Quasi 50.000 visitatori in un anno. Sono i numeri di tre dei gioielli del territorio di Montalcino, la Fortezza, il Museo Civico e Diocesano e il Museo del Tartufo a San Giovanni d’Asso, che nel 2021 hanno registrato numeri incredibili, se paragonati a quelli del 2020, condizionati pesantemente dalla pandemia. Lo rivela il Rapporto Musei annuale della Regione Toscana.
A spingere i flussi di presenza è la Fortezza, tra i simboli della città, testimone di secoli di storia e cultura sin dall’inizio della sua costruzione (1361) e recentemente restaurata. Lo scorso anno ha accolto 40.000 visitatori, registrando una crescita del 122,2% sul 2020, quando gli ingressi furono 18.000. 10.026 gli accessi nel 2019, 10.759 nel 2018, 43.269 nel 2017 e 34.726 nel 2016.
Bel segnale di ripresa anche per il Museo Civico e Diocesano, che piazza un +33% passando da 6.058 a 8.058 visitatori, avvicinandosi alla media del periodo pre-Covid (741 nel 2019, 8.440 nel 2018 quando conobbe alcuni mesi di chiusura, 11.680 nel 2017, 11.660 nel 2016). Un balzo in avanti lo fa anche il Museo del Tartufo di San Giovanni d’Asso, che passa da 8 (già, otto!) a 1.103 visitatori riallineandosi ai numeri passati (903 nel 2019, 1.534 nel 2018).
Nel complesso il Rapporto Musei mette in evidenza un sistema culturale e museale toscano in ottima salute, con un passaggio dal -73% di visite nel 2020 al +38% del 2022. Una performance che pone la Toscana al di sopra della media nazionale. Un risultato che non deve sorprendere, considerando la storica attrattiva culturale della regione (dove è presente un museo ogni 4.677 abitanti), ma che può quanto meno far guardare al presente sotto una luce diversa e incentivare nuovi investimenti per il futuro.
“Un Rapporto all’insegna della ripresa e della resilienza che suggerisce un recupero e una vitalità estremamente promettenti”, commenta Eugenio Giani, presidente della giunta regionale e assessore alla cultura. Restano ancora alcuni segnali di difficoltà, ad esempio il proseguimento del pur lieve calo del numero dei musei aperti al pubblico, ma nel complesso i segni positivi fanno ben sperare. “Anche se la cultura ha pagato più di altri settori la crisi – prosegue Giani – resta confermato il suo ruolo economico centrale: la filiera culturale italiana ha una capacità moltiplicativa pari a 1,8 (per 1 euro prodotto se ne generano 1,8 nel resto dell’economia), che sale a 2,0 per il patrimonio storico-artistico e a 2,2 per le industrie creative. Il rapporto della fondazione Symbola rivela infatti che la trasformazione sociale e culturale in un contesto post-pandemico è trainata dal segmento dell’interattivo. Dunque il settore culturale è tra i più strategici per facilitare la ripresa economica e sociale italiana”.
È di interesse la constatazione che il pubblico, nel 2022, ha privilegiato più di quanto fosse tradizionale i musei d’arte, a formare un 73,9% dei visitatori diversamente dal 2021, quando in tale categoria di musei i visitatori erano stati solo il 67,9% del totale; la tendenza opposta si registra per i musei del comparto archeologico, dove si è recato il 5,5% dei visitatori del 2022 rispetto al 9% del 2021; appaiono sostanzialmente stabili i musei di storia (6,6% nel 2022 rispetto al 6,8% del 2021), di storia e scienze naturali (4,7% rispetto al 4,5% del 2021) e di arte contemporanea (1%).