“Fece l’Arbia colorata in rosso”, così Dante descrisse la giornata del 4 settembre 1260 quando, vicino al torrente Arbia, sulla collina di Montaperti, l’esercito ghibellino di Siena, guidato da Farinata degli Uberti, sconfiggeva le milizie della guelfa Firenze, una strage da 30 mila fanti e 3 mila cavalieri fiorentini, che, per Montalcino, segnò definitivamente l’ingresso nell’orbita d’influenza senese. Ma i rapporti con la città del Palio non furono molto amichevoli e, per gli abitanti di Montalcino, fu anche l’occasione in cui si guadagnarono un soprannome che, ancora oggi, li contraddistingue. Si narra, infatti, che i montalcinesi, alleati di Siena dell’ultim’ora e non troppo fieri di esserlo, si sarebbero presentati, per venire in soccorso dell’esercito senese, intenzionalmente tardi sul luogo della battaglia, con il rischio di compromettere l’esito del conflitto. Per tutta risposta, i senesi, attraverso una deliberazione del consiglio dei 24 vollero punire in modo esemplare, spregevole ed umiliante il popolo di Montalcino assegnando loro il compito di seppellire i corpi dei vinti, “che non erano stati ancora sopeliti, che v’erano stato dei dì”, e “marchiandoli” indelebilmente con il soprannome di “beccamorti”.
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20 settembre 2024