Una giornata storica per Montalcino. “La Cerca e cavatura del Tartufo in Italia, conoscenze e pratiche tradizionali” è entrata da oggi ufficialmente nella Lista del Patrimonio Immateriale Unesco tutelata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura. Mancava solo l’ultimo step superato pochi minuti fa con la riunione del Comitato Intergovernativo. Non ci sono state sorprese, come anticipato da Montalcinonews.com due giorni fa, e adesso il territorio di Montalcino può festeggiare un riconoscimento straordinario, il secondo da parte dell’Unesco: dopo quello della Valdorcia il cui paesaggio è patrimonio Unesco dal 2004, oggi arriva quello legato al tartufo.
Un percorso, quello della candidatura, iniziato nel lontano 2013 e che si è concluso nel migliore dei modi. Grandi meriti per l’obiettivo raggiunto va dato all’Associazione Città del Tartufo che ha sede operativa a San Giovanni d’Asso, la patria del Tartufo Bianco delle Crete Senesi. “Tutto è andato bene - commenta a caldo a Montalcinonews.com il presidente Michele Boscagli che ha seguito dal Ministero a Roma il verdetto finale - la tensione si tagliava a fette ma adesso siamo felicissimi, abbiamo ottenuto l’unanimità del riconoscimento”. Grande soddisfazione anche da parte del sindaco di Montalcino, Silvio Franceschelli:
“Facciamo i complimenti all’associazione nazionale Città del Tartufo e in particolare al presidente Michele Boscagli, delegato del Comune di Montalcino a rappresentarci in seno all’associazione. Questo riconoscimento, fortemente voluto dalle Città del Tartufo è la dimostrazione che la biodiversità si può integrare in una agricoltura pregiata come la nostra. Montalcino, le Crete Senesi ed il territorio della provincia di Siena sono centrali per questo riconoscimento. Montalcino ha oltre 150 riserve vocate alla raccolta del tartufo bianco e la modalità della “cavatura e la gestione delle aree vocate” sono fondamentali per mantenere viva questa pregiata attività che si sviluppa solamente dove c’è equilibrio tra natura, l’ambiente e l’uomo col suo lavoro: un equilibrio molto delicato da mantenere. Per questo è importante che le normative nazionali e regionali tengano conto di questo aspetto legato alla Cavatura, alla coltivazione ed alla gestione di un bene che oggi assume il rango di patrimonio dell’Umanità”.
La “Cerca e cavatura del Tartufo in Italia” rappresenta un patrimonio culturale immateriale di conoscenze e pratiche tramandate oralmente per secoli che caratterizzano la vita rurale dei tartufai nei territori tartufigeni italiani. Un patrimonio di conoscenze vaste, incentrate sulla profonda conoscenza dell’ambiente naturale e dell’ecosistema, che enfatizza il rapporto tra uomo e animale, riunendo le competenze del tartufaio e quelle del cane con la sua capacità olfattiva, di cui l’uomo è abile addestratore e con il quale crea un rapporto simbiotico. Una tradizione antica che racconta di una pratica che accomuna l’Italia dal Nord al Sud declinata secondo l’identità culturale locale, tramandata attraverso storie, aneddoti, pratiche e proverbi che raccontano di un sapere che riunisce vita rurale e tutela del territorio.