Vendemmia, in Toscana calo del 20%. “E mancano 5.000 addetti”

“La Vendemmiavendemmia in Toscana è in calo tra il 10 e il 20% per gli attacchi della peronospora, più evidenti nel fondovalle rispetto alle zone collinari ed alla fascia litoranea. La qualità dei vini resta elevata sebbene occorrerà aspettare la fine del mese di settembre per un quadro definitivo ed anche se i viticoltori sono in sofferenza per il costo dei trattamenti e delle materie prime. Oltre a questo, mancano almeno 5.000 addetti rispetto a due anni fa”. A dirlo è Francesco Colpizzi, presidente Federazione Vino Confagricoltura Toscana, che tratteggia un quadro quantomeno problematico. “La vendemmia - ricorda - è iniziata da una decina di giorni con le varietà più precoci, mentre adesso stanno cominciando con il Merlot, partendo dalle zone più costiere e risalendo verso l’interno. Le piogge ripetute dei mesi primaverili hanno favorito il proliferare del fungo che attacca le foglie della vite e i grappoli. è un danno quantitativo, non qualitativo, ma il costo dei trattamenti incide moltissimo sui bilanci”.

Come se non fosse sufficiente, accanto al calo della produzione e all’aumento di spesa si aggiunge un’altra emergenza, quella della manodopera qualificata che preferisce andare a fare la vendemmia altrove. “In Paesi come Croazia, Svizzera, Ungheria o Germania - specifica Colpizzi - esistono politiche fiscali per i redditi di fascia bassa molto più vantaggiose. A parità di offerta, dunque, preferiscono andare là: è un fenomeno iniziato l’anno scorso e che adesso si manifesta in tutta la sua preoccupante attualità. Il fatto è reso ancora più grave dalla circostanza che non si tratta di stagionali, ma di lavoratori che si occupano dei vigneti tutto l’anno. Oltre alla fuga dei cervelli, adesso assistiamo a quella della manodopera più competente”.

Anche il sistema dei flussi che consente di ingaggiare nuovi operatori, spiega Colpizzi, è macchinoso. “Nella maggior parte dei casi possono iniziare a lavorare nei vigneti soltanto dopo 3-4 mesi dal momento in cui li individuiamo, saltando di fatto un’intera stagione”. Da ultimo, ma non meno ricorrente, c’è il problema degli ungulati. “Fare una media è difficile, in alcuni vigneti distruggono tutto, in altri il danno è contenuto. Sono comunque una questione che aggrava un quadro già complesso”. A fronte di questo, sostiene Colpizzi, si rendono necessarie politiche fiscali adeguate. “Dobbiamo uscire dalla spirale dei tassi di interesse costantemente al rialzo e servono misure che incentivino la manodopera a restare qua. Altrimenti si configura un danno diffuso per le imprese, le famiglie e lo Stato”.

A Montalcino il Consorzio del Brunello aveva descritto, a inizio agosto, una situazione meno complessa, con un calo di quantità di uva abbastanza contenuto (-5%). “La Peronospora non rappresenta più un problema”, spiegò il presidente Fabrizio Bindocci. “Siamo al momento dell’invaiatura ormai, e le temperature alte, insieme al Maestrale, hanno sconfitto anche quella presente sulle foglie. Qualche strascico c’è - ancora difficile da quantificare - ma non si parla di danni gravi, probabilmente intorno ad un 5%, ma su un’annata molto bella e produttiva. Le tempistiche e la gestione della chioma, per combattere la Peronospora, sono fondamentali, ma il futuro passa per le varietà resistenti alle fitopatie, cui si sta lavorando da tempo. Un’annata così, in termini di piovosità, è comunque eccezionale, anche a memoria d’uomo. Anche la grandine - concluse Bindocci - ha avuto un impatto assolutamente marginale, colpendo qualche germoglio nei pochi ettari vitati interessati”.

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