Ricordate Hortencio Pereira da Silva Neto, l’ingegnere e scrittore brasiliano che lo scorso anno dedicò un libro a Montalcino? Ebbene, quel libro ha riscosso così tanto successo in Brasile che Silva Neto ha deciso di tradurlo in italiano, facendosi aiutare da una scuola specializzata di San Paolo, per poi donare circa 50 copie ai cittadini montalcinesi. L’occasione capiterà il 27 aprile, quando “Montalcino Toscana Italia” sarà presentato a Ocra Montalcino (col patrocinio del Comune di Montalcino). L’ingresso è libero, seguirà una degustazione dei prodotti tipici locali accompagnati dai vini di Montalcino.
Nel libro Silva Neto parla di amicizie, cantine, enologi, ristoranti, vino, cibo, arte, poeti, musica, feste, film e sentimenti profondi. Vengono citati la Val d’Orcia, la Val di Merse, l’Amiata, le Crete Senesi, la Val d’Elsa, il Chianti, la Maremma, ma l’epicentro rimane Montalcino, dove l’autore ha acquistato un piccolo appartamento in Vicolo del Mistero, definendolo “un sogno realizzato”.
Il volume si apre con una citazione di Fernando Pessoa (“La vita è un viaggio sperimentale fatto involontariamente”) e con la storia, tratta dagli appunti di Stefano Cinelli Colombini, di Montalcino e del suo territorio, posizionato nel mezzo della Via Francigena. Dal secondo capitolo in poi si parla dell’incontro tra Silva Neto e Montalcino. L’acquisto della casa, il panorama visto dalle finestre, il poema di uno svizzero anonimo tradotto da lui in portoghese. E poi il suo angolo di visione degli abitanti di Montalcino, dove “ho trovato tanti amici”. C’è spazio anche per la musica, espressione del sentimento italiano, con “Perdere l’amore” di Massimo Ranieri e l’uomo che sbatte “la testa mille volte contro il muro”. Il libro prosegue con un poema per Montalcino, scritto da Hortencio in persona (questo l’incipit: “Un paese magico. Una sinfonia di anima e pietra nel ritmo dell’universo”) e poi una sorta di guida enogastronomica dei posti dove mangiare e bere. Al vino è dedicato ampio spazio: prima con la storia del Brunello, dagli esperimenti di Clemente Santi alla nascita del Consorzio, e poi con le numerose cantine visitate: Biondi Santi, Luciani, Casanova di Neri, il Paradiso di Frassina e la sua musica classica, Baricci, Argiano (di proprietà di un finanziere brasiliano), Banfi, Molino di Sant’Antimo, Fattoria dei Barbi e Cipresso, col suo vino “Bueno Cipresso” nato dalla parnership con il giornalista di “O Globo” Galvao Bueno. “Il Brunello è un vino che non si può spiegare - sottolinea Silva Neto - perché di vitigni Sangiovese ce ne sono tanti ma qui è diverso, c’è qualcosa di speciale”.
Il capitolo XI si intitola “Mangia ciò che ti fa bene”. “A Montalcino e in Toscana la comida è buona”, scherza l’autore, che indica la pagina dove sono inserite due foto di ricette storiche: il cinghiale al cioccolato e il caffè in forchetta. Nel capitolo XII si approfondisce il legame tra Brasile e Toscana, che insieme all’Emila-Romagna accolse nella Seconda Guerra Mondiale 25.000 soldati brasiliani, in soccorso di italiani e americani e aiutarono a liberare varie città. “Per questo siamo sempre i benvenuti qui”, spiega Silva Neto.
Nel capitolo XIII, dedicato alla Sagra del Tordo e al Torneo di tiro con l’arco, l’autore confessa la propria fede, Quartiere Pianello perché è lì che ha preso casa. Nei capitoli XIV e XV si parla di arte e leggende: l’“Ufo di Montalcino”, il quadro nella Chiesa di San Pietro che mostra un satellite che “assomiglia in modo impressionante allo Sputnik russo lanciato in orbita nel 1957”, e la leggenda della Madonna del Soccorso, che apparse davanti al comandante Don Garcia di Toledo e lo convinse ad interrompere l’assedio nel 1553. Qui finisce la parte di Montalcino e si apre quella dedicata a Firenze, Siena, Val d’Orcia, Val di Chiana, Val di Merse, Amiata, Val d’Elsa, Chianti e Crete Senesi, con un riferimento a San Giovanni d’Asso dove Hortencio Silva Neto ha acquistato un’altra casa.
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