Il Brunello è più solido, liquido e meno rischioso rispetto sia al settore in generale sia nei confronti dei vini che appartengono alle diverse fasce della piramide qualitativa del vino italiano. A rivelarlo è lo studio realizzato da Banco Bpm e presentato ieri al Tempio del Brunello a Montalcino, in occasione di un convegno organizzato dal Consorzio del Brunello dal titolo “Il distretto del Brunello. Andamento, opportunità e sostenibilità alla luce del Pnrr”.
L’analisi dei bilanci che vanno dal 2006 al 2019 rivela una capacità del distretto di affrontare con successo le stagioni più difficili, con una presenza decisiva sui mercati internazionali (con l’export che si attesta attorno al 65%, di cui 30% Usa, 5% Canada e Germania, 4% Svizzera, Uk e Giappone e 3% Cina). Lo dimostrano in particolare la crescita del valore aggiunto salita dal 39% al 42%, l’incremento del patrimonio netto dal 37% al 63% e la riduzione dei debiti finanziari dal 45% al 23,4%. Performance, quelle delle aziende produttrici di Brunello, che spiccano anche nel confronto medio delle imprese italiane del vino. Sulle stesse voci di bilancio, secondo l’analisi di Banco BPM, il valore aggiunto a livello nazionale registra valori dimezzati (meno del 19%), mentre il patrimonio netto delle aziende tricolori sfiora il 41%, con i debiti finanziari a oltre il 32%.
“La chiave di lettura è la capacità delle imprese di mantenere alto nel tempo il Valore Aggiunto - spiega Michele Zanotto del settore Studi e Ricerche di Banco Bpm - grazie a investimenti, al rafforzamento patrimoniale e alla riduzione dell’indebitamento che hanno permesso alle imprese del Brunello di rimanere nell’eccellenza anche degli indici finanziari”.
Secondo il Presidente del Consorzio del Brunello, Fabrizio Bindocci, “il lavoro presentato da Banco Bpm è molto utile perché ci permette di misurare in maniera analitica lo stato di salute delle nostre imprese e di un vigneto montalcinese che, è bene ricordarlo, ha visto incrementare il proprio valore di oltre il 4.000% negli ultimi 50 anni. La reazione all’emergenza Covid da parte delle imprese di Montalcino - ha aggiunto Bindocci - è evidenziata anche dal +12% di contrassegni di Stato distribuiti nel 2020 e soprattutto dal +51% di fascette richieste dai produttori di Brunello nei primi 8 mesi di quest’anno per l’immissione del prodotto sul mercato. In totale il numero di contrassegni già distribuiti dalla fine dello scorso anno a oggi per l’annata 2016 ha raggiunto l’equivalente di quasi 8 milioni di bottiglie, con il ‘rischio’ di terminare le scorte dell’annata già entro il prossimo novembre, quando presenteremo la sua Riserva in occasione di Benvenuto Brunello”.
In quest’ottica risulta sempre più importante anche il ruolo del sistema creditizio italiano, a supporto delle imprese che operano nel settore. “Banco Bpm è il terzo gruppo bancario italiano ma è anche banca del territorio - spiega Adelmo Lelli, Responsabile Direzione Territoriale Tirrenica di Banco Bpm - dall’inizio della pandemia ha erogato in Toscana e Umbria oltre 2,7 miliardi di euro ad oltre 15.000 imprese, con una rilevante crescita delle quote di mercato. Significativa in questo senso la crescita nel mercato agricolo e nel settore vitivinicolo in particolare. Tali settori sono estremamente dinamici e in crescita e intendiamo investire su di essi. Per favorire il loro sviluppo offriamo un finanziamento innovativo come l’Inventory Loan: nel distretto del Brunello, questa tipologia di finanziamento valorizza al meglio il prodotto presente nelle cantine (sia sfuso sia in bottiglia) per almeno cinque anni (e sei per le riserve) prima della messa in commercio, senza lo spossessamento del vino. Il Pnrr - conclude Lelli - rappresenta un’occasione che vogliamo cavalcare e siamo pronti ad ascoltare le proposte e le esigenze del territorio, a maggior ragione se si tratta di un’eccellenza mondiale come il Brunello. Al nostro interno abbiamo tutte le professionalità per essere un partner affidabile e di valore, che può supportare le imprese del comprensorio come dimostrano i rapporti consolidati già esistenti con tante importanti realtà”.
Nel corso dell’evento si è approfondita l’attuale situazione del settore viti-vinicolo alla luce del mutato scenario economico dovuto anche alla recente crisi pandemica e si è lanciato uno sguardo verso il futuro, per capire come le possibilità offerte dal Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) potranno incidere sul comparto del vino in generale e sulla produzione del celebre Brunello, in particolare.
Il Pnrr, infatti, ha come obiettivo quello di riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire ad affrontare le debolezze strutturali dell’economia italiana e attuare la transizione ecologica e la rivoluzione verde. In particolare, i macro-obiettivi rivolti al comparto agricolo sono quelli di ritrovare competitività del sistema alimentare, arrivare a una produzione energetica da fonti rinnovabili e a una riduzione delle emissioni e miglioramento della sostenibilità dei processi produttivi con un progressivo miglioramento della capacità di adattamento ai cambiamenti climatici e prevenzione del dissesto idrogeologico. In tutto questo si inserisce anche il focus sul Brunello, che in generale ha risposto in maniera positiva alla crisi.
“Il mercato del vino a livello mondiale evidenzia segnali positivi riguardo i valori scambiati, mentre i consumi sono in rallentamento, il che indica anche una maturità del mercato” - ha concluso Michele Zanotto - in questo quadro l’Italia propone una varietà di vini tale da presidiare tutte le fasce e ha dimostrato di sapere cogliere le opportunità che derivano dalla variazione dei gusti dei clienti. Il mercato domestico presenta, però, alcuni segnali di debolezza: un’elevata frammentazione degli operatori, consumi pro-capite in calo, riduzione dei consumatori abitudinari e soprattutto una struttura anagrafica sbilanciata verso gli over 50, la fascia d’età che consuma più vino”.