Una stagione positiva per lo zafferano. L’oro rosso di Montalcino, coltivato da queste parti fin dal Medioevo, sta avendo una piacevole riscoperta. Già perché se alla fine dell’Ottocento la produzione si interruppe, negli ultimi decenni tutto si è rimesso in moto e l’interesse sta crescendo considerevolmente. Per sottolineare la storia e il legame tra Montalcino e lo zafferano basti pensare che nel 1857 Clemente Santi, il padre del Brunello di Montalcino, vinse il premio alla prestigiosa esposizione agraria Toscana con lo “Zafferano del suolo montalcinese” che fu particolarmente apprezzato per qualità e profumo. A Montalcino l’azienda agricola Pura Crocus ha lavorato per riportare ad un ruolo di spicco lo zafferano della Valdorcia. Una produzione di alcuni chilogrammi nei due campi che si trovano a Montalcino (dove c’è anche il laboratorio e punto vendita) e San Quirico per una realtà, la produzione è 100% biologica, che fa parte dell’Associazione Italiana Zafferano e che è tra le principali a livello nazionale. Un progetto nato da tre amici di Montalcino, Massimo Bindi, Marzio Saladini e Alessandro Pecci che partiti con 50 kg di bulbi ereditati dai nonni sono arrivati oggi ad averne 100 quintali. “Come annata è stata positiva - commenta Bindi a Montalcinonews.com - abbiamo avuto un terzo del prodotto in più. Sì, è vero che è piovuto poco ma lo zafferano non vuole l’acqua. La fioritura che generalmente dura un mese scarso è durata oltre novanta giorni. Vedremo poi i bulbi come stanno ma siamo contenti”. La raccolta dei fiori parte da ottobre e lo zafferano richiede una certa cura nei processi produttivi.
Intanto si registra una forte crescita di interesse per questa eccellenza. “Tutti lo vogliono piantare adesso - continua Bindi - tante aziende vengono a chiederci consigli. Anche dal mondo del vino c’è molto interesse sullo zafferano per differenziare la produzione. E poi ci sono un bel numero di famiglie di Montalcino, ne conosco una trentina, che lo coltivano per uso familiare e delle realtà che lo stanno producendo. C’è attenzione, dalle nostre parti è un ambiente perfetto perché dove viene bene la vite e l’ulivo lo stesso si può dire per lo zafferano. Parliamo di un prodotto che ha proprietà benefiche, collaboriamo anche con alcune Università, e che se tenuto al buio e all’asciutto per cinque anni è in grado addirittura di migliorare. Noi ci facciamo anche il miele con lo zafferano che è particolarmente richiesto dai ristoranti”.