Presentata a Roma “L’Italia del tartufo. Città, paesi e territori - La Guida 2023-2024″, guida a cura di Gianluca Carrabs per la collana “Le Tartarughine” targata Typimedia Editor. Un volume che parla di un prodotto straordinario e dei suoi 138 centri più importanti compreso ovviamente San Giovanni d’Asso. All’incontro, che si è svolto nella Sala Assemblea dell’Aci in via Marsala, hanno partecipato, insieme al curatore Gianluca Carrabs, esperto di economia delle risorse alimentari e dell’ambiente, il vice presidente del Consiglio Regionale del Lazio Giuseppe Emanuele Cangemi, il presidente dell’ACI Angelo Sticchi Damiani, il presidente dell’Associazione Nazionale Città del Tartufo (che ha sede a San Giovanni d’Asso) Michele Boscagli e l’editore di Typimedia Luigi Carletti.
“Il tartufo è “Cultura” in tutti i sensi - commenta il presidente dell’Associazione Nazionale Città del Tartufo Michele Boscagli - è cultura legata alla tradizione della Cerca e Cavatura, elemento riconosciuto dall’Unesco come patrimonio immateriale nel 2021, è cultura gastronomica ed è anche cultura turistica perché consente ai nostri territori di farsi scoprire e conoscere nel mondo. La realizzazione di questo progetto editoriale rappresenta per noi un importante riconoscimento. L’ultimo libro sulle città del tartufo è riconducibile a 25 anni fa. Oggi noi contiamo oltre 70 soci, tra cui regioni, comuni, centro studi. Abbiamo provato a fare rete per far conoscere il tartufo nel mondo. Ecco, questa guida è uno strumento per contribuire a farlo. Il tartufo tutti lo conoscono sulla tavola ma non sanno quello che c’è a monte. Molti dei luoghi che raccontiamo nella guida non saranno più luoghi marginali grazie al tartufo. Vi invito a visitare i nostri piccoli borghi”.
“Nata per raccontare la straordinaria varietà dell’Italia del tartufo - commenta il curatore Gianluca Carrabs - questa guida, unica nel suo genere, ci parla di un prodotto che non è appannaggio esclusivo di alcune località. Un fungo ipogeo, simbionte, stagionale, presente tutto l’anno, in tutta Italia, nelle sue nove varietà edibili. Alcune delle realtà che raccontiamo lo valorizzano da cento anni, altre solo ora ne hanno colto il valore, ma è indiscutibile che si tratti di un’eccellenza che crea un’economia sostenibile reale nelle nostre aree interne”.