Simbolo del made in Italy e di quell’identità territoriale che lo rende unico, attorno alla produzione del Brunello c’è il mondo per davvero: vino italiano tra i più famosi ed amati, è il frutto di una grande contaminazione culturale tra popoli di ben 70 diverse nazionalità, persone che vivono e lavorano nel territorio di Montalcino, dove la presenza degli stranieri è pari al 16,51% sul totale della popolazione, il doppio della media italiana (8,4%). È il risultato di un’analisi WineNews, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, tra i vigneti del celebre rosso, distretto del vino tra i più importanti d’Italia, come raccontano i numeri record di una produzione 2017 di 9 milioni di bottiglie solo di Brunello, per un giro d’affari del settore che si attesta sui 170 milioni di euro, e dove oggi un ettaro vitato a Brunello ha un valore di mercato registrato nelle ultime compravendite, in un fenomeno di merger & acquisitions che appare inarrestabile, di non meno di 700.000 euro, con una rivalutazione, in appena mezzo secolo, del 4.405%, forte dei successi sul mercato (con una quota export del 70%) e tra la critica internazionale. Ma, di pari passo, a crescere di anno in anno è anche la presenza degli stranieri, che a Montalcino hanno deciso di trasferire vite e affetti dai cinque Continenti, impiegati a tutti i livelli della produzione enoica, dal vigneto alla bottiglia, tra chi lavora in vigna, chi fa il manager, la segretaria, il responsabile commerciale, l’enologo, e, naturalmente chi fa il vigneron, accanto a chi, altro grande bacino di occupazione per i lavoratori che arrivano da oltre confine, lavora nell’indotto, dal turismo ai ristoranti ed alberghi, dalle enoteche ai negozi.
In un’Italia sempre più agè e con la popolazione in calo (60.494.000 residenti al 1 gennaio 2018; fonte: Bilancio demografico Istat 2017), ma con 5,65 milioni di stranieri che hanno scelto il nostro Paese come casa (8,4% della popolazione totale), in leggero aumento sul 2016, un distretto del vino come quello del Brunello di Montalcino rappresenta una case history: su una popolazione totale di 5.919 abitanti, 977 sono cittadini stranieri (16,51%), in testa albanesi, rumeni e kosovari, ma si va dal Regno Unito alla Francia, dalla Germania alla Russia, dagli Usa al Canada, dal Brasile all’Argentina, dal Marocco alla Tunisia, dal Giappone all’Australia, passando per Polonia, Portogallo, Spagna, Cile, Cuba, Messico, Sri Lanka, Egitto, Irlanda, Grecia, Turchia, India, Laos, Filippine, e persino Lussemburgo, Mali, Guinea Bissau, Georgia, Kirghizistan e Thailandia, per citare solo alcuni tra i Paesi di provenienza (fonte: elaborazione WineNews sulla Situazione Anagrafica del Comune di Montalcino al 1 gennaio 2018). Una percentuale ed un numero di nazionalità cresciute in appena 10 anni (nel 2008, WineNews registrava la presenza di 44 differenti Paesi; nota: dal 1 gennaio 2017, in seguito alla fusione tra Comuni, Montalcino si è unita a San Giovanni d’Asso, una delle “capitali” del tartufo d’Italia, ma il territorio di produzione del Brunello Docg, da Disciplinare, resta quello del vecchio Comune, ndr), su un tessuto sociale che affonda le sue radici nei secoli passati, quando singole intuizioni di menti “illuminate” di famiglie storiche e gli investimenti di aziende private hanno fatto nascere e sviluppare questo distretto, oggi patrimonio collettivo di una comunità che è un vero e proprio melting pot.
Il risultato di questo mix di popoli e culture sono numeri da capogiro, se solo si pensa come dal 1967, agli albori del Consorzio, un ettaro di terreno vitato e/o vitabile (erano poco più di 60, fabbricati annessi) di Brunello di Montalcino valeva 1,8 milioni di vecchie lire, pari a 15.537,15 euro attuali (cifra ottenuta con il calcolo dei coefficienti Istat per l’attualizzazione dei valori), ed oggi ha un valore di mercato attorno ai 700.000 euro, stando alle ultime compravendite, con una percentuale di rivalutazione calcolata da WineNews pari al 4.405% (e gli ettari vitati sono 2.100, su 3.500 totali).
Numeri che raccontano un fenomeno unico come quello del Brunello, e che fanno di Montalcino un distretto enoico tra i redditizi d’Italia, capace di generare un alto giro d’affari non solo di filiera, ma anche un indotto che ormai, grazie anche alle professionalità e culture apportate dalle persone di così tanti Paesi del mondo, oltrepassa i confini territoriali, con un effetto moltiplicatore legato al mondo dei vini di Montalcino, che interessa praticamente tutto il Sud della Toscana, dalla Val d’Orcia Patrimonio dell’Unesco, salendo e scendendo le pendici del Monte Amiata, ed arrivando fino in Maremma.