“Il Brunello è un fenomeno straordinario che ha reso Montalcino probabilmente la più ricca comunità agricola al mondo. Ma il vino non è tutto. Il mito Montalcino nasce da una cultura, da una storia, da un modo di essere, da persone che lo hanno interpretato e fatto crescere nei secoli. E in questa fase della nostra storia è utile recuperare il fascino di un mondo che è stato lontano dai riflettori”. A parlare è Stefano Cinelli Colombini, che in anteprima alla Montalcinonews illustra gli argomenti di cui tratterà il suo nuovo libro su Montalcino e i protagonisti che hanno reso grande il Brunello. Memorie, aneddoti, curiosità e scatti provenienti dall’archivio privato di Casa Colombini Cinelli.
Il libro in realtà ancora non c’è, è in attesa di pubblicazione (prevista anche una versione in inglese), ma nel frattempo Cinelli Colombini ha già messo nero su bianco diverse pagine, raccolte in diversi cartelli che ha poi distribuito lungo le cantine della sua Fattoria dei Barbi, durante i giorni di Cantine Aperte. Un viaggio itinerante che ripercorre 1.500 anni di storia di Montalcino. Una storia, spiega l’autore, “particolarissima, con una serie di catastrofi ricorrenti. Abbiamo vissuto cinque assedi terrificanti, crisi terribili, ma ci siamo sempre rialzati. La nostra è una terra poverissima dal punto di vista agricolo e minerario, è un luogo dove tutto va creato. Ed è questo che ha forgiato la cultura dei montalcinesi. La necessità di creare benessere e la necessità di rialzarsi e ricostruire dopo ogni catastrofe. Per esempio quella degli anni Sessanta-Settanta, con uno spopolamento del 70% della popolazione, o in tempi più recenti lo scandalo del Brunello e il crollo di Lehman Brothers. Ci siamo rialzati, rapidissimamente e meglio di prima. Non è un fatto casuale, è un fatto culturale”.
Nel viaggio di Cinelli Colombini ci sono anche delle sezioni biografiche riservate agli attori protagonisti, alcuni celebri e altri meno. Da Tancredi e Franco Biondi Santi a Silvio Nardi, da Ersilia Caetani Lovatelli a Bruno Ciatti, da Primo Pacenti a Giacomo Neri, da Nello Baricci a Livio Sassetti e Benito Cencioni. “Come sempre, la storia è fatta di tante persone. Alcune sono sotto la luce, altre non lo sono, ma non è detto che solo chi è sotto la luce ha fatto molto e non è detto che quello che ha fatto corrisponda a quello che dice. Montalcino è una grande costruzione dove tantissimi hanno portato e continuano a portare mattoni. Molti sono ben noti, altri non lo sono ma non per questo sono meno importanti. Nel grande mito del Brunello è importante recuperare i tanti piccoli miti che lo hanno composto”.
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