Svelato il restauro della pala dell’Assunzione del Tamagni

Pala dell’Assunzione di Vincenzo Tamagni 10Nella settimana in cui Montalcino onora la sua Patrona, Maria Santissima del Soccorso, la Confraternita del Santuario, presieduta da Mauro Guerrini, presenta il restauro di una delle opere della Chiesa dei fedeli della culla del Brunello. Si tratta della Pala raffigurante l’Assunzione della Vergine, dipinta, firmata e datata 1527 dal pittore di San Gimignano Vincenzo Tamagni. Una cerimonia semplice ed interessante allo stesso tempo, quella di questo pomeriggio quando gli astanti hanno potuto comprendere, attraverso gli interventi della storica dell’arte Maddalena Sanfilippo del restauratore Luca Bellaccini e di Anna Maria Guiducci (Soprintendenza dei beni artistici, storici ed etnoantropologici di Siena e Grosseto), non solo le varie fasi del restauro ma anche la vita del pittore, le sue influenze e come l’arte del restauro si sia evoluta nei secoli. attraverso le parole della Sanfilippo che ha fatto un excursus sulle opere che Tamagni ha dipinto a e per Montalcino passando dagli affreschi dello Studiolo dello Spedale elogiando il pittore per le grottesche e per le sanzie, aspetti per cui la critica lo ha sempre ritenuto un artista d talento, fino alle pale dipinte per ornare le varie cappelle: quella del 1510 per la Cappella di San Pietro e quella per la Cappella privata di Posi fino ad arrivare a quella a lui attribuita raffigurante la Madonna della Misericordia del 1527 proveniente dalla Compagnia dei Bianchi e la pala dell’Assunzione della Vergine, dello stesso anno. la pala raffigura la Vergine in mandorla nella resurrezione del corpo affiancata dai Santi Sebastiano, sulla sinistra e San Rocco, sulla destra. Lo sfondo ha le sembianze del paesaggio toscano, con campagna e una città torrita. Attraverso una descrizione fatta da Clemente Santi a fine ’800, probabilmente in occasione di un altro restauro precedente a quello odierno, sappiamo che la pala provenivaa da una cappella, detta di San Rocco, che compare, anche se non ubicata, anche in altri documenti d’archivio, e che probabilmente fu distrutta durante l’assedio del 1553. fu allora, con tutta probabilità che la pala fu trasferita al Santuario.
È poi Anna Maria Guiducci che, attraverso il suo intervento spiega alcuni aspetti sulla teoria del restauro: “purtroppo il patrimonio italiano non ha più la cura statale che aveva fino a qualche anno fa ed è spesso solo grazie ad opere come quella della Confraternita del Santuario che si riesce ad intervenire e a salvare opere d’arte come questa, si deve imparare a godere dell’arte e a farsi partecipi del bene comune. Il momento in cui opera Vincenzo Tamagni è un momento tecnico particolare: si passa dall’uso della pittura a tempera a quella ad olio e quindi, per i pittori dell’epoca risulta a volte difficoltoso miscelare questo nuovo composto e ciò si riflette nella tenuta e durata del colore stesso. Operare dal punto di vista del restauro, oggi, significa cercare di mantenere e recuperare ciò che si è conservato dell’opera d’arte senza senza operare abbellimenti e utilizzare sistemi minimamente invasivi come invece accadeva nel ’7-800”.
La parola passa poi al restauratore, Luca Bellaccini che spiega, dal punto di vista tecnico l’intervento sull’opera che ha dovuto fare i conti non solo con l’usura del tempo e l’annerimento della superficie dovuto alle polveri ed ai fumi delle candele votive ma anche con interventi di vario genere sui colori che hanno, nell’arco dei secoli, subito diversi interventi scellerati e di inesperti. il risultato finale risulta comunque essere notevole.
Un nuovo recupero di un pezzo di storia di Montalcino che aiuta a ricordare ai cittadini e a mostrare a chiunque arrivi nella città del Brunello, quanto ci sia di patrimonio da salvaguardare e trasmettere alle nuove generazioni.

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