Le piogge toccasana di agosto, la grande resilienza del Sangiovese, una raccolta che nonostante i tempi anomali soddisfa i produttori. A Montalcino la vendemmia sta per concludersi, tra chi ha già portato tutta l’uva in cantina e chi si appresta a cogliere gli ultimi grappoli di quella che è considerata l’annata più anticipata di sempre. A Tenuta Greppo, dove è nato il Brunello, la vendemmia è iniziata il 31 agosto, cosa mai successa nella storia. Stessa cosa da Conti Costanti, dove mai prima d’ora si era partiti a raccogliere il 12 settembre. “E per fortuna che si sono anticipate a Ferragosto le piogge temporalesche, altrimenti avrei dovuto iniziare a fine agosto”, spiega Andrea Costanti, che ha festeggiato la sua 40° vendemmia. “L’acqua ha fatto benissimo all’uva, che era molto disidratata, e ha raffrescato la temperatura di notte – prosegue Costanti – tutto sommato sono contento. La produzione, intorno ai 50-55 quintali per ettaro, non si discosta molto dalla media”.
Giovanni Neri, di Casanova di Neri, parla di “gradazioni alcoliche nella norma e grande acidità. Sarà un’annata probabilmente sorprendente. I primi sette mesi dell’anno sono stati complicati perché non ha mai piovuto, poi un agosto piovoso ha riequilibrato la situazione. La quantità? Qualcosa meno rispetto agli scorsi anni ma è buona. Difficile fare dei paragoni. Vorrei dire la 2016 ma non so se sarà così grande. Aspettiamo un po’ e vediamo”.
Il cambiamento climatico è un altro tema principale. “L’uva ha vinto la battaglia contro il clima. Al di là di un’annata difficile per una siccità estrema, la quantità si conferma nella media e la qualità molto alta”, fanno sapere da Carpineto, che produce vino in tutte le più prestigiose denominazioni toscane, Montalcino in primis, e dalla prossima primavera sarà del tutto autosufficiente a livello energetico.
“La prima vendemmia che ha risentito del global warming è la 2003, iniziai il 18 settembre – aggiunge Andrea Costanti – mi sto rendendo sempre più conto che la vite è una pianta eccezionale, con grandi capacità di adattamento. Ci possiamo permettere procedure come la sfogliatura anticipata, che sembrerebbe un’eresia quando fa caldo. Le annate più problematiche sono quelle che sembrano normali e poi ti arriva una botta di caldo all’improvviso, come a fine agosto 2011, che coglie la vite impreparata. Se invece quest’ultima si abitua fin dall’inizio a un’annata siccitosa, è in grado di difendersi e adattarsi. Molto meglio dell’ulivo, che sta soffrendo di più”.
“La mia zona, a 450-500 metri di altitudine e quindi più fresca, è favorita per ora dal cambiamento climatico – conclude Costanti – l’altro giorno riflettevo sulle annate in cui faccio la Riserva. Negli anni Ottanta e Novanta eravamo su una media di 3-4 Riserve per decade. Adesso sono già a cinque Riserve (2010, 2012, 2015, 2016 e 2019) e ci sono altre annate in cui posso farla. Certo, ci sono fenomeni estremi. Si parla di mesi e mesi sopra i 30 gradi. Non è piovuto da fine aprile. In zone più basse e calde sta diventando un problema anche perché l’uva si concentra eccessivamente, determinando vini troppi alcolici”.
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