Italiani, americani, francesi, inglesi, austriaci, spagnoli, canadesi, svizzeri, albanesi, panamensi, brasiliani, tedeschi, argentini: aspettando “Benvenuto Brunello” (17-20 febbraio), ecco un viaggio della MontalcinoNews tra i vigneti di Montalcino, un crocevia delle lingue del mondo dove si produce un Brunello “poliglotta”, grazie ad un microcosmo di imprenditori di ogni angolo del pianeta che, per passione o investimento, hanno deciso di investire sogni e denaro in una cantina e di produrre il proprio vino, nel rispetto delle tradizioni, contribuendo a conservarle e tramandarle, spesso mantenendo il “know how” locale, e dando il loro personale contributo al successo del rosso italiano più famoso, che oggi “parla” con il bicchiere sulle tavole del mondo. Una folta schiera di produttori di diversa nazionalità, la cui presenza è la testimonianza di una vivacità e di un appeal unici, grazie anche ai successi di mercato e critica, che mantengono alte le quotazioni del Brunello - un ettaro di vigneto è stimato tra i 450 ed i 500.000 euro e lo sfuso sugli 890 euro al quintale - con forti ripercussioni non solo economiche, ma anche sociali e culturali nel territorio di Montalcino.
Negli anni Settanta, pionieri furono i Mariani, la famiglia italo-americana fondatrice e proprietaria di Castello Banfi, la cantina che, case history anticipatrice di una tendenza ormai consolidata che vede la presenza nel vigneto italiano di imprenditori stranieri, ha aperto il territorio di Montalcino al mondo ed i suoi mercati al Brunello. Ma negli ultimi anni molte sono state le compravendite eccellenti, anche “Italia su Italia”. A fine 2016 ha fatto il giro del mondo l’annuncio dell’ingresso nella Tenuta Greppo della famiglia Biondi Santi, dove è nato il Brunello e oggi guidata da Jacopo Biondi Santi, del gruppo del lusso francese Epi Group di Christopher Descours (proprietaria di marchi di alta gamma come gli Champagne Piper-Heidsieck, Charles Heidsieck e Chateau La Verriere a Bordeaux). Andando a ritroso, in un 2016 di realtà in crescita nel territorio del Brunello, il Gruppo ColleMassari guidato da Claudio Tipa (ColleMassari nel Montecucco, Grattamacco a Bolgheri) ha acquistato Tenuta San Giorgio (46 ettari complessivi, oltre 9 vitati, 5,9 a Brunello, per una cifra stimabile intorno ad 8 milioni di euro), dopo La Velona sempre nel 2016 comprata da Eugenio Buontempo (12 ettari di vigneto, di cui 7 a Brunello, per un affare stimato sui 6 milioni di euro), La Bellarina nel 2014 e Poggio di Sotto (12 ettari a vigneto, di cui 8 ettari a Brunello, per un affare sui 10-15 milioni di euro) che ha segnato l’arrivo del Gruppo a Montalcino. L’imprenditore argentino Alejandro Bulgheroni, tra gli uomini più facoltosi al mondo, già proprietario di Dievole in Chianti Classico, a Montalcino ha investito per tre volte in meno di quattro anni: nel 2016 con l’acquisto di Tenuta Vitanza da Rosalba Vitanza e Guido Andreatta (53 ettari, 26 a vigneto, 15 a Brunello, per una cifra sui 12-15 milioni di euro); nel 2013 con Podere Brizio (9 ettari vitati, 7 a Brunello, per un affare da indiscrezioni di oltre 10 milioni di euro); e, la prima volta, nel 2012, con Poggio Landi (134 ettari, 25 a vigneto, per una cifra stimabile sui 15 milioni di euro). Anche Frescobaldi, dopo le storiche Castelgiocondo e Luce della Vite, creata nel 1995 in joint venture con la famiglia americana Mondavi, ha investito ancora a Montalcino nel 2016, acquistando la Tenuta LogoNovo dall’imprenditore svizzero Marco Keller (55 ettari, 11 ettari, il 60% a Sangiovese, ma nessun iscritto a Brunello, per una somma stimabile superiore ai 10 milioni di euro). Ad inizio 2016, i tedeschi Eichbauer, famiglia top dell’edilizia in Germania e fondatrice del ristorante bistellato Michelin “Tantris” a Monaco di Baviera, hanno comprato Podere Salicutti (11 ettari, 3,7 di vigneto, di cui 2,1 a Brunello, per una cifra stimabile tra 3-4 milioni di euro) dal fondatore Francesco Leanza, rimasto nel management dell’azienda.
Nel 2015 vanno ricordati l’acquisto da parte dell’imprenditore americano Gary Rieschel, al timone della Qiming Venture Partners di Shanghai, de La Cerbaiona (14,6 ettari, 3,2 ettari vitati, di cui 1,7 a Brunello, per una cifra stimabile sui 6 milioni di euro ) ceduta dai proprietari Diego e Nora Molinari. Ma anche quello de Il Forteto del Drago, ceduto dalla famiglia lombarda Troise a Giovanni Carlo Sacchet e Antonio Mario Zaccheo, proprietari di Carpineto (53 ettari, 11 vitati, di cui 3,5 a Brunello, per un affare sui 7-8 milioni di euro). E, ancora, nel 2015 c’è stato anche l’acquisto di Casisano Colombaio (53 ettari, di cui 22 a vigneto tra Brunello e Rosso) da parte della prestigiosa Tommasi Family Estates, realtà con base in Veneto della famiglia Tommasi, mentre un’altra griffe veneta, Allegrini, è salita al 100% di San Polo (16 ettari di vigneto, di cui 8 a Brunello, per un affare sui 6-7 milioni di euro), rilevando tutte le quote della società (il 50%) detenute da Leonardo LoCascio, fondatore di Winebow, dopo l’acquisto in joint venture nel 2007.
A fine 2014, Riccardo Caliari, Stefano Brunetto e Massimo Bronzato, i tre giovani imprenditori veneti fondatori della società di consulenza energetica e sostenibilità alle aziende “Cloros”, hanno acquistato invece Le Macioche.(con 3 ettari a vigneto, su 6 complessivi, per 4 milioni di euro) dai precedenti proprietari Matilde Zecca e Achille Mazzocchi. Prima ancora, l’imprenditore brasiliano Andre Santos Esteves, con la sua Leblon Investiments, ha comprato nel 2013 la storica Argiano; nel 2012 la società panamense Soleya International Corporation ha acquistato la Tenuta Oliveto; nel 2011 Ruffino proprietaria di Greppone Mazzi è diventata al 100% del colosso americano Constellation Brands, e un altro americano, Louis Camilleri, alla guida di Altria Group Inc, la holding che controlla il gruppo Philip Morris, acquistava Il Giardinello; nel 2000, infine, era stato l’americano Richard Parsons, ex ad della Time Warner, a comprare Il Palazzone.
dati a cura di 3BMeteo
8 febbraio 2025 08:00