Tra Giro d’Italia ed Eroica: bici e vino un connubio vincente

Montalcino Giro d’Italia 2010 - Cadel Evans Campione del MondoIl Giro d’Italia, una delle istituzioni sportive in Italia, che dal 1909 accompagna in ogni angolo del Paese gli appassionati di bicicletta, da oggi riprende a correre sulla cresta dell’Appennino. Arriverà a Benevento, attraversando Vallo di Diano e Irpinia; dopo il Sannio e il Matese, a Roccaraso, ai piedi della Maiella, con il primo arrivo in salita. Poi, l’Abruzzo, la Sabina e l’Umbria, con l’arrivo a Foligno; quindi, risalendo la valle del Tevere, fino al ripido passaggio di Anghiari - dove, c’è da scommettere, ci sarà battaglia - e al Gran Premio della Montagna di Scheggia. Si vola su Arezzo, da attraversare una prima volta per poi affrontare l’inedita ascesa, su fondo sterrato, dell’Alpe di Poti, per poi ritornare in città. Infine, la prima settimana del Giro si chiude nel Chianti, con la cronometro tra Radda e Greve, 40 km nel cuore del Chianti Classico. Ed il pensiero torna inevitabilmente alla tappa del 1986, quando il Giro arrivò per la prima volta a Montalcino e a quella terribile del 15 maggio 2010, quando, sotto una pioggia battente ed incessante, la tappa si concluse nella culla del Brunello. Ed il connubio tra le strade da bici e le terre da vino sembra proprio funzionare. Lo sta a dimostrare il successo ormai internazionale dell’Eroica, la ciclostorica che da quasi vent’anni si svolge sulle strade, prevalentemente sterrate del Chianti, della Val d’Arbia e della Val d’Orcia. Inventata quasi per gioco da un’allegra brigata di amici, a Gaiole in Chianti, capeggiati da Giancarlo Brocci, uno che, come i ciclisti pionieri di cento anni fa, non molla mai. Anche quando si fora o si cade, e si scende di sella, per poi risalirci e continuare sulla strada che ci si è tracciata. La sua idea, visionaria, è stata quella di immaginare a un ciclismo che riscoprisse i valori della fatica e dell’onestà sportiva. E lo facesse ripensando radicalmente l’etica e la fisiologia del ciclismo. Ha inventato la straordinaria favola dell’Eroica, il gusto del compiere l’impresa sfidando i propri limiti con i propri mezzi, senza scorciatoie farmacologiche, andando a cercare il piacere autentico dell’esperienza collettiva del pedalare insieme. Lo hanno certo aiutato, oltre al manipolo di Don Chisciotte e Sancio Panza che lo seguono da anni, la naturale, inimitabile bellezza delle strade bianche, quel reticolo di strade sterrate che solcano le colline chiantigiane, e più giù, quelle della val d’Orcia all’ombra di Montalcino e Pienza, tra pievi e castelli millenari e storici vigneti.
L’Eroica, negli anni, cavalcando la riscoperta del vintage, e la bellezza inarrivabile delle biciclette d’epoca, è diventata un fenomeno virale, forse una moda. Ma ha accompagnato in Italia e nel mondo una rinnovata e ripulita idea di ciclismo. Ora l’Eroica è un brand internazionale e il “format” è esportato in tutto il mondo: Inghilterra, Spagna, California, Sudafrica, Giappone. Il biglietto da visita però è sempre quello: passione ciclistica, fascino del paesaggio, riscoperta dei valori sportivi, e della bellezza, della fatica.

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