Olio, altro anno misero. A Montisi -50% di produzione

Olio, altro anno misero. A Montisi -50% di produzioneSarà un olio d’oliva di alta qualità, ma ancora una volta ridotto nella quantità, con un calo medio regionale del 30% e addirittura del 50% a Montisi, territorio da sempre vocato all’olivicoltura. “Le varietà Correggiolo, Frantoio e Leccino sono state colpite duramente dal gelo nei mesi invernali e hanno pochissime olive, mentre ha retto bene la varietà Moraiolo”, spiega alla Montalcinonews Giorgio Sanna, presidente del Municipio di San Giovanni d’Asso e uno degli organizzatori della festa “Il primo olio e altro ancora…” (a Montisi dal 1 al 4 novembre, edizione n. 19). “Le previsioni? Siamo al -50% rispetto alle medie normali. Ed è il terzo anno che riscontriamo una situazione critica, dopo la siccità del 2017 e, l’anno prima, la mosca, stavolta fermata dal freddo. Ma è un caso circoscritto alla Val d’Orcia. Già in Valdichiana e in Provincia di Firenze la situazione migliora”.

La conferma arriva da un’analisi di Confagricoltura Toscana, che parla di un calo regionale del 30% (per un totale di 170.000 quintali prodotti). Le basse temperature registrate alla fine di febbraio con punte di oltre -9° hanno compromesso buona parte della chioma delle piante e contribuito alla scarsità dei frutti. Inoltre la grandine unita a bombe d’acqua in alcune aree della Regione ha accelerato la cascola delle olive. “Sul fronte della qualità siamo ottimisti - afferma il presidente Francesco Miari Fulcis - il temuto parassita Bactrocera oleae, la cosiddetta mosca delle olive, non desta preoccupazione. Dall’altro lato, quello produttivo, purtroppo sembra non ci sia da gioire a causa soprattutto delle particolari condizioni climatiche”. I repentini cambi climatici sono ormai sempre più frequenti e impongono un cambio di visione. “L’olivicoltura moderna deve saper far fronte a queste avversità - spiega Miari Fulcis - I dati su varietà resistenti al freddo per esempio sono incoraggianti, non possiamo quindi che condurre una impostazione moderna dell’olivicoltura con impianti innovativi, specializzati e laddove ce ne sia la possibilità colturale, anche intensivi”. Altra questione, l’abbandono dei terreni. “Registriamo una forte contrazione del settore dovuto all’abbandono di terreni soprattutto nelle aree interne - osserva il presidente di Confagricoltura Toscana - La Toscana ha necessità di rinnovarsi molto in questo settore strategico perché l’olivo è una caratteristica del nostro paesaggio, ma non può essere considerata immutabile alla stregua di una bella cartolina”.

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