Nel racconto dei grandi territori del vino, gli appassionati e gli esperti di tutto il mondo mostrano la necessità costante di avere informazioni sempre più approfondite e specifiche, che definiscano le unicità e le differenze, non solo e non tanto tra le diverse aziende, quanto tra i diversi areali e i vini che qui vengono prodotti. Un’esigenza cui hanno risposto per primi Barolo e Barbaresco, con le Mga, o Menzioni Geografiche Aggiuntive, e più di recente anche il Chianti Classico ha intrapreso una strada simile, arrivando a definire areali un po’ più grandi, denominati Uga, o Unità Geografiche Aggiuntive.
Il tema, ciclicamente, torna ad affacciarsi anche tra le colline di Montalcino, dove, però, la zonazione pare non scaldare granché. Eppure, come ricorda Monica Larner, la firma italiana di “Robert Parker Wine Advocate”, nell’ultimo numero del magazine uscito in questi giorni - che al Brunello di Montalcino ha dedicato un lungo report, oltre ai rating dei vini dell’annata 2018, con le etichette di Giodo, Il Marroneto al top, a 97 punti (il focus sui punteggi top in fondo all’articolo), “molti di noi della stampa sostengono che un tale sistema (la creazione di sottozone, ndr) è il modo migliore per identificare un territorio vitivinicolo poliedrico, in maniera approfondita e dettagliata. Montalcino ha invece optato per una risposta più rapida e immediata alla sfida. Piuttosto che abbracciare un progetto di mappatura a livello di denominazione, che richiederebbe anni di studio e ricerca per essere completato, si è deciso di adottare la “Vigna”, o vigneto, da presentare in etichetta”.
“Ogni tenuta - scrive ancora Monica Larner - valorizza il territorio creando e investendo nelle proprie parcelle migliori, identificate come “Vigna”. Un vigneto destinato a questo scopo, o prende il nome da un sito geografico (toponimo), o decide di optare per un nome di fantasia, scelto dal produttore: per esempio, Giacomo Neri ha registrato una delle sue ultime acquisizioni di vigneti come “Giovanni Neri”, prendendo in prestito il nome del suo defunto padre. Man mano che il sistema “Vigna” cresce, i consumatori dovrebbero essere in grado di identificare le caratteristiche singolari di ciascun sito, ed effettuare di conseguenza scelte di acquisto in base alle proprie preferenze personali”, continua la firma italiana di “Robert Parker Wine Advocate”.
“Ad ogni modo, il sistema Vigna sta muovendo i suoi primi passi, e ha bisogno di tempo per essere completamente valorizzato e integrato meglio in un modello più ampio in tutta la denominazione. La mia preoccupazione immediata - conclude Monica Larner - è che “Vigna” sia anche una conveniente scelta commerciale. Non posso fare a meno di notare che i vini “Brunello Vigna” sono molto più costosi dei Brunello non designati dal vigneto, ma non sono così convinta che i “Vigna” meritino sempre un prezzo più alto”.
Focus: Brunello di Montalcino 2018, i punteggi top di Monica Larner
97
Giodo Brunello di Montalcino 2018
Il Marroneto Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2018
96+
Le Ragnaie Brunello di Montalcino Ragnaie V. V. 2018
Poggio di Sotto Brunello di Montalcino 96+
96
Casanova di Neri Brunello di Montalcino Giovanni Neri 2018
Ciacci Piccolomini d’Aragona Brunello di Montalcino Pianrosso 2018
Le Ragnaie Brunello di Montalcino Passo del Lume Spento 2018
Poggio Landi Brunello di Montalcino Chiuso del Lupo 2018
95+
Castello Romitorio Brunello di Montalcino Filo di Seta 2018
Gianni Brunelli Le Chiuse di Sotto Brunello di Montalcino 2018
Pieve Santa Restituta Brunello di Montalcino Sugarille 2018
Salicutti Brunello di Montalcino Piaggione 2018
Salvioni Brunello di Montalcino La Cerbaiola 2018
95
Canalicchio di Sopra Brunello di Montalcino Vigna Montosoli 2018
Casanova di Neri Brunello di Montalcino Tenuta Nuova 2018
Fuligni Brunello di Montalcino 2018
Il Marroneto Brunello di Montalcino 2018
Le Ragnaie Brunello di Montalcino Casanovina Montosoli 2018
Loacker Brunello di Montalcino Corte Pavone Campo Marzio 2018
Mastrojanni Brunello di Montalcino Vigna Loreto 2018