropriatezza nelle prescrizioni. A MontalcinoNews il dottor Davide Ricci fa il punto della situazione sul presidio polifunzionale di Montalcino, di cui è responsabile dal luglio 2022. Partendo dai lavori per rifare tetto e facciate della struttura, che dovrebbero partire a fine maggio, in leggero ritardo rispetto alle previsioni ma comunque in tempo per rispettare le rigide scadenze europee. “Stiamo riorganizzando le degenze dell’ultimo piano, spostando i ricoverati da una parte per consentire di lavorare dall’altra. Il tutto ottimizzando le risorse e recando meno danno possibile. Una volta finiti i lavori, potremo aprire dei letti di hospice. Il fine vita è un’altra cosa importante, ci teniamo molto. Avremo quattro letti che si collegheranno con l’assistenza domiciliare del fine vita. Una prospettiva che arricchirà il presidio polifunzionale territoriale”.
Il cantiere del Pnrr toglierà ulteriori posti auto, circa una decina, aggravando un disagio che è già ben presente tra i dipendenti e gli utenti del presidio. “È impensabile uno sviluppo a Casa della Comunità con un bacino d’utenza più grande di quello attuale, senza implementare i parcheggi disponibili - sottolinea il medico cardiologo - so che l’amministrazione comunale, nel piano strutturale, ha previsto una soluzione a questo problema, speriamo che possa attuarla abbastanza rapidamente. Si sta valutando l’ipotesi di una navetta che da parcheggi come lo Spuntone possa garantire un servizio di trasporto per il personale e gli utenti. Stiamo valutando se a chiamata o ad orari fissi. Sarà un problema che dobbiamo risolvere nel modo migliore”.
Tra le criticità del presidio, e di tante altre realtà d’Italia in verità, c’è la mancanza del personale. Un ricambio che fatica ad esserci sia per i medici di famiglia che per gli specialisti. “Purtroppo dovremmo farci i conti ancora diversi anni - commenta Ricci - per quanto riguarda il radiologo ne stiamo parlando, cercheremo di fare del nostro meglio grazie anche alla telemedicina. Una radiografia se la fa un tecnico può essere refertata a distanza, un’ecografia no perché la deve fare il medico. Stiamo cercando di tamponare i problemi che si presentano”.
Davide Ricci sottolinea gli ottimi risultati della raccolta sangue e i buoni segnali arrivati dal progetto di cardiologia territoriale, con l’equipe composta da medico specialista, medico di base e infermiere che visitano il pazienze nel proprio domicilio. Equipe che sarà presente nei due incontri aperti alla cittadinanza, il 9 maggio a Montalcino e il 16 maggio a Torrenieri, nei giorni della Festa del Treno, per spiegare le attività, educare alla prevenzione e ascoltare eventuali proposte. “Siamo entrati nell’ottica di pensare, di costruire, di lavorare in funzione di quello che serve alle persone. Diamo molta importanza ai momenti di ascolto, perché dobbiamo intercettare i bisogni, far sentire alle persone che ci teniamo a far garantire un servizio e dare importanza alla prevenzione e alla cronicità. Se uno ha un’ischemia acuta, è un momento della malattia, ma c’è un prima e un dopo. Si può prevenire, rallentare o evitare. E in questo il territorio è fondamentale”.
“Un’altra cosa importante, ne parlavo con l’assessore regionale alla salute Simone Bezzini, è l’appropriatezza prescrittiva”, conclude il responsabile del Presidio. “La lunghezza delle liste d’attesa deriva spesso anche dalla mancanza di questa appropriatezza. Noi medici dobbiamo lavorare molto su questo. Parlo anche degli specialisti, non soltanto dei medici di medicina generale. Tanti esami vengono chiesti in funzione di una medicina difensiva. L’Asl e la Regione dovrebbero insistere nell’educare i professionisti sanitari, l’appropriatezza prescrittiva darebbe una parziale soluzione. L’assessore Bezzini è d’accordo, spero ci sarà un investimento in questo senso”.
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