Sono passati tre anni esatti dalla fusione tra Montalcino e San Giovanni d’Asso, che il 1 gennaio 2017 diede vita al Comune più grande per estensione della Provincia di Siena (e al n. 36 considerando tutta la penisola). Una decisione presa quasi all’unanimità, accolta con favore da enti pubblici e privati (tra cui Consorzio del Brunello e Associazione Tartufai Senesi, attratti dal grande potenziale dell’accoppiata Brunello-Tartufo) e anche dai cittadini, visto che nel referendum del 16 ottobre 2016 votò a favore il 90,42% a Montalcino e l’81,45% a San Giovanni d’Asso (anche se va detto che un avente diritto su due non si presentò alle urne: Montalcino registrò un’affluenza del 47,42%, San Giovanni d’Asso del 64,85%, per una media ponderata inferiore al 50%). Tra i vantaggi sottolineati, oltre al polo enogastronomico, al maggior peso istituzionale e alle economie di scala per abbattere costi di gestione, c’erano anche i contributi statali e regionali. Ad oggi il nuovo Comune di Montalcino ha ottenuto dallo Stato 3,4 milioni di euro (996.984,71 nel 2017, 1.195.842,66 nel 2018 e 1.216.300,07 nel 2019), a cui si aggiungono gli incentivi della Regione. E non è finita: nel bilancio di previsione 2020-22 figurano altri 4,3 milioni che arriveranno sempre da Stato (943.000 euro all’anno) e Regione (500.000 euro l’anno), anche se soprattutto i primi sono più vulnerabili, visto che inciderà il numero delle nuove fusioni (più enti aderiscono, più piccola è la porzione di torta da spartire).
dati a cura di 3BMeteo
20 settembre 2024