Montalcino e “I paesaggi del vino, tra storia ed attualità”

Massimo MontanariDal Piemonte alla Toscana, dal Medioevo ad oggi, dalle origini al successo, attraverso profonde trasformazioni, “I paesaggi del vino, tra storia ed attualità”, raccontati, analizzati e spiegati da autorevoli esperti e studiosi italiani, sono al centro del Convegno promosso, ogni anno a Montalcino, dal Centro di Studi per la Storia delle Campagne e del Lavoro Contadino. Di scena il 6 settembre nella terra del Brunello, con Comune di Montalcino, Scuola Permanente dell’Abitare, Officina Creativa dell’Abitare, ed il sostegno dell’agenzia di comunicazione territoriale MontalcinoNews, il Convegno ha riunito nell’antico complesso di Sant’Agostino alcuni tra i più importanti studiosi in materia, da Massimo Montanari a Giuliano Pinto.
Ad introdurre il convegno, con i ringraziamenti al Comune di Montalcino e alla MontalcinoNews, lo storico Massimo Montanari, docente di Storia medievale all’Università di Bologna, dove insegna anche Storia dell’alimentazione: “Una tradizione lunga 17 anni, quella del Laboratorio, che è stato sospeso e sostituito con questo incontro che si tiene in un luogo nuovo a Montalcino, la sede di OCrA. Siamo qui per studiare e affrontare il tema della trasformazione del nostro territorio che cambia con il tempo e con l’intervento dell’uomo”. A prendere la parola, è poi Giuliano Pinto, docente di Storia Medievale all’Università di Firenze, che, sulle “Origini e sviluppo del paesaggio viticolo toscano”, ha detto: “La regione Toscana presenta una grande varietà di paesaggi e colture e la vite acquisisce forme particolari a seconda delle volontà, lo stile di vita e le esigenze dell’uomo. La vite si inserisce nel paesaggio toscano a partire dall’alto medioevo ma si tratta di vigne di modeste dimensioni a ridosso degli abitati e rivolte all’auto-consumo. Anche i monasteri, dispongono di vigne a ridosso degli edifici religiosi. A partire dal XII e XIII secolo, con la mezzadria poderale e la coltura promiscua, cambia il modo di coltivare la vite e durerà fino all’inizio del Novecento: il podere è un’unità compatta in grado di coprire dal punto di vista alimentare il fabbisogno necessario a soddisfare la grande richiesta di vino. Per questo motivo, i vigneti venivano piantati anche in zone poco vocate. A partire dal basso medioevo sino a poco tempo fa, in Toscana si passa dalla monocoltura vitivinicola in favore della coltura promiscua e i vigneti specializzati sorgono spesso lontani dalla casa colonica come accadeva prima e questo cambia molto il paesaggio e anche il modo di vivere e lo spopolamento delle campagne”.
Arriva poi il turno di Francesco Panero, docente di Storia Medievale all’Università di Torino che, su “Le trasformazioni della viticoltura in Piemonte dal Medioevo all’Età contemporanea”, ha detto: “Il Piemonte è simile alla Toscana anche se la mezzadria poderale arriva molto più tardi. La vigna aveva un posto di rilevanza nel VIIII e XI secolo ma non in tutto il Piemonte, anche se in molte zone si produce anche oggi come Gavi per esempio dove, oltre alla vigna c’erano anche i castagneti. Poche sono le documentazioni che testimoniano la vite e la sua coltivazione ma ci sono delle informazioni che dal ’900 arrivano fino al XV secolo: testi o miniature ci fanno capire quali siano gli usi di coltivazione della vite in Piemonte”.
A concludere gli interventi il professor Gaetano Di Pasquale dell’Università di Napoli Federico II - Land.is), su “I mutamenti del paesaggio nel territorio di Montalcino negli ultimi 50 anni”. “ La vite nasce come pianta selvatica - spiega il professor Di Pasquale – ed è l’uomo ad “addomesticarla” e coltivarla. Montalcino era un territorio molto povero ed il bosco era la fonte di lavoro primaria. Noi abbiamo studiato e analizzato i cambiamenti dal 1954 al 1978 al 2010 e molti sono i cambiamenti: nel 1954 ci sono molte poche vigne, molto bosco e la coltura promiscua è molto diffusa. Nel 1974 aumenta sia il bosco e che la vigna ma è nel 2010 che si stravolge il paesaggio di Montalcino e la vigna prende molto piede. Con l’aumento della vigna vengono perse a Montalcino le colture diversificate come gli alberi da frutto ad esempio”.
A seguire, al centro di una Tavola rotonda, ci saranno “I paesaggi viticoli del nostro tempo: dinamiche e problematiche”, con gli interventi, tra gli altri, di Leonardo Rombai, docente di Geografia storica dell’Università di Firenze (Italia Nostra), dell’architetto Edoardo Milesi, direttore della Scuola permanente dell’Abitare, e di Danilo Gasparini, docente di Storia dell’Agricoltura e Storia dell’alimentazione all’Università di Padova.

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