Da oggi Montalcino racconterà la leggenda della lupa

Inaugurazione Colonna Pretoria La Lupa

Con un “tempo da lupi”, Montalcino ha inaugurato, oggi, la Lupa: con cuore intrepido, sfidando le intemperie sotto una pioggia battente, ecco che le autorità di Montalcino e di Siena, a dir la verità non molte - erano assenti entrambi i sindaci - questa mattina si sono incontrate, sotto gli occhi, o meglio sotto gli ombrelli della popolazione - anch’essa molto scarsa - per il vernissage della tanto chiacchierata colonna pretoria.
Il “padrone di casa” - alla presenza delle autorità, del gonfalone della Città, dei tamburi e delle chiarine e delle comparse dei Quartieri - il vice sindaco di Montalcino, Mario Vegni, insieme all’assessore  al turismo del Comune di Siena, Alessandro Mugnaioli, ha ricordato il forte legame che unisce Montalcino e la Città del Palio, e quanto il ripristino della colonna, fortemente voluta dall’amministrazione comunale di Montalcino, sia simbolo delle affinità storico-culturali che uniscono da secoli le due città. 
Estremamente interessante è stato ripercorrere, insieme al professor Bruno Bonucci, la storia e le vicissitudini dell’antica colonna, di cui, quella inaugurata oggi è un “falso-vero”: infatti, la presenza di una colonna con una lupa che allattava due bambini, posizionata a fianco di una gradinata che insisteva di fronte al Palazzo Pubblico, è attestata in molti documenti. Questa lupa vi rimase fino al 1618, anno in cui fu decapitata e la colonna gettata a terra. Le fonti, anche se non concordi in merito, parlano dell’atto vandalico ai danni del monumento, come di un gesto, messo in atto da seguaci Fiorentini, dettato dall’odio e dal disprezzo per i Senesi, loro nemici da sempre. La lupa, decapitata, che faceva parte dell’antico documento, è conservata ancora oggi nel Museo. Montalcino, da oggi, ha di nuovo la sua Lupa …




Focus - L’opera
Realizzata da una ditta di Capezzano (Comune di Pietrasanta), l’opera, realizzata in marmo bianco, è composta da un basamento di un metro e mezzo e di una colonna di 5 metri, sulla cui sommità sarà sistemata una lupa che allatta due gemelli; sulla colonna sono anche montati tre portabandiera in ferro battuto, che comprendono gli stemmi dei Quartieri, che oggi si suddividono il territorio di Montalcino, ed ospitano le insegne degli antichi terzieri di Sant’Egidio, San Salvatore e San Michele Arcangelo. 
Il progetto è stato sottoposto anche all’approvazione di tutti gli enti competenti ricevendo il nulla osta, prima della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Demoetnoantropologici (9 dicembre 2011), poi dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le Provincie di Siena e Grosseto (23 dicembre 2011) e poi l’autorizzazione paesaggistica (30 dicembre 2011).
Il costo dell’opera? Sui 35.000 euro. Di questi tempi, un buon padre di famiglia avrebbe forse impiegato diversamente il proprio denaro, considerando anche che, a due passi dalla colonna pretoria, ci sono luoghi storici ed artistici da restaurare e da valorizzare, con significati e valenze ben più importanti.

Focus - Ma che “c’azzecca” la lupa senese a Montalcino?
Fondata dai discendenti di Remo, Siena trae le sue origini da una leggenda medievale che la proclama a tutti gli effetti “città sorella” della Città Eterna. 
Dopo che Romolo, fondatore e primo re di Roma, ebbe ucciso suo fratello Remo, stabilì di uccidere anche i due figli di questi, Senio e Aschio, al fine di togliere di mezzo dei possibili pretendenti al trono. Il dio Apollo fornì ai due giovani due cavalli, uno bianco ed un nero, sui quali essi fuggirono nottetempo, portando con loro una lupa marmorea rubata a Romolo. Dopo alcuni giorni di cammino, i due fratelli giunsero sulle rive di un piccolo corso d’acqua, la Tressa, e qui incontrano alcuni mandriani e boscaioli. In quel luogo eressero un accampamento e in breve, per il loro rango e la loro maestria nelle armi, divennero i capi di quella piccola comunità. Successivamente essi costruirono un fortilizio sulla collina più alta. Romolo nel frattempo inviò due condottieri, Camelio e Montorio, per catturare i due fratelli e trascinarli a Roma. I due generali costruirono a loro volta altri due forti nelle vicinanze di quello costruito dai nipoti di Remo. Tra i gruppi si accesero vari scontri, dopo i quali si aggiunse finalmente ad una tregua. Ma, in seguito, fra gli abitanti originari della zona e i Romani ricominciarono le contese. Roma inviò così gli ambasciatori Pirro e Flaminio che riportarono la pace e fecero sì che le due comunità si fondessero in una. Per festeggiare l’evento si tributarono sacrifici ad Apollo e Diana. Dall’altare di Apollo si alzò un fumo nero mentre dall’ara di Diana si levò un fumo bianco. Il fortilizio che Senio e Aschio costruirono in cima alla collina è oggi Castelvecchio, la parte più antica di Siena. Le fortezze erette da Camelio e Montorio corrispondono alle odierne Camollia e Camporegio. 
Ma tutto questo racconto, che si capisce possa essere parte importante ed integrante della storia e della leggenda di Roma e di Siena, che “c’azzecca” con Montalcino ?

 

 

 

 

 

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