Il Barolo, i vini di Bolgheri e il Brunello di Montalcino. Guardando le classifiche dedicate ai fine wine, i prezzi delle bottiglie, i giudizi della critica internazionale e nazionale, ed anche la capacità di attrarre investimenti in vigneti e cantine, non è un azzardo dire che è questa, negli ultimi anni, la triade dei territori “blue chips” del vino italiano. Lo testimoniano anche i valori fondiari, arrivati a livelli di grande importanza: secondo le stime WineNews, nel Barolo si parla di oltre 1,2 milioni di euro ad ettaro, cifra che triplica nei cru più prestigiosi; a Bolgheri, in pochi anni, si è arrivati ai 500.000 euro ad ettaro; a Montalcino un ettaro a Brunello quota sui 900.000 euro a valori di mercato (diversi dalle stime del Crea, per esempio, che calcola una forbice tra i 250.000 ed i 700.000 euro ad ettaro). Ed il 2020, con ogni probabilità, vedrà proprio Montalcino al centro delle cronache, sia dal punto di vista enoico che sul fronte del “mergers & acquisitions” di aziende e cantine. Grazie ad un fascino che sembra immune ai mutamenti delle mode del mercato, e all’attenzione dei media e del mercato che calamiteranno, inevitabilmente, due grandi annate, come è già stata giudicata la 2015, che sta per arrivare sul mercato, definita come una delle migliori annate di sempre per il Brunello, e come la 2016, che, a detta di tanti, potrebbe essere ancora superiore per qualità.
Dai rumors raccolti dal sito Winenews.it, infatti, sono tante le realtà del territorio che stanno attirando l’interesse degli investitori, con tante offerte già sul piatto, e con in gioco player di primissimo piano. Compresi grandi nomi del vino di Francia, che andrebbero dai grandi gruppi del lusso a nomi icona di territori come Bordeaux, che, anche sulla scia dell’investimento degli anni scorsi da parte della famiglia Descours (che con il Gruppo Epi ha acquisito la “culla” del Brunello, la Tenuta Greppo di Biondi Santi) avrebbero messo gli occhi sia su realtà di primo piano, anche per dimensioni, del territorio, che su piccole griffe di assoluto prestigio. Non ci sarà da stupirsi, dunque, se dal territorio arriveranno, nelle prossime settimane, tante notizie, anche clamorose, di passaggi di mano o di nuove partnership imprenditoriali nella proprietà di marchi e cantine.
Intanto, non mancano affari ufficialmente in corso, come quello che vede avvicinarsi una nuova proprietà per la Cantina di Montalcino (oggi di proprietà della Cantina Leonardo da Vinci Sca), realtà peculiare per più motivi. Non solo perchè è l’unica cooperativa vinicola presente a Montalcino (con una produzione sulle 280-300.000 bottiglie tra Rosso di Montalcino e Brunello di Montalcino), ma anche perchè, pur non avendo ettari di vigna di proprietà, è una cantina moderna sia nella forma (fa parte del circuito “Toscana Wine Architecture” , che riunisce 14 grandi cantine d’autore della Regione, e per la sua ristrutturazione, negli anni scorsi, sono stati investiti 15 milioni di euro) che, nella sostanza, tra attrezzature e strumenti per la vinificazione, e presenta un “plus” non da poco, ovvero “Montalcino” nel proprio nome sociale. Un affare che, stando ai rumors, potrebbe aggirarsi su un valore intorno ai 20 milioni di euro, e che è solo una “spia” dell’interesse fortissimo che c’è su Montalcino e sulla collina del Brunello.
“Montalcino ed il suo Brunello si confermano grandi attrattori di investimenti - commenta, a Winenews.it , uno dei massimi esperti del settore mergers & acquisitions in Italia, Lorenzo Tersi, alla guida di LT Wine & Food Advisory - ed è un dato di fatto confermato dagli addetti ai lavori che, in questo momento, in particolare ci sia un grande interesse da parte di player nazionali ed internazionali, inclusi i francesi, a mettere radici nel territorio attraverso l’acquisizione di cantine o l’ingresso nel capitale della proprietà di realtà grandi e piccole, ma sempre di grande ed assoluto prestigio mondiale”.
Tutti elementi che lasciano immaginare un 2020 davvero ricco di notizie in arrivo dalla terra del Brunello.