“Montalcino sempre più in alto. Destino d’eccellenza in nome del Brunello”. È il titolo del lungo reportage che il Gambero Rosso, nell’edizione cartacea di novembre (con tanto di prima pagina), dedica a Montalcino e alle sue eccellenze (Brunello ma non solo). “Il Brunello - osserva nell’articolo Giacomo Pondini, direttore del Consorzio del Brunello di Montalcino - è un brand conosciuto in tutto il mondo: non si può rimanere immuni dal suo fascino. Ma Montalcino è anche un tessuto sociale, una comunità che lo condivide come valore”. “Anche negli anni a venire - sottolinea il presidente del Consorzio Patrizio Cencioni - vino e turismo saranno i motori indispensabili per il nostro futuro. Il nostro obiettivo strategico è mantenere e consolidare l’immagine del Brunello come prodotto di alta gamma saldamente legato al territorio”.
Il vino domina, ma il territorio è ricco di prodotti di eccellenza, dai salumi ai pecorini, dall’olio extravergine di oliva (sono un migliaio gli ettari coltivati a oliveto) allo zafferano, dal miele (di cui Montalcino è il primo produttore in Italia) al farro (il 70% della produzione nazionale nasce qui) ai cereali e altro ancora. La particolarità sta anche nel fatto che, diversamente da altre realtà, buona parte della produzione, trasformazione e confezionamento, avvengono in loco. Dopo la fusione con il Comune di San Giovanni d’Asso alla filiera vinicola, prima in ordine di importanza, si è aggiunta quella tartuficola forte di 110 tartufaie di Tuber magnatum pico, il tartufo bianco. Gambero Rosso intervista anche il sindaco Silvio Francheschelli, che spiega il modello di integrazione sociale di Montalcino (citando i dati Wine News sul 16,51% di stranieri, il doppio della media italiana, e le 70 diverse nazionalità) e annuncia i progetti sui quali sta puntando l’amministrazione comunale: “oltre al Distretto Rurale stiamo progettando una scuola di formazione per i mestieri dell’agroalimentare: permetterà di tramandare figure professionali come il norcino, il macellaio, il casaro… Lavori in grado di dare continuità alle attività esistenti nelle aziende che altrimenti sarebbero destinate a scomparire per mancanza di personale specializzato: ciò provocherebbe una perdita di valore aggiunto e un grave danno per la cultura materiale locale. La scuola sorgerà a San Giovanni d’Asso. Ora attendiamo le risposte e gli impegni della Regione Toscana per i finanziamenti necessari a sostenere il progetto”.
È in dirittura d’arrivo il marchio d’eccellenza Montalcino. “Le nostre eccellenze - dice Franceschelli - sono sparse sul territorio e hanno bisogno di essere messe in rete, ma non basta. L’agricoltura può rendere solo se si creano dei professionisti della qualità che diano valore aggiunto come nel caso del vino: è l’unico modo per contrastare lo spopolamento e impedire lo stravolgimento degli equilibri sociali del nostro territorio”.
Gli fa eco Hubert Ciacci, presidente ASGA (Apicoltori Siena Grosseto Arezzo), reduce da un raccolto di miele eccezionale (20-30 chili per arnia): “A Montalcino siamo una decina di professionisti e al Distretto Rurale ci crediamo tutti, perché può essere una grande opportunità; così come il marchio di eccellenza dei prodotti del territorio trasformati in loco ci può permettere di fare un salto di qualità”.
Dello stesso parere anche Paolo Valdambrini, presidente dell’Associazione Tartufai Senesi (270 associati di cui 110 di Montalcino), fondamentali per la difficile e costosa manutenzione dei territori marginali necessari alla produzione del prezioso tubero: “Vogliamo essere tra i protagonisti del Distretto proprio per assicurare, anche in futuro, la produzione e soprattutto il mantenimento della bellezza di questa campagna”.
Tra i prodotti riscoperti dopo anni di oblio, l’oro rosso della Val d’Orcia, lo zafferano, ingrediente delle ricette familiari montalcinesi, sta conoscendo un nuovo impulso. Marzio Saladini di Pura Crocus (Sant’Angelo Scalo), insieme a tre amici sostenitori del Distretto, ha voluto riprendere la tradizione della coltivazione, attualmente una delle più importanti estensioni coltivate a zafferano in Italia. “Lo zafferano rappresenta per noi - dice Massimo, uno dei soci - anche un modo di pensare, custodire e tramandare le conoscenze e le usanze. Non è un retaggio storico e superato: ma un bene inestimabile per affrontare il futuro e la sua frenetica trasformazione”.
Aggiunge Giacomo Pondini: “Il Distretto è anche il modo per rinsaldare i legami e mettere insieme tutti. Ci puntiamo molto, così come sosteniamo l’idea che la Fondazione Territoriale Brunello di Montalcino possa svolgere un ruolo sinergico e di cerniera dell’intero sistema produttivo ilcinese. In sostanza, completerebbe l’offerta anche su fronti diversi compreso il patrimonio artistico, architettonico e museale del nostro territorio”.
Oggi la sfida sono i progetti di lungo periodo, il sistema Montalcino e il Brunello l’hanno accettata, chiude il pezzo del Gambero Rosso.