Un sindaco del fare, un uomo con una visione chiara e lungimirante che è riuscito con le idee a portare il territorio ad un livello inedito e superiore, gettando le basi, insieme ai produttori di quel tesoro eccezionale chiamato Brunello di Montalcino, per una economia che è diventata un modello di riferimento. C’è stato un “prima” e un “dopo” a Montalcino e la svolta porta un nome e un cognome: Mario Bindi. Ed oggi Montalcino piange una figura enorme, uno degli artefici di qualcosa di unico che ha portato un territorio, all’epoca tra i più poveri della zona, a credere nelle sue potenzialità, facendo squadra e puntando principalmente su quello che madre natura gli aveva dato. Ma, allo stesso tempo, il merito di Mario Bindi è stato anche quello di affacciarsi al mondo esterno con uno spirito moderno e nuovo, senza timori reverenziali, convinto che quella fosse la strada giusta da percorrere. Il tempo ha detto che Bindi aveva ragione, il “grazie” che Montalcino gli rivolge è collettivo e univoco.
Tanti i ricordi di quel decennio memorabile (1980-1990) da sindaco del Pci da parte di chi lo ha conosciuto e gli è stato vicino. Ad iniziare da Maurizio Buffi che è stato assessore all’urbanistica e ai lavori pubblici nel primo mandato da primo cittadino di Mario Bindi e vicesindaco nel secondo. “Il primo ricordo che mi viene in mente? La crescita esponenziale di Montalcino e la valorizzazione del Brunello. Un ruolo che adesso viene svolto dal Consorzio ma che all’inizio fu portato avanti dal Comune. Ci credevamo molto, ricordo che mettemmo a disposizione i luoghi più belli al Consorzio come la sede del Palazzo Comunale Storico. Con Bindi - sottolinea Buffi - ci fu una spinta fondamentale perché da quel momento è stata decisa la strada da prendere per l’economia del territorio. Vero, Raffaelli con la sua mente vulcanica fu l’inventore, lui intuì le potenzialità del Brunello che non a caso chiamava il “petrolio di Montalcino” ma il passo decisivo fu opera di quell’Amministrazione Comunale che portò avanti quella intuizione. In quel periodo arrivò Banfi che creò una energia formidabile trainando i piccoli produttori. Mario Bindi era una persona molto calma, riflessiva ma con una grande determinazione. In quel periodo Montalcino ebbe una grande estensione abitativa e riuscimmo in opere legate al recupero del centro storico. C’era tanta voglia di fare bene e Bindi è stato un grande sindaco”.
Dieci anni che hanno lasciato il segno e vissuti da protagonista anche da Urbano Padelletti, segretario del Pci e poi Capogruppo in Comune. All’epoca era un giovane con tante idee ed entusiasmo e in Mario Bindi trovò una figura preziosa. “Mario aveva una esperienza diversa dalla mia, i confronti erano importanti, ci ha insegnato davvero tante cose, in primis l’onestà e il confronto con le persone. Fu lui a muoverci verso le istituzioni, ricordo quel periodo con le indimenticabili Feste dell’Unità. Ci si credeva tanto, più di adesso. Mario Bindi è stato fondamentale nella valorizzazione dell’immagine di Montalcino e dei suoi vini, fu un trascinatore. La storia, forse, non è stata così generosa come doveva essere con lui, ma le persone semplici ed umili non si sono dimenticate quello che ha fatto e quello che era. Ho mandato un telegramma questa mattina, l’ho chiamato amico ed insegnante”.