“Il Brunello è un’avventura, un miracolo con un’uva tipicamente italiana che in questa terra riesce ad esaltarsi”. Con queste sue parole, rilasciate la scorsa estate al sito ufficiale del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, vogliamo ricordare Lione Cousin, regista, direttore della fotografia e produttore di Brunello di Montalcino con Cupano, cantina che assieme alla moglie Ornella Tondini aveva trasformato in un piccolo gioiello, uno scrigno di bellezza vicino al fiume Ombrone e il Castello di Poggio alle Mura. Cousin ci ha lasciato due giorni fa, “serenamente” e “circondato da amore e affetto”, scrive l’azienda nei suoi canali social. Una perdita enorme per Montalcino, che aveva imparato a conoscere Lionel nel 1994, quando tra una pausa e l’altra di un film aveva scelto questo territorio come “buen retiro”. Vini longevi che sono un tratto distintivo, massima sensibilità per la biodiversità, zero fertilizzanti chimici e pesticidi, raccolti limitati, lieviti autoctoni, la filosofia francese dentro il processo produttivo: Cousin e Tondini hanno creato così un’azienda con una spiccata identità, per certi versi unica, partendo dagli insegnamenti di maestri come Henri Jayer, François Bouchet e Giulio Gambelli.
Nella sua prima parte di vita Lionel Cousin si è dedicato al cinema come direttore della fotografia. Tra i vari film troviamo le due pellicole del regista georgiano Otar Iosseliani “Chantrapas” e “Un petit monastère en Toscane”, girato all’Abbazia di Sant’Antimo, che ha catturato le bellezze artistiche e paesaggistiche del territorio di Montalcino. Bellezze che Lionel è stato capace di rendere anche nel vino. Il cinema è la settima arte, il Brunello è il re del Sangiovese. Questi due mondi come si incontrano? “Con il sogno – disse Cousin – il cinema fa sognare davanti ad uno schermo, il vino lo fa in un calice”.