Valutazione qualitativa unita a parametri come la reperibilità, la presenza su scaffali e ristoranti e, ovviamente, il prezzo. È la “Top 100 Wines of 2014” by James Suckling che raccoglie i migliori 100 assaggi fatti dal guru del vino - spesso definito come “one man show” del settore nonché uno dei più seguiti critici enologici del mondo - durante l’anno a consacrare, ancora una volta, il Belpaese enoico rappresentato con ben 43 etichette. Ma se è vero che l’Italia domina la classifica, il Brunello sembra rimanere nelle retrovie. Pur presente con due cantine (al n. 39 San Polino Brunello di Montalcino Helichrysum 2009 e al n. 60 Ciacci Piccolomini d’Aragona Brunello di Montalcino Vigna di Pianrosso Santa Caterina d’Oro Riserva 2007) sembra essere surclassato da molte denominazioni italiane che risultano incontrare, in modo più accattivante, il favore del critico e forse anche del pubblico. Protagonista assoluta è la Toscana, rappresentata da ben 20 etichette, ma va benissimo anche il Piemonte, a quota 16 (14 Barolo e 2 Barbaresco); rappresentato, poi, anche il Trentino Alto Adige, con 4 vini in classifica, il Veneto, con 2, e l’Umbria, a quota 1.
Un momento di orgoglio per l’Italia del vino ma che, nella culla del Brunello, forse, dovrebbe trasformarsi, in un periodo di riflessione e valutazioni.
Come è vero che il Brunello si trova ormai da decenni sulla cresta dell’onda dell’enologia mondiale, altrettanto vero è che, per rimanere in vetta alle classifiche e mantenere la notorietà guadagnata, c’è bisogno di impegno costante e una strategia ben precisa. Per crescere e migliorare, un brand come il Brunello ha bisogno di uomini capaci, geniali e creativi che, sotto pressione, riescano a dare il meglio e ad estrapolare, partendo dalla “materia prima” le migliori potenzialità del prodotto, caratteristica che il mercato di tutto il mondo richiede. Ma non solo, c’è bisogno, per un vino come il Brunello e per il suo territorio, di uno stretto e proficuo dialogo tra tutti gli attori in scena, dai produttori agli amministratori fino ai privati cittadini che lavorino insieme ed in comunione di intenti, per trovare i canali giusti per “creare” un luogo che riesca a far vedere, al mondo, la propria anima. Esclusività di prodotto, sostenibilità etica, attenzione al pericolo della massificazione e dialogo costruttivo tra impresa e territorio: questi devono necessariamente essere i “mantra” su cui puntare per avere delle chance per un successo permanente nei mercati mondiali.
dati a cura di 3BMeteo
14 dicembre 2024 19:30