Un progetto europeo importante per il mondo agricolo e che ha coinvolto anche Montalcino come “modello virtuoso”. Si chiama “AG-WaMED” è coordinato dall’Università di Firenze ed è dedicato all’uso delle acque non convenzionali e degli invasi collinari in area mediterranea. Il progetto, spiega l’ateneo, riunisce otto istituzioni accademiche dell’area mediterranea. Oltre a Firenze ci sono Universidad Politécnica de Madrid (Spagna), Institut des Régions Arides (Tunisia), Alexandria University (Egitto), Hellenic Agricultural Organization (Grecia), Université Larbi Tebessi de Tébessa (Algeria), Vrije Universiteit di Amsterdam (Olanda), Politecnico di Milano. L’obiettivo? Promuovere una governance innovativa e resiliente della risorsa idrica. Le attività scientifiche interesseranno la modellizzazione idrologica di aree critiche nel bacino del Mediterraneo e la simulazione dell’utilizzo di tecnologie per la gestione delle acque non convenzionali. I risultati saranno al centro dei “Living Labs”, laboratori territoriali di confronto. Quello italiano è proprio in Val d’Orcia dove a dicembre si è tenuto il primo meeting internazionale di progetto con visite alle aziende Banfi e Tenuta il Poggione, due realtà produttive di prestigio oltre che efficaci e lungimiranti nella gestione dell’acqua grazie anche ai “laghetti collinari”.
La ricerca sul territorio viene ritenuta fondamentale nel progetto per affrontare le sfide legate alla gestione sostenibile della risorsa idrica in ambito agricolo e per usi multipli. L’Ateneo, si legge in Unifi Magazine, nell’ambito del programma PRIMA ha ricevuto un finanziamento di oltre un milione di euro per il progetto “AG-WaMED” di cui è coordinatore. “La Val d’Orcia - ha spiegato Elena Bresci, coordinatrice del progetto e del Water Harvesting Lab di Unifi - è una zona di produzione di eccellenza che negli ultimi anni è stata investita da diversi eventi siccitosi legati al cambiamento climatico. I piccoli invasi collinari, opere di water harvesting fondamentali per l’irrigazione delle coltivazioni in situazioni di emergenza, hanno rappresentato per molto tempo una risorsa per il territorio. In queste condizioni, tuttavia, sono necessarie strategie basate su ricerca scientifica e innovazione per migliorarne la gestione, adattandola ai nuovi scenari e ai cambiamenti climatici in atto”.