Camini, stufe e caldaie devono essere accatastati entro marzo 2024. L’obbligo, esteso a tutta la Toscana, arriva dalla Regione, che partendo dal presupposto che tra i principali fattori inquinanti delle città ci sono gli impianti a biomassa (un camino aperto inquina quanto 4.200 caldaie), vuole sapere quanti camini e stufe sono presenti sul territorio per mettere in relazione la diffusione di questi impianti e i fenomeni di inquinamento da polveri sottili, al fine di migliorare le politiche per il contrasto dell’inquinamento atmosferico.
Chi ha quindi in casa camini, stufe e caldaie a legna, pellet o cippato (esclusi invece dalla registrazione impianti chiusi, dismessi o non in funzione e le cucine economiche, dedicate cioè alla cottura dei cibi e non collegate all’impianto di riscaldamento) deve accatastarli in modo semplificato se la potenza utile nominale è inferiore ai 10 kW e se ha installato l’impianto prima del 15 marzo 2023. Dovrà collegarsi con credenziali Spid qui e il sistema collegherà direttamente il generatore a biomassa sotto il codice-impianto già corrispondete all’unità immobiliare. Chi ha difficoltà nelle procedure informatiche di registrazione può chiamare il numero 800 15 18 22 dedicato, a cui è possibile chiedere informazioni. Se invece l’impianto è stato installato successivamente, dovrà procedere il manutentore/installatore, che accederà ad una diversa procedura direttamente dal portale Siert dove è registrato come professionista.
Cosa si rischia in caso di mancato accatastamento? Non essendoci per ora nessun intento restrittivo, in caso che il controllo di un ispettore dell’Agenzia Regionale Recupero Risorse riscontri il mancato accatastamento, il cittadino avrà 30 giorni di tempo per mettersi in regola ed evitare la multa. La misura sarebbe già entrata in vigore, ma la Regione, a seguito di preoccupazioni emerse da enti e cittadini, ha concesso ulteriore tempo fino al 30 marzo 2024.