Vino online by Tannico: il Brunello di Montalcino c’è

Donnafugata (9,67%), simbolo del Rinascimento enoico del Sud Italia, Ferrari (9,56%), il “re” delle bollicine made in Italy da Metodo Classico, e la Cantina Tramin (8,13%), capace di coniugare i grandi numeri a quella costanza qualitativa tipica delle migliori realtà artigianali: tra le 100 cantine che fatturano di più in Italia, ecco il podio dei “più venduti” online. Dove, una cosa è certa: nel mare magnum delle cantine italiane, nelle vendite online i grandi brand, considerati più affidali specie per i neofiti, battono i piccoli. Per acquistare i loro vini, a sorpresa, Lombardia e Abruzzo si contendono il primato di “high spender”, con una spesa quasi pari per il prezzo medio delle bottiglie acquistate (11 euro), seguite da Veneto (9,5 euro) e Sicilia (8 euro). La città che spende di più per una bottiglia di vino? Gallarate, alle porte di Milano (17 euro), seguita da Firenze (13,5 euro) e Milano (10 euro). Chi sono questi appassionati? Come già anticipato nei giorni scorsi da WineNews, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, i Millennial subiscono l’effetto “riccanza” - acquistano vini status symbol, dallo Champagne a quelli da invecchiamento (Bolgheri, Barolo, Amarone e Brunello), al Prosecco preferiscono Franciacorta e Trentodoc, e sono più spendaccioni - e le donne vanno pazze per le bollicine (47%), italiane e francesi (Dom Pérignon e Ferrari, le griffe più amate), senza dire di no ai rossi, preferiti, però, dagli uomini che confermano una maggiore propensione all’acquisto in termini di quantià e prezzo. I premi delle grandi guide, inoltre, fanno la differenza tra il successo o il crollo di vendite di un brand (il 79%, a parità di prezzo, sceglie un vino premiato, su tutti, dal Gambero Rosso, i cui vini occupano il 26% dei primi 100 più venduti). E a influenzare il tutto ci sono persino gli incroci tra i pianeti. Ecco la risposta alla domanda “Cosa bevono gli italiani. Tutto quello che avreste voluto saper sul mondo del vino” della ricerca presentata da Tannico.it a Vinitaly a Verona, la più grande, perché effettuata con il panel di consumatori più ampio mai utilizzato, pari a 50.000 consumatori (su 10 bottiglie vendute online 3 vengono consegnate dal portale), con i dati estrapolati da Tannico Intelligence, servizio dedicato a cantine e Consorzi per accedere a milioni di informazioni registrate sulla piattaforma di vendita della più grande enoteca online d’Italia. Dove, nello “scontro tra titani” - le Regioni più blasonate del vino italiano - Toscana (58% di vendite online) batte Piemonte (42%), e tra i vini, il Brunello di Montalcino (60%) si conferma il più amato dagli italiani sul Barolo (40%). Le bollicine? La vittoria dello Champagne è schiacciante (49%), seguito da Franciacorta (26%), Prosecco (19%) e Trentodoc (6%; nel complesso però, gli spumanti made in Italy sono i più venduti).
E se queste sono i profili che emergono dal punto di vista dei consumatori, se si guarda alle aziende, con “grandi marchi con una specifica attenzione all’immagine e al posizionamento del prodotto, questi i vincitori della classifica sui prodotti più venduti in Italia, il settore vinicolo sembra avvicinarsi sempre di più alle dinamiche dei brand che nel lifestyle e nella moda hanno puntato da anni sull’immagine della marca”, ha sottolineato Marco Magnocavallo, fondatore e ad Tannico.
Entrando nel dettagli di consumi e tendenze nel focus su “Economia & consumo”, emerge inaspettatamente un testa a testa tra la Lombardia e l’Abruzzo, che si contendono il primato di high spender in Italia con 11 euro di prezzo medio a bottiglia, seguiti da Veneto (9,5 euro), Sicilia (8 euro) e Molise (6,5 euro). A sorpresa Gallarate, vicino a Milano, vince il premio di città che investe di più per una bottiglia di vino. In questa produttiva cittadina della provincia di Varese, il prezzo medio di vendita al pubblico per bottiglia arriva a circa 17 euro (il 95% in più rispetto a Genova e il 120% in più rispetto a Napoli). A seguire Firenze (13,5 euro), Milano (10 euro) e Roma (9 euro). “Nel complesso quindi - sostiene l’ad di Tannico - è certamente il Nord e a seguire il Centro a spendere mediamente di più per l’acquisto di vino. L’Abruzzo, dato un reddito pro capite mediamente più basso di quello della LombardiaM è in assoluto la Regione che spende di più per bere vino, un dato che può spiegarsi solo con il fatto che il vino da tutti i giorni probabilmente viene comprato in zona e non online”.
Anche nella vendita di vino online si conferma il primato dei grandi brand (30%; le 100 cantine che fatturano di più in Italia, ndr), che battono i piccoli produttori in termini di vendite (10%), considerati probabilmente più affidabili per i neofiti del calice, che faticano a orientarsi nel mare magnum delle cantine italiane bisognosi sulla necessità di avere un traino importante specie nella comunicazione, e con Champagne ed esteri che occupano una posizione di rilievo (25%).Al primo posto emerge una tra le cantine più note della Sicilia, Donnafugata (9,67%), simbolo del rinascimento enoico del sud Italia. Di misura Ferrari (9,56%) si conferma il re delle bollicine made in Italy da metodo classico, mentre il bronzo per i più venduti se lo aggiudica Tramin, una cantina altoatesina che coniuga i grandi numeri a quella costanza qualitativa tipica delle migliori realtà artigianali. A seguire Contadi Castaldi (6,07%), Tenuta San Guido (6,02%) San Michele Appiano (5,65%), Bertani (5,21%), Antinori (5,14%) Bellavista, (4,87%) e Planeta (3,99%).“Questa evidenza conferma l’importanza del marketing e della comunicazione nel consolidamento del brand, che crea nel consumatore medio fiducia e attaccamento al marchio come evidenziano i casi di Donnafugata e Ferrari. Tra i piccoli produttori merita sicuramente una citazione Ravazzi, una cantina toscana che è entrata da subito nel nostro progetto di valorizzazione delle piccole cantine ed è attualmente tra i marchi più venduti di fianco ai grandi colossi”, spiega Magnocavallo.
Tra le grandi Regioni del vino italiano (le vendite di Tannico si concentrano nella fascia dei vini premium), la ricerca si è focalizzato su Toscana e Piemonte, un duo inossidabile spesso in sfida per notorietà e potenzialità di invecchiamento dei rossi, che vede la vittoria della prima (58%) sul totale dei vini prodotti nei rispettivi territori. La medesima tendenza si riconferma sui rispettivi cavalli di battaglia, dove il Barolo totalizza il 40% di acquisto, contro il Brunello di Montalcino che si conferma il più amato dagli italiani. Nel comparto delle bollicine, la vittoria dello Champagne è schiacciante (49%), grazie soprattutto all’ampio acquisto di prodotti del gruppo Moët. Se però consideriamo la totalità delle bollicine italiane, sia da Metodo Classico che Charmat, queste battono per due punti percentuali (51%) l’insieme di tutti gli Champagne francesi. Tra le bollicine italiane preferite dalla rete svetta in cima al podio il Franciacorta (26%), che distacca persino il più economico Prosecco (19%), che tuttavia dà il lungo al Trentodoc (6%), fanalino di coda della nostra classifica - denominazione penalizzata dall’avere solo una cantina particolarmente conosciuta al grande pubblico. Entrando nel particolare, tuttavia, è interessante sottolineare come subito dopo il Dom Pérignon (10,69%) ci sia Ferrari (6,96%), che fa la parte del leone di tutte le bollicine trentine, oltre che italiane. A seguire Louis Roederer (4,99%), Monte Rossa (4,78%), Contadi Castaldi (4,60%), Ruinart (4,00%), Bellavista (3,61%) Philipponat (3,58%) e Andreola (3,25%). “Lo Champagne vince certamente contro gli spumanti Metodo Classico italiani (32% complessivi tra Franciacorta e Trentodoc), ma considerando anche il Prosecco (19%), che - a onor del vero - ha un metodo di produzione da pronta beva ed è più economico, le bollicine italiane vincono con il 51% delle vendite, dice Magnocavallo”.
Dal focus su “I premi: qualità e vendite”emerge che premi e le valutazioni di autorevoli esperti di settore rappresentano un’importante conferma qualitativa per il consumatore medio, che a parità di fascia di prezzo sceglie un vino premiato (79%), a discapito di un prodotto che non ha riscosso una segnalazione da parte delle pubblicazioni di settore. Tra i primi 100 top seller, si evidenzia in particolare un’affezione del consumatore della rete per la Guida del Gambero Rosso, i cui vini premiati occupano il 26% dei primi 100 prodotti più venduti. Entrando nel dettaglio un case study interessante è quello del Malandrino, un vino della cantina Cataldi Madonna, che dal marzo 2016 ha registrato un crollo verticale del 80% di vendite, a seguito della perdita del Tre Bicchieri del Gambero Rosso, il più importante riconoscimento in guida. Il fenomeno si riconferma anche al contrario con l’SP68 di Arianna Occhipinti: da ottobre 2016 con l’acquisizione dei Tre Bicchieri del Gambero Rosso è salito del 200% fino a raggiungere il picco a gennaio con una crescita di un ulteriore 50%. Per Magnocavallo “le guide, dunque, spesso tacciate di parlare solo agli addetti ai lavori, con un lessico troppo tecnico, sono un punto di riferimento anche per il cliente medio della rete. Proprio nella rete, dove non è possibile l’assaggio diretto, le valutazioni di autorevoli esperti di settore diventano ancora più trainanti nelle vendite”.
Andando ad esplorare i dati di vendita di uomini, donne e giovani, nel focus “Lifestyle & Società”, Magnocavallo fa notare che “se i cliché rispetto all’universo femminile vengono confermati dalla nostra ricerca, è estremamente interessante notare come i Millennial e i giovani sotto i 25 anni, hanno comportamenti di acquisto molto più legati alla notorietà delle marche e a prodotti di fascia prezzo superiore. Stupefacente poi scoprire come le vendite tra i giovani sotto i 25 anni siano stravolte da brand come Dom Pérignon (+300%)”. Scendendo nel dettaglio su chi acquista cosa, sulla base 50.000 acquirenti, Tannico suddivide i clienti in tre fasce: uomini sopra i 35 anni, donne sopra i 35 anni, ragazzi tra i 18 e i 35 anni, maschi e femmine (Millennial). Cliché confermati a metà, sul rapporto tra donne e vino, con qualche piccola sorpresa. La preferenza del gentil sesso cade complessivamente sulle bollicine, sia italiane che francesi (47%), con il superamento di un solo punto percentuale dello Champagne (24%) su quelle prodotte lungo tutto lo stivale (23%). Sul fronte d’oltralpe svettano le Maison Dom Pérignon e Ruinart, che danno qualche considerevole lunghezza a Philipponat, Canard Duchene, Aubry, Krug, Louis Roederer, Moët & Chandon e Jacquesson. In Italia vince nuovamente Ferrari, a cui segue Monte Rossa, Contadi Castaldi, Andreola, Berlucchi, Bellavista, Ferghettina, Mosnel e Fratelli Berlucchi. A sorpresa, tuttavia, le donne scardinano un vecchio cliché dimostrando di apprezzare anche i vini rossi, acquistati per il 31%, seppur da pronta beva, contro i bianchi preferiti per il 22%, con particolare predilezione per gli aromatici come il Gewürztraminer. “Le donne amano quindi i bianchi per un consumo quotidiano accompagnato da qualche piacevole brindisi d’occasione a base di bollicine di qualità, ma negli anni hanno iniziato a conoscere meglio il mondo del vino e ad ampliare i propri orizzonti, avvicinandosi con slancio anche ai rossi meno corposi” aggiunge Magnocavallo. Se le donne apprezzano una buona bollicina, gli uomini confermano la tendenza di essere degli estimatori dei rossi (44%), a cui seguono le bollicine (35%) e i bianchi (21%). Nella fascia dei rossi corposi vincono a mani basse quelli da invecchiamento (20% diviso fra Bolgheri, Barolo, Amarone e Brunello). Si conferma, invece, la maggiore propensione all’acquisto maschile, che rimane non solo più alto ma ricorrente e fatto di un numero superiore di bottiglie. “Tra le evidenze inaspettate, scopriamo che i vini aromatici piacciono anche agli uomini che li acquistano in una percentuale solo leggermente più bassa rispetto alle donne. Uomini e donne, quindi, stanno avvicinando lentamente i propri gusti, se non altro quando si tratta di aprire una bottiglia”. Analizzando però le singole cantine top seller, uomini e donne scelgono spesso brand diversi: il gentil sesso si identifica in una fascia raffinata di grandi Champagne e cantine altotesine, che si affiancano a qualche nome meno prestigioso ma spinto dai media come Bastianich. Gli uomini invece, a fasi alterne, sembrano essere più attenti al risparmio, facendo entrare in classifica vini di primo prezzo come Ravazzi. A mettere d’accordo uomini e donne, tuttavia, sono alcune cantine molto note come Dom Pérignon, Donnafugata, Ferrari e la Cantina Tramin.
Tra le grandi sorprese emerse da questa ricerca, i Millennial della rete sembrano del tutto diversi da quella “generazione 1.000 euro”, che li vorrebbe con lavori precari, senza reddito fisso e uno stile di vita morigerato. Al contrario i Millennial, sia maschi che femmine, acquistano vini che rappresentano uno status symbol, come lo Champagne e bottiglie da invecchiamento (Bolgheri, Barolo, Amarone e Brunello per il 23%), incredibilmente molto di più della fascia over 35 maschile, che sceglie più Prosecco rispetto ai giovani. I Millennial invece preferiscono al Prosecco (8%), il Metodo Classico (15%, diviso tra Franciacorta e Trento Doc) più di tendenza ed elegante. Un effetto #riccanza, che nonostante la precarietà della crisi si celebra con Dom Pérignon, consumato anche fra gli under 25 con spensieratezza, superando il 300% d’acquisto rispetto a tutte le altre fasce d’età. Analizzando altri Champagne del gruppo, inoltre, anche il Moêt et Chandon viene apprezzato molto più dai giovanissimi con una differenza percentuale del 400%. E per restare nelle bollicine l’acquisto di Ferrari è circa il doppio rispetto a quello degli over 25. Ma tra i brand più amati ci sono anche, Roederer, Donnafugata, Antinori e Bertani. Tra i superalcolici svetta la Belvedere Vodka, considerata un’alternativa cool grazie a un ottimo marketing e a un packaging che va a braccetto con i trend e il mondo del fashion.“I Millennial e i giovanissimi amano stupire e mettersi in mostra, scegliendo vini che si fanno notare, perché essere cool (e divertirsi a colpi di sciabolate) ha per loro un significato diverso e più importante rispetto alle altre fasce d’età” commenta Magnocavallo.
Dal focus “Tecnologia”, della fascia ipertecnologica di acquirenti “ho sempre pensato che la scelta tra prodotti attenti al design come quelli di Apple e il mondo dei Pc e cellulari Android fosse una definizione di una caratteristica della persona che si sarebbe potuta confermare anche in altri stili di consumo - fa notare l’ad Tannico - la nostra ricerca conferma infatti la grande attenzione per gli amanti del design high tech verso vini più raffinati e con un potere di acquisto maggiore”. Tra chi acquista online non è possibile dimenticare i geek. Questo tipo di acquirenti non solo sceglie e fa un uso della tecnologia in maniera differente e più smart rispetto alla media, ma applica la dovute differenze anche quando acquista vino, dove l’utente Android difficilmente andrà d’accordo con quello Apple anche fuori dal sistema operativo, quando ci si rilassa con un bicchiere in mano.Gli utilizzatori di prodotti Apple comprano vini più raffinati (Champagne, Brunello), gli utenti Android preferiscono quelli di fascia bassa (Prosecco, Lambrusco). Fra le cantine più vendute lo spartiacque è ancora più evidente: le particolari differenze sono ben visibili su Ferrari (+50% utenti Apple), Torrevento (+300% utenti Android), Cantine Ceci (+250% utenti Android). Leggermente diversa è anche l’incidenza di acquisto per chi fa shopping da mobile rispetto a chi acquista da desktop, rispettivamente con una spesa media di 137 euro contro 130 euro. “Il parallelismo tra vino e tecnologia sembra particolarmente interessante, perché individua una tendenza edonistica degli Apple user, che scelgono prodotti non solo per le loro fruizione (ad esempio bere un vino dall’ottimo rapporto qualità prezzo), ma anche per lo stile elegante, legato al design e allo status di una cantina. Come a dire: si beve anche con gli occhi, con la mente e attraverso i propri device”.
Infine, Tannico ha realizzato un vero e proprio Oroscopo del vino. “Si parla tanto di big data e di cosa questo possa significare per le strategie di marketing di un’azienda. Bene, con questa indagine sulla connessione tra segni zodiacali e mondo del vino abbiamo provato a portare i big data all’estremo avendo una chiara conferma sul fatto che qualsiasi caratteristica del consumatore, se ben analizzata, può far scoprire profili di consumo differenti. È per questo che crediamo che la distribuzione del futuro nel mondo del vino potrà essere dominata solo da aziende high tech con forte attenzione ai big data oppure da enoteche con astrologi professionisti”. E così anche i segni zodiacali rientrano nella ricerca, perché al pari di sesso, età, reddito e cultura, danno una forte indicazione su chi sia il consumatore della rete. Gli astri influenzano i nostri gusti? La risposta è sì. La Vergine consuma più Amarone rispetto alla Bilancia, che preferisce stappare un buon Barolo. Gli appassionati dello Champagne sono gli Scorpione, che si contendono questa tendenza con i Tori, che vivono ambivalenze gustative, in bilico tra il blasonato vino francese e i Franciacorta. I segni di fuoco (Ariete, Leone, Sagittario) amano brindare con gli Champagne e i Franciacorta. I segni d’aria (Gemelli, Bilancia, Acquario) bevono vini toscani, anche se il fascino del Franciacorta fa breccia sugli Acquario. I segni d’acqua (Cancro, Scorpione, Pesci)vince ancora la Toscana con uno Scorpione assetato di Sassicaia, mentre i Pesci preferiscono i vini dell’Alto Adige. I segni di terra (Toro, Vergine, Capricorno) sono i più eclettici e spaziano dal Torrevento pugliese per i Toro, passando per l’Amarone veneto della Vergine, per concludere il viaggio in Francia con del buon Roederer per i Capricorno.

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