“Il mio intento è di restituire alla comunità di Montalcino qualcosa che era suo, che non sapeva di possedere”. Esordisce così Massimo Achilli durante la presentazione del suo volume, “Biografie dal contado. Ser Griffo di ser Paolo notaio montalcinese del Trecento e il suo Libro di Conti (1366-1377)”, andata in scena il 19 ottobre nel Complesso di Sant’Agostino. Un’iniziativa voluta dai Quartieri di Montalcino e infatti l’autore ringrazia proprio Borghetto, Pianello, Ruga e Travaglio perché “non capita spesso di trovare una comunità che investe del denaro sulla storia”.
Il libro di Achilli offre al lettore un quadro originale della complessa vicenda della comunità montalcinese attraverso lo studio della ricca documentazione inedita relativa al notaio ser Griffo di ser Paolo, uno dei protagonisti della vita politica e sociale di Montalcino nel Trecento. “Ser Griffo viene dopo, compare quando tutte le pedine sono disposte sulla scacchiera - spiega il professore di Storia medievale all’Università della Tuscia Alfio Cortonesi - sappiamo quindi già di chi si parla, lo collochiamo bene, conosciamo le persone che vissero accanto a lui. E non parliamo di poveretti, ma di individui che hanno contribuito a fare la storia trecentesca di Montalcino”. “Secondo il Canali - continua Cortonesi - Ser Griffo è colui che conduce le operazioni per far in modo che Montalcino acquisisca la cittadinanza senese e consegua una migliore posizione nei confronti della dominante. Tra il Trecento e il Quattrocento le comunità che godevano di questa cittadinanza non erano molte. Circa 6-7, tra cui Buonconvento, e certamente non avevano il rilievo che aveva Montalcino, che si posizionava sul livello di Massa Marittima, Montepulciano, Grosseto, se non oltre”.
La cittadinanza senese, grazie anche al lavoro di ser Griffo, arrivò nel 1361. Cosa significava, a quei tempi, conseguire la cittadinanza? “I montalcinesi, oltre a obbedire alle leggi della loro terra, furono sottoposti anche alla legislazione senese - risponde Cortonesi - questo ha fatto discutere gli storici. Alcuni sostengono che questa acquisizione sia stata un colpo di fortuna. Io sarei più cauto, perché significava pagare le tasse della dominante e poi rispondere anche dal punto di vista fiscale del sistema montalcinese. Che poi ci fossero altre questioni da cui poteva trarre beneficio probabilmente sì, certamente era un onore. Sta di fatto che da quel momento gli abitanti di Montalcino diventarono anche “cives senenses”. È un atto che Massimo Achilli chiama di sottomissione-filiazione”.
Il merito politico di ser Griffo, dunque, è quello di aver traghettato i montalcinesi verso Siena. Una storia, quella dei rapporti con il capoluogo, lunghissima. Si va dall’inimicizia che porta i senesi nella prima metà del Duecento ad assediare più volte e dichiarare di voler distruggere Montalcino a una fase di raffreddamento, quando entrambe sono governate dalla stessa parte politica, quella guelfa. L’ottenimento della cittadinanza segna uno snodo nella storia di questa comunità, che poi resterà fedele a Siena in molte parti della sua vita fino a quando la Repubblica di Siena si ritira a Montalcino, “l’ultimo baluardo”.
Tornando a ser Griffo, aggiunge il professor Cortonesi, “era una personalità poliedrica che volle vivere appartato rispetto alla politica sociale della sua Montalcino. Con le sue attività lo ritroviamo presente in ogni aspetto della vita comunitativa. Questo fin dall’inizi e in maniera più intensa negli ultimi decenni della sua vita, fino alla morte nel 1370 (attualmente è sepolto nella Chiesa di San Francesco)”.
Nel volume di Achilli viene pubblicato anche il “Libro dei conti”, in parte scritto da ser Griffo e in parte da altri su mandato della moglie Lina Cacciati, che tratta in primis l’amministrazione del suo patrimonio fondiario che affitta, compra e vende in continuazione. Si tratta di oltre dieci poderi, tutti gestiti a mezzadria, disposti in diversi luoghi ma prevalentemente ad Est, nella zona di Torrenieri, San Piero d’Asso e Collodi, che riflettono il quadro delle colture che caratterizzavano le campagne di Montalcino: in prevalenza il grano ma anche l’orzo, la vite, mentre sono pochi gli olivi (l’olivicoltura toscana e italiana conoscerà uno slancio a partire dalla fine del XV secolo, eccezione per la Puglia che comincia dal XII secolo).
“La cosa che mi ha colpito di più della ricerca - aggiunge Achilli - è stata la varietà delle fonti analizzate e degli spunti che ho potuto cogliere, dalla storia dell’agricoltura alla storia delle piccole cose, come mangiavano e si vestivano le persone. Aspetti della vita quotidiana che nei libri di storia sono poco presenti. Si parla spesso di grandi eventi e si sottovaluta la vita della gente. Il libro dei conti è scritto in volgare, tutti lo possono leggere. Ritroverete delle espressioni e modi di dire ancora conservati”.
Il lavoro di Achilli comprende anche il riassunto di circa 900 protocolli notarili di ser Griffo e “qui si potrebbe trovare un seguito del libro”, conclude Cortonesi. Un seguito, invece, lo avrà la collana “I Quartieri per la storia”, che ha già pubblicato tre ricerche o tesi di laurea. Un modo per incentivare il lavoro degli storici e, soprattutto, uno strumento per riscoprire qualche piccola verità del passato di Montalcino.