Fondato nel 1893, L’Enologo è il mensile che rappresenta la voce della categoria ed è l’organo ufficiale di stampa dell’Assoenologi. La copertina della rivista del mese di novembre è dedicata ad Ezio Rivella, eletto a Matera “Personaggio dell’Anno” dagli Enologi Italiani guidati da Riccardo Cotarella. Rivella è uno degli uomini più importanti della storia del vino italiano e per Montalcino in particolar modo. Non si esagera, forse, a dire che da noi lo sviluppo del Brunello ha la fase “pre” e “post” Rivella. Parliamo d’altronde di uno dei primi enologi-manager di sempre, che partito dal suo Piemonte, ha creato dal niente, negli anni ottanta, con la famiglia italoamericana Mariani, l’epopea di Castello Banfi. Da lì è iniziato il successo commerciale del Brunello di Montalcino nel mondo e un’altra storia, per tutti. Sfogliando la rivista, troviamo una lunga intervista (4 pagine) effettuata dal presidente di Assoenologi Cotarella a Rivella.
Una parte importante è dedicata proprio a Montalcino ed è interessante leggerla per capire questo territorio a che punto era fino a pochi decenni fa e dove è arrivato adesso: “capitai a Montalcino agli inizi degli anni ‘70 per scrivere un articolo per ‘Civiltà del Bere’ - dice Rivella - di questo vino di cui si iniziava a favoleggiare ma era pressapoco inesistente sul mercato. Rimasi sorpreso dalla scarsità dei vigneti esistenti; un territorio completamente abbandonato, tutto sassi e rovi, terreni tutti in vendita, a prezzi bassissimi”. Rivella allora iniziò a pensare a un progetto che lui stesso ha definito “molto futurista” e che per realizzarlo servivano tanti soldi. Ma il caso e il destino ci hanno messo del suo: era il 1977 quando durante una cena, Rivella e John Mariani della Banfi iniziano a mettere il primo mattone di una storia che ha fatto epoca. Mariani voleva entrare nella produzione del vino in Italia, Rivella aveva l’idea e l’aveva per Montalcino. Una felice coincidenza. Parte la sfida, con il progetto che mantenne sempre le sue peculiarità iniziali: dalla regola che ogni etichetta deve avere la sua vigna fino alla dimensione adeguata per l’economicità della gestione. E poi l’attenzione per i servizi agli ospiti e le porte aperte ai visitatori, qualità e attenzione al mercato. Le intuizioni del manager piemontese e ovviamente gli investimenti e la fiducia riposta in lui dall’azienda Banfi, furono vincenti.
Nel settembre del 1984 fu inaugurata la cantina di Montalcino alla presenza, tra gli altri, dell’ambasciatore Usa Maxwell Rab. “Erano gli anni bui delle Brigate Rosse - ricorda Rivella a L’Enologo - l’immagine dell’Italia all’estero era ai minimi; nessun operatore avrebbe deciso di investire da noi. Io invece avevo portato 200 milioni di dollari a Montalcino, zona depressa, allora gli ultimi posti nella economia della Provincia di Siena”. Il resto è storia, Rivella è stato nominato Cavaliere del Lavoro, presidente degli enologi mondiali (primo italiano alla guida dell’Union des Œnologues), e tra i primi a portare nel settore una visione manageriale ed imprenditoriale della figura dell’enologo. Fu presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino dal 2010 al 2012 e il suo segno è ancora oggi molto tangibile. Anche se la sua personalità, in Italia e a Montalcino, non è mai stata celebrata quanto meriterebbe.
“La ricaduta economica dell’investimento Banfi a Montalcino è stata veramente di vasta portata ed ha il grande merito di aver portato il Brunello di Montalcino nel mondo. Tutti gli altri produttori hanno capito presto quale era la via da seguire, ma senza la locomotiva Banfi non avrebbero fatto il percorso così velocemente. La Banfi ha fatto da modello in tema di organizzazione, ospitalità, ricevimento dei visitatori, soluzioni tecnologiche e commercializzazione. Montalcino è passato da area depressa a Comune più ricco della Provincia”. Parola di Ezio Rivella. E quando si leggono le cifre record degli ettari di vigneto o che a Montalcino c’è la strada con le case più care del Belpaese… Beh, niente è avvenuto per caso.
Posso dire avendoli conosciuti entrambi, che Ezio Rivella e Giacomo Tachis sono i due piemontesi che hanno fatto le fortune dei vini toscani. A Ezio nella speranza che possa leggere questo commento, gli invio i migliori auguri a continuare la sua avventura “enoica”. Complimenti per i riconoscimenti del suo successo, non ssrvono.