Avis Montalcino ha festeggiato il cinquantesimo anniversario dalla fondazione della sezione (che solo negli anni successivi verrà formalizzata come sezione comunale con atti formali) insieme a quegli uomini e donne che hanno organizzato nel 1972 il gruppo donatori di sangue sotto l’associazione Avis.
Alcuni di loro erano presenti alla cerimonia al Chiostro del Complesso di Sant’Agostino, salutati con affetto dal Presidente di Avis Provinciale Francesco Biagini (la ha chiamati “quei bravi ragazzacci del ’72″) anche lui intervenuto al “compleanno”. Presenti anche molti familiari dei fondatori, uomini e donne che capirono l’importanza di alcuni valori che sono rimasti la base dell’associazione: in primis che la donazione di sangue deve essere volontaria, anonima, gratuita e periodica. Il presidente di Avis Montalcino Barbara Pii ha detto “grazie a quei cittadini montalcinesi che per primi capirono l’importanza della donazione di sangue, effettuandola tutti insieme come Sezione Avis di Montalcino il 12 ottobre 1972 e il 26 novembre 1972″. I nomi sono quelli di Marzio Giannelli, Roberto Salvioni, Mario Pianigiani, Otello Ravagni, Franco Paccagnini, Andro Cesarini, Mario Bovini, Marino Marini, Ivo Rabissi, Assunto Pignattai, Umberto Paccagnini, Ardelio Caporali, Ivo Fagnani, Silvio Bechi ed Assunto Pignattai che all’epoca era presidente di quella consulta.
Presenti a Montalcino anche alcune Avis della provincia, sono stati ringraziati medici e infermieri che hanno, durante questi decenni, collaborati fianco a fianco della sessione e tanti altri, come ad esempio i più “anziani” donatori attivi periodici (Elvia Rabazzi e Nello Sini) e i più “giovani” donatori attivi periodici (Alexia Lardori ed Austo Fattoi). Come spiega Barbara Pii, “abbiamo ribadito che è necessario implementare questi valori con altri principi, come quello di mettere al centro non solo il gesto della donazione, ma anche il donatore stesso che va agevolato nel compire il suo gesto, non ostacolato; il donatore non va al Centro di raccolta del sangue come un semplice utente che deve fare ad esempio una visita, ma va lì per donare il proprio sangue, quindi per dare il proprio contributo anche al sistema sanitario. Per questo va agevolato il più possibile il suo gesto di donazione, e non ostacolato. Ho ribadito che, in questo contesto, il Centro Regionale Sangue debba fare una riflessione profonda, anche alla luce della grave carenza di personale sanitario. La nostra unità di raccolta sangue all’interno del Presidio ospedaliero di Montalcino oramai, lo sappiamo, è chiusa; ma non è finita qui. Tanti nostri donatori riescono ad organizzarsi, anche se con difficoltà per le lunghe distanze, e vanno a donare a Nottola, oppure Siena, Castel del Piano o Abbadia. Il nostro contributo a chi ha bisogno non si è assolutamente fermato, è solo rallentato”.