Se ne è andato un amico di Montalcino, un grande uomo, un vulcano di idee con una sensibilità e una personalità unica. A Firenze, la sua città, si è spento Paolo Coccheri, 85 anni, l’uomo che ha fondato nel 1993 le Ronde della carità e della solidarietà, onlus in prima fila per dare un aiuto concreto ai senza fissa dimora. Coccheri ha avuto tanti interessi e molte vite professionali: insegnante di ginnastica ma soprattutto uomo di cultura dove ha realizzato progetti che sembravano, sulla carta, inarrivabili. Come il Festival Internazionale di teatro a Montalcino che nacque nei primi anni ’80 e che ancora oggi viene menzionato come qualcosa di davvero innovativo e che non si è più replicato. Coccheri, ispirato dal valore formativo del metodo mimico ideato da Orazio Costa, organizzò affascinanti e “affollati” laboratori estivi, coinvolse la gente, si fece volere bene e le stelle del cinema dello spettacolo volevano bene a lui. Il Festival si tenne per i primi tre anni a Montalcino, dal 1981 al 1983, poi Coccheri lo trasferì a Firenze ed a Montalcino furono varate esperienze similari. Grazie a Coccheri Montalcino ha ospitato molte leggende del teatro internazionale e della cultura: dalla Aldini a Luzzati, da Ferruccio Soleri a Cathy Berberian, da Lindsay Kemp (che, dopo aver bevuto molto, passò una notte in bagno) a Ryszard Cieslak (che andava a dormire alle sei del mattino e, a causa dei pochi posti letto, fu messo a dormire con un elettricista che si alzava alle cinque). Per partecipare al Festival, artisti come George Wilson hanno dormito in un casolare e Bernard Dort in un letto matrimoniale con un amico. Una cantante del calibro di Cathy Berberian venne (era il 1981) a rimborso spese: a vederla c’era la crema intellettuale italiana, compreso Italo Calvino. Fellini e la moglie Masina a Montalcino erano di casa, lo stesso si può dire di Zeffirelli. Le presenze di Monica Vitti o Mariangela Melato sono ancora ricordi vivi. Un fermento mai più rivisto, Montalcino di allora non era certo quella di oggi, il “boom” del vino e del turismo non sono paragonabili ai numeri del presente.
Coccheri portava i big con le idee e il carisma, di certo non con i soldi che non bastavano a permettersi stelle di quel calibro. Quella stagione magica si interruppe e Montalcino, a posteriori, ha perso qualcosa di grande. Coccheri non la prese bene, furono fatte altre scelte all’epoca e adesso non è certo il momento per tornarci sopra. Quello che rimane è un ricordo splendido e un patrimonio di vitalità culturale da non perdere. “Fu lui a fondare il Festival - ricorda Cristina Paccagnini che ha conosciuto bene Coccheri nel suo triennio a Montalcino - l’attenzione che è stata data al teatro si deve a lui. Se ben ricordo propose questo progetto al sindaco di allora, Raffaelli, che accettò. Furono tre estati meravigliose, coinvolgenti. Io facevo parte del Comitato della biblioteca e collaboravamo quotidianamente con il Festival. Per il suo modo di fare e per la persona che era riuscì a portare i nomi più grandi a Montalcino che venivano molto volentieri per lui e non per ragioni economiche. Il nome del Festival internazionale di teatro di Montalcino fu rilevato dalla compagnia Interno 5 di Napoli che venne poi a fare degli spettacoli da noi. Coccheri era attaccato a Montalcino e la gente lo ammirava. Aveva donato la sua biblioteca al Comune tanto è vero che fu deciso di dedicargli una sala. Una persona speciale, ci mancherà molto”.
Coccheri è stato ricordato anche dall’assessore alla cultura del Comune di Montalcino, Christian Bovini. “Montalcino piange la scomparsa di Paolo Coccheri. Ideatore del Festival Internazionale dell’attore di Montalcino, per lunghi anni ha saputo creare un fortissimo legame con la nostra città e con i montalcinesi, che ha poi sempre mantenuto. Proprio negli anni ’80 era solito trascorrere circa due mesi ospite a Montalcino di cui aveva saputo cogliere e restituire gli aspetti migliori della comunità, dello stare insieme e del vivere sociale. A Paolo Coccheri dobbiamo la nascita dell’attività teatrale a Montalcino, che poi è diventata uno dei capisaldi dell’azione culturale su cui si fondano le radici della nostra comunità. E anche secondo i suoi valori e i suoi insegnamenti continueremo a portare avanti l’arte del teatro e le sue declinazioni”.