Oltre 4.400 espositori da tutta Italia e da più di trenta nazioni, più di 1.000 top buyer (+43% sul 2022) da 68 Paesi selezionati, invitati e ospitati da Veronafiere in collaborazione con Ice Agenzia. Sono i numeri, svelati ieri durante la presentazione a Roma, dell’edizione n. 55 di Vinitaly, che torna a Verona dal 2 al 5 aprile, e che si aprirà nel segno dell’arte e della cultura, con la prima volta a Veronafiere di due dipinti dal valore inestimabile, il “Bacco” del Caravaggio e il “Bacco Bambino” di Guido Reni, in prestito dagli Uffizi, che saranno nello spazio del Ministero dell’Agricoltura, protetti da teche di vetro infrangibile e costantemente sorvegliati da due Carabinieri, col costo dell’operazione coperto interamente da Generali Assicurazioni. “Due capolavori che renderanno ancora più evidente come il vino sia anche espressione della nostra cultura e della nostra storia – ha spiegato il sindaco di Montalcino Silvio Franceschelli, che non ha voluto mancare alla presentazione a Roma di Vinitaly – una strada che a Montalcino, e direi in tutta la Toscana con i suoi Consorzi, abbiamo intrapreso da tempo portando grazie al Consorzio del Brunello il mondo del vino e del Benvenuto Brunello, in un connubio tra enologia, identità e arte, nel Complesso museale di Sant’Agostino dove hanno sede il Museo Civico, il Museo Diocesano d’Arte Sacra e il Tempio del Brunello, percorso immersivo ed emozionale alla scoperta del nostro vino”.
“Lo storytelling è quello che dà il valore aggiunto al prodotto: saper raccontare un prodotto con la sua storia familiare, il territorio, la cultura, l’arte ne fa crescere il valore – prosegue il primo cittadino – sempre secondo gli organizzatori e il ministro la cosa più bella è “il coinvolgimento delle scuole agrarie ed alberghiere, in maniera attiva”; un modello, anche questo, che abbiamo sperimentato da oramai da tempo e che vede nella presenza sul territorio dell’Istituto tecnico agrario Ricasoli, una scelta fatta ormai sei anni fa, una scommessa vinta nella direzione della formazione dei giovani, della loro professionalizzazione, del supporto alle aziende e delle produzioni”.
“Oggi, nel momento in cui il sistema italiano del vino compie scelte in questa direzione, da una parte abbiamo la consapevolezza che la strada intrapresa è quella giusta, dall’altra, non dobbiamo regredire nel pensare che per valorizzare un prodotto servano le fiere del secolo scorso con “un anonimo spazio grande ed un banchetto – continua Franceschelli – dobbiamo partire dal presupposto che il valore del territorio e della denominazione - per il connubio di valori produttivi, storici, culturali, paesaggistici, della biodiversità produttiva e quant’ altro - è la nostra forza e vale molto di più del singolo marchio. Ciò detto non siamo ad un punto di arrivo ma di partenza e dobbiamo saper cogliere le nuove sfide che abbiamo di fronte: quelle di aprirci sempre di più al territorio, non concentrandosi sul singolo luogo ma prendendo in considerazione i borghi, le aziende, il sistema del commercio, i luoghi della cultura, i monumenti, per far comprendere che a Montalcino esistono e convivono qualità, lavoro, imprenditorialità, sostenibilità, paesaggio, identità e cultura. Riflessioni che avevo anticipato in un’intervista alla Montalcinonews”.
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