La notizia della chiusura del negozio di frutta a Montalcino ha generato una montagna di commenti, soprattutto sui social network, tanto che è diventata in poco tempo la più gettonata della settimana. Quando una bottega nel centro storico chiude non è mai una buona notizia. Se poi i titolari sono ragazzi giovani, dispiace ancora di più. Su Facebook abbiamo letto di tutto. C’è chi propone una petizione, chi ha espresso tutto il proprio disappunto, chi cerca un colpevole. Che alla fine non c’è. A noi non interessa entrare nelle dinamiche private, sono cose riservate e così devono rimanere. Poi, non dimentichiamolo, ci sono le leggi, belle o brutte che siano. Ci limitiamo a riportare che un’altra attività nel centro storico ha chiuso la saracinesca. Definitivamente.
Più volte nei nostri articoli abbiamo sottolineato come manchino determinate tipologie di negozi a Montalcino e nelle frazioni. Ora sparisce anche il fruttivendolo anche se, per fortuna, alternative dove comprare la frutta ci sono. In questi tempi di condivisioni lampo delle notizie a volte capita che l’impulsività ci prenda il sopravvento. Ma forse una domanda non ce la siamo fatta. Cosa facciamo noi tutti i giorni nel nostro piccolo? Preferiamo andare nella bottega del centro storico oppure prendiamo la macchina, magari nel weekend, e cerchiamo un parcheggio in un grande supermercato perché la spesa è più comoda farla lì? Se i negozi di abbigliamento e di intimo scarseggiano non sarà perché ci piace andare negli outlet o nelle grandi città? Se ci pensiamo tutto parte da qui. Da quelle abitudini che sono cambiate nel tempo e che non interessano solo Montalcino. Quanti centri storici sono pieni di botteghe ad uso e consumo quotidiano? Pochissimi. Compresi i posti più turistici, dove le attività sono caratterizzate principalmente dalla vendita di prodotti tipici locali. A Montalcino abbiamo le enoteche. Perché qui il vino traina un territorio intero e per fortuna è così. Quando in centro troviamo una persona che proviene non da un altro Stato, ma dalla provincia di Siena, è probabile che ti dica come “Montalcino sia un’oasi felice”. Operai, pensiamo ad idraulici, falegnami o elettricisti, dalla Valdichiana e dal senese vengono quotidianamente a fornire la loro professionalità qui perché c’è lavoro. E lo fanno, spesso e volentieri, nelle cantine o nelle attività ad esse collegate. Questo è un altro esempio, che magari finisce sottotraccia, di come l’economia legata al vino riesca a smuovere le cose. Montalcino, pensiamo agli anni 80’ e 90’, non era ricca come adesso. Vogliamo tornare indietro?
Con questo non bisogna certo dire che la situazione sia semplice per chi si mette in proprio, ne abbiamo parlato anche in passato. Qualcosa dovrà cambiare anche per il settore del commercio che vive una situazione particolare. C’è chi lotta con le unghie e con i denti per andare avanti. Per qualche commerciante, infatti, pagare l’affitto dodici mesi all’anno non è semplice in un posto come Montalcino dove da novembre e fino a Pasqua di turisti in centro se ne vedono pochi. E se non hai un fondo di tua proprietà la strada si fa in salita. Cosa succederà tra qualche anno? Forse serve un aiuto concreto e una riflessione sincera da parte di tutti. Ma prima bisogna parlarne e sarebbe bello farlo a viso aperto. Istituzioni, mondo del commercio, privati, la città intera.