“Un’operazione di grande rilevanza”, “una pietra miliare che costituisce l’identità della città”, “uno scatto d’orgoglio di Montalcino verso Siena”. Sono alcune delle espressioni utilizzate ieri pomeriggio al Palazzo Comunale storico, durante la presentazione del libro “Le pergamene del Comune di Montalcino 1193-1594”. “Una ricerca enorme, anche pesante e faticosa, non credo che rifaremo più un lavoro del genere visto che non siamo più così giovanissime”, scherza Patrizia Turrini, curatrice del volume assieme a Maria Assunta Ceppari. Le due archiviste, per circa tre anni, hanno letto 1.255 pergamene del Diplomatico di Montalcino conservate nell’Archivio di Stato di Siena, le hanno tradotte dal latino, le hanno contestualizzate, le hanno schedate in un regesto (riassunto) che adesso chiunque, dagli studiosi ai curiosi, potrà approfondire in un libro di 800 pagine, che include anche due saggi e un’introduzione di Mario Ascheri, il primo a dare il “calcio d’inizio” al progetto, assieme al compianto Roberto Caselli, ricordato più volte dai presenti. Un progetto portato poi avanti dal vecchio e dal nuovo Comitato di Tutela e appoggiato dal Comune e dalla Regione.
“Questo libro è un gioiello e un motivo d’orgoglio, in provincia giusto qualche contrada di Siena ha promosso una pubblicazione del genere”, spiega il presidente del consiglio comunale Alessandro Nafi. Per il sindaco Silvio Franceschelli è “una testimonianza forte da consegnare alle nuove generazioni, una pietra che costituisce l’identità storica e culturale di una comunità. Ci sono diversi spunti interessanti, per esempio che Montalcino aveva giù una grossa vocazione in ambito enologico. “Considero questa operazione come uno scatto di orgoglio di Montalcino verso Siena - sottolinea il presidente del Comitato di Tutela Gerardo Nicolosi - le pergamene migrarono verso Siena, oggi in qualche modo abbiamo restituito questo tesoro a Montalcino”.
“Sono iniziative rarissime, l’ultimo precedente che io ricordi è a Siena nel 1982 - interviene Mario Ascheri - perché stiamo parlando di un’impresa? Perché richiede un esame di fonti e documenti che non sono facilmente accessibili. Un esempio lo avete nella copertina del libro, una bolla papale che riguarda lo spedale di Santa Maria delle Grazie, nato nel 1242 dalla fusione di due monasteri. Poi c’è il malessere di Montalcino verso la diocesi unica, accolto dal Papa che accetta la divisione”.
Ascheri sottolinea poi la straordinarietà del fatto che questi documenti, non rilegati e diversi per dimensioni, si sono perfettamente conservati. “Non è una cosa banale. Pensate che nella civilissima Siena, nel Settecento, a un certo punto si scopre che le pergamene venivano usate per incartare le sardelle in Piazza del Campo, e così si sono perse carte fondamentali per la storia di Siena”.
Spuntano, nel regesto, tantissimi aspetti. Come l’importanza del vino: in un documento del 1240, che elenca l’inventario di un’eredità, al primo posto per importanza ci sono le abitazioni, seguite da cantine e vigne. Un’altra pergamena, del 1249, cita lo statuto del Comune, ed è la menzione più antica di uno statuto comunale. Nel 1271 si segnalano lavori al palazzo comunale, “prova della fertilità della Montalcino duecentesca, che non a caso stava così a cuore ai fiorentini e ai senesi”, conclude Ascheri.
Patrizia Turrini racconta altri episodi: il notaio ser Griffo di ser Paolo stoppato dai parenti nel momento in cui sta per sposare una sua pupilla, la condanna a morte dei ghibellini ilcinesi (Montalcino era guelfa, ma conobbe un fenomeno di ghibellinismo per smarcarsi da Siena), il consiglio di Montalcino che assalta la Pieve di San Salvatore, evidentemente dopo alcuni contrasti coi frati di Sant’Antimo. Si possono trovare poi informazioni sulla posizione della donna nella società dell’epoca, sull’importanza di alcune famiglie di Montalcino. Ma non c’è solo la città del Brunello: vengono toccati anche Buonconvento, Torrenieri, San Giovanni d’Asso, Seggiano, Pava, Asciano, Montepulciano, Chiusi, Murlo… “Per questo il lavoro assume una prospettiva ancora più interessante - aggiunte Cinzia Cardinali, direttrice dell’Archivio di Stato di Siena - per noi è un ottimo risultato, uno strumento di ricerca veramente importante per chi vorrà approfondire la questione. È già stato consultato, per esempio per delle tesi di laurea o delle esercitazioni di lettura delle scritture antiche”.