“Si tratta di un pericoloso precedente generato da un silenzio-assenso della Commissione europea. Il rischio principale è che questa strada possa essere imboccata da altri Paesi dell’Unione, in particolare quelli del Nord, e addirittura in ambito comunitario”. Così Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Brunello, commenta la decisione dell’Ue che ha autorizzato l’Irlanda ad adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze allarmistiche (da noi utilizzate per i tabacchi), nonostante i pareri contrari di nove Stati, tra cui Italia, Francia e Spagna. In pericolo, secondo Coldiretti su dati Istat, ci sono oltre 4 milioni di esportazioni di sole bevande toscane, un quarto del totale dell’export che vola ogni anno verso l’Irlanda.
“L’etichetta con avvertenze sanitarie non è la soluzione al problema dell’alcolismo che dovrebbe essere affrontato sul piano culturale e del bere responsabile. In Italia il vino è cultura e la quasi totalità dei consumatori ha un approccio moderato”, spiega Bindocci a La Nazione. “Ciò che verrebbe scritto negli alert – aggiunge il senatore e sindaco di Montalcino Silvio Franceschelli – oltre a non corrispondere a verità in quanto tutti i prodotti della dieta mediterranea, se consumati nelle giuste quantità, non hanno effetti negativi sulla salute, dimostra un metodo e approccio negativo per volere affermare determinati principi e valutazioni, che hanno scopi legati a logiche di mercato. I rischi per l’export esistono sempre quando si gioca su tavoli internazionali, sulla legislazione comunitaria ci sono battaglie da anni a riguardo. Questa modalità è scorretta nei contenuti e nelle finalità, noi siamo fortemente contrari. Vedremo quanto inciderà sul mercato. Ciò che mi preoccupa è un sistema sempre più aggressivo nei confronti del made in Italy, con politiche di barriera mirate a contrastare prodotti presenti sul mercato e di qualità migliore”.
“Siamo molto preoccupati dal silenzio assenso della Commissione Ue e profondamente contrari alla normativa dell’Irlanda, che dà il via libera alle etichette del vino allarmistiche per la salute (health warning) andando così a colpire in modo diretto l’export delle produzioni enologiche in quel Paese, ma di fatto aprendo allo stesso principio in tutta Europa, lasciando libertà di decisione agli Stati membri. Si tratta di un precedente pericoloso per il mercato unico e che va a creare disinformazione ed allarmismo fra i consumatori, non tenendo conto delle differenze fra consumo consapevole e abuso di alcol”. A sottolinearlo è Angelo Radica, presidente delle Città del Vino, commentando l’assenza di risposte della Commissione sull’adozione della legge per gli “health warning” in etichetta (su vino, birra e liquori), da parte del governo irlandese. La normativa era stata notificata a giugno 2022 a Bruxelles, ma a fine dicembre è terminato il periodo di moratoria senza alcun intervento.
“Come Città del Vino, all’interno del Patto di Spello, - aggiunge Radica – ci stiamo battendo su tutti i fronti per scongiurare questa semplificazione superficiale perché etichette in bottiglia mettono in stretta relazione il consumo di alcol a malattie del fegato (o tumori) sono fuorvianti verso il consumatore e demonizzano un prodotto come il vino al centro della Dieta Mediterranea. Chiediamo un intervento deciso e tempestivo da parte del Governo italiano nei confronti delle istituzioni europee, è necessario bloccare questa norma e fare chiarezza una volta per tutte per tutelare un comparto che rappresenta il Made in Italy nel mondo. Auspichiamo inoltre, che il Governo, investa risorse ed attenzioni su attività di educazione per far comprendere cosa sia il consumo consapevole di vino e cosa sia l’abuso indiscriminato di alcol, iniziando dalle scuole”.