Dopo il lungo lockdown è arrivata un’estate di ripresa che ha visto Montalcino essere un’isola felice con tanti italiani che hanno scelto di passare i loro giorni di vacanza dalle nostre parti, attratti da un’offerta enogastronomica senza rivali ma anche dalla prospettiva di trascorrere giorni in sicurezza, alla scoperta dei borghi e della qualità della vita. Adesso però l’Italia rischia di fermarsi di nuovo. L’ultimo Dpcm ha messo una stretta forte in primis alle attività di somministrazione e di ristorazione, la chiusura alle 18 significa perdere l’indotto delle ore serali e quindi le entrate più significative. Non sono giorni facili, l’esigenza sanitaria è ovviamente la priorità, oggi è arrivata una voce autorevole, quella di Guido Bertolini, responsabile del Coordinamento Covid-19 per i reparti dei pronto soccorso lombardi che ha detto chiaramente che bisogna “chiudere tutto. La situazione nei pronto soccorso è drammatica a livello nazionale”. Trovare l’equilibrio perfetto non è semplice, ci sono tante ragioni e punti di vista da cui partire e che portano a conclusioni diverse. Montalcino però è viva, gli operatori del settore continuano, nel rispetto delle normative, a lavorare per il presente o comunque per il futuro visto che la primavera non è poi così lontana. Dai relais, ai ristoranti, dai bar alle enoteche passando per le degustazioni e i musei: la Montalcinonews ha fatto il punto della situazione sentendo le voci di aziende ed imprenditori che si sono organizzati per affrontare e superare anche questo momento. Non mancano le idee e le occasioni per il turista e il cittadino, come un soggiorno in quella che fu la casa di campagna del vescovo di Montalcino (a Villa Le Prata) o il ritorno delle consegne a domicilio proposto dalla pasticceria artigianale Scheggi.
Andrea Machetti (ad Mastrojanni): “il Relais Mastrojanni rimane aperto adeguandosi alle normative in vigore. Si può pranzare tranquillamente mentre la sera i pasti sono riservati ai nostri clienti. Che dire, bisogna adeguarsi, non c’è da fare altro. Qualche piccola disdetta l’abbiamo avuta ma è normale considerando che il periodo non è quello di massima affluenza turistica”.
Francesco Ripaccioli (Canalicchio di Sopra Wine Relais): “noi non siamo stati toccati dal punto di vista delle restrizioni in quanto offriamo soltanto la prima colazione. Ma il problema ci tocca in seconda persona visto che collaboriamo con tutti i ristoranti di Montalcino che devono rispettare i nuovi orari e questo è sicuramente un limite. Abbiamo comunque una piccola cucina all’interno degli appartamenti, dalla settimana scorsa ho notato un calo delle presenze, molto più accentuato della normalità. In questo periodo, infatti, c’era una forte presenza dei visitatori brasiliani, quello italiano è un turismo più stagionale. Fino ad ora abbiamo comunque lavorato bene, siamo soddisfatti. Le degustazioni in azienda proseguono rispettando tutti i protocolli”.
Silvia Bonetti (direttrice hospitality Castello Banfi): “Il relais Il Borgo non è stato aperto, torneremo ad accogliere i nostri ospiti dal 25 marzo. La Sala dei Grappoli era aperta nei weekend serali, con l’arrivo del nuovo Dpcm domenica scorsa abbiamo anticipato la chiusura che era prevista per l’1 novembre. Per quanto riguarda il ristorante La Taverna resterà aperto per cinque giorni la settimana a pranzo, ad esclusione del lunedì e del martedì salvo quelli per cui avevamo già delle prenotazioni. Ovviamente saranno mantenute le regole anti-Covid e quindi presenze contingentate e misurazione della temperatura. La nostra enoteca ha modificato gli orari che ora sono dalle ore 10 alle 18 mentre il Museo del vetro e della bottiglia sarà visitabile ma ad entrate contingentate. In generale è un periodo critico per il nostro Paese, speriamo che queste decisioni, ad iniziare dall’ultimo Dpcm, portino i loro benefici. Le restrizioni forti ci sono ma dico anche che c’è un motivo a tutto ciò, in questo senso sono molto collaborativa. Ci stiamo già preparando nel miglior modo possibile per l’inizio della prossima stagione”.
Giacomo Neri (Casanova di Neri Relais): “Avevamo già previsto la chiusura della nostra struttura a fine ottobre. Rimangono aperte le degustazioni in azienda come abbiamo sempre fatto, ci siamo dotati di un protocollo di sicurezza molto rigido che fino alle ore 18 garantisce la massima sicurezza ai visitatori. Devo dire che fino a domenica scorsa c’è stato un bel movimento di persone”.
Amedeo Cencioni (Capanna Suites): “Il nostro agriturismo il primo giorno di novembre chiuderà e quindi anche il ristorante. Il periodo non è dei migliori per il turismo, la gente si sta spostando meno, quasi per nulla, ci sono arrivate anche delle disdette. Vedremo poi se riaprire nel periodo di Natale, la situazione va valutata giorno per giorno. Le degustazioni in azienda continuano regolarmente”.
Stefano Cinelli Colombini (Taverna dei Barbi): “Alla Taverna dei Barbi ridistribuiamo gli orari di lavoro per garantire i pranzi sette giorni su sette. Alle ore 17 chiudiamo, ci proviamo ad andare avanti in questa fase ma è un problema, soprattutto da un punto di vista dei costi. Mi domando se la gente che prima era seduta ai tavoli dei locali con il distanziamento adesso sta veramente a casa o si ritrova per le strade col rischio del contagio. Spero che questa nuova misura funzioni, mi sembrava più efficiente fare il coprifuoco alle ore 21 in modo che i ristoranti potevano garantire la cena ai clienti, era anche facile controllare. Il nostro museo rimane aperto su richiesta con il rispetto delle misure di sicurezza. Bisogna già guardare all’anno prossimo e ripensare ad un nuovo discorso per il settore”.
Simone Muggianu (Bar Osteria Le Logge): “adesso chiudiamo dopo pranzo, inutile arrivare alle 18, vediamo poi come va. Ci auguriamo di dare “una spinta” ai pranzi con la gente del posto cercando di riscaldare nel miglior modo possibile gli spazi esterni. Per queste due settimane continuiamo così, poi vedremo se fare qualcosa di nuovo. Perdiamo in toto, noi e la clientela, il momento degli aperitivi e della sera. Speriamo che le misure servano all’Italia ed al mondo per diminuire la curva dei contagi. Quello che non capisco è cosa cambia da poter tenere aperti per pranzo, ad esempio il sabato e la domenica, mentre la sera dobbiamo stare chiusi”.
Simone Meattini (Trattoria Il Pozzo): “in questo momento siamo aperti negli orari previsti dalla legge. Per i prossimi quindici giorni continueremo così, poi valuteremo sulla base della situazione generale. A quel punto potremo anche pensare a dei menù speciali per l’asporto, a delle proposte a tema ad esempio utilizzando i prodotti di stagione. Potrei anche organizzarmi con il trasporto e la consegna ma al momento è presto per parlarne. Adesso l’asporto è entro le ore 18, la sera è su richiesta. Dispiace per questa situazione, continuava ad esserci una bella presenza di turisti”.
Fabio Tassi (imprenditore): “Sto cercando di capire meglio il decreto per vedere come muovermi. Sto pensando di chiudere qualche attività, mi prendo qualche giorno di tempo, almeno una la voglio tenere aperta, al momento penso a La Sosta, ma prima è fondamentale avere il quadro della situazione precisa. Adesso si va incontro all’inverno, mi dispiace anche per i dipendenti. Certo, ci sono delle cose che proprio non capisco: perché in Alto Adige la ristorazione rimane aperta fino a tardi e in Toscana no?”.
Luca Brunelli (presidente Cia Toscana ed imprenditore): “Nonostante l’abbassamento del turismo stagionale adesso viene a bloccarsi la possibilità di fare affidamento su quelle persone che magari avevano deciso di spostarsi visto che a primavera non lo avevano fatto. Ci sono delle priorità e sottolineo che è bene che le misure siano rispettate, non giustifico le proteste inutili o addirittura le provocazioni. C’è da evidenziare, comunque, le forti difficoltà di alcune categorie e non solo di quelle legate all’accoglienza e alla ristorazione: se si ferma il turismo le ricadute sono negative anche per il piccolo fabbro o il falegname. C’è stata una evoluzione estetica importante nelle nostre realtà, Montalcino compresa, le nostre aziende sono diventate vetrine e si crea un giro di lavoro importante anche per altri settori. Per quanto riguarda il vino ritorno al solito discorso: sono state sprecate risorse, in Toscana chi fa la qualità e quindi privilegia le basse rese, è stato svantaggiato. Di 100 milioni solo 45 sono stati utilizzati per le basse rese, sarebbe stato meglio se le risorse fossero state messe a disposizione delle aziende. Ci sono produttori che lavorano con la gdo che vanno bene e poi ci sono quelli, e in qualche caso parlo anche di Montalcino ma non solo, che soffrono o rischiano di soffrire a causa della chiusura dei canali horeca. In generale mi auguro che questo non sia un nuovo inizio di un periodo di difficoltà”.