Il valore dei vigneti nei top terroir d’Italia, nonostante la crisi, tiene botta e, anzi, costituisce un elemento di valorizzazione fondamentale per chi voglia investire in aziende vitivinicole italiane. Un indicatore economico dello stato di salute dell’Italia enoica che disegna una quadro ricco e articolato da cui emerge una “classifica” - stilata da WineNews, che sarà al centro del dibattito di Vinitaly, la rassegna internazionale di riferimento del mondo del vino in programma a Verona dal 6 al 9 aprile (www.vinitaly.com) - attraverso un’indagine che ha fatto il giro del Belpaese a caccia del vigneto più prezioso, per scoprire il suo valore e la sua incisività nel quadro generale del mercato immobiliare.
A primeggiare sono i vigneti altoatesini, stabilmente intorno ai 550.000 euro di valutazione per ettaro, seguiti da quelli dell’Amarone, con quotazioni oscillanti fra i 480.000 e i 500.000 euro, e da quelli del Prosecco nei territori di Conegliano e Valdobbiadene, dove la forbice sta tra i 380.000 e i 350.000 euro ad ettaro, analogamente alle quotazioni dei vigneti trentini. La medaglia di legno tocca a Piemonte e Toscana con i vigneti rispettivamente di Barolo, a 350.000 euro, e di Brunello di Montalcino, tra i 350 e i 330.000 euro. Segue ancora la Toscana con Bolgheri (tra i 320 e i 300.000 euro). In coda i vigneti della Franciacorta, intorno ai 230.000 euro, quelli piemontesi del Barbaresco tra i 200 e i 230.000 euro ad ettaro, le vigne del Nobile di Montepulciano, che valgono tra 150.000 e 200.00 euro, quelle del Chianti Classico, che stanno tra i 120 e i 150.00 euro ad ettaro, seguite dai vigneti sulle pendici dell’Etna, che possono valere tra i 60.000 e i 120.00, quelli tra le colline di Montefalco, intorno ai 100.000 euro e, infine, quelli di Taurasi tra i 50 e i 60.000 euro ad ettaro.
Per ricostruire il valore di un vigneto in produzione, le variabili da considerare sono molteplici. Si va dal costo dei diritti d’impianto (la cui liberalizzazione ha infiammato nel recente passato la discussione in sede europea e il cui prezzo è tendenzialmente in rialzo), all’esposizione, alla natura geologica dei terreni, all’età dei vigneti impiantati, all’appartenenza a specifiche sottozone e, naturalmente, al prestigio di determinate denominazioni. A complicare ulteriormente il quadro, la situazione economica generale che ha un peso non secondario: può far levitare o decrescere il valore di quel ettaro di vigneto in rapporto al suo andamento positivo o negativo, pur restando fermo il dato nazionale generale che vede il valore medio di un ettaro di vigneto a 36.000 euro, cioè molto superiore a quello delle altre colture che è di 19.400 euro (dato Inea - Istituto Nazionale di Economia Agraria), che stima il valore dei vigneti italiani, dall’inizio del nuovo Millennio, cresciuto del 2%, nonostante la contrazione dei prezzi a partire dal 2008).
Ma va detto che, nei fatti, si tratta quasi sempre di stime virtuali, sia per la loro poca rappresentatività in termini di ettari sul mercato, sia perché fanno capo a zone di produzione altamente di successo e di storia in cui non esiste un vero e proprio mercato o esiste in forme del tutto sporadiche e marginali.
Questo, dunque, lo scenario del “borsino” dei vigneti più preziosi del Belpaese che evidenzia quanto il vigneto italiano resti un solido rifugio per gli investimenti, nonostante la perdurante crisi economica, marcando una netta controtendenza rispetto al generale crollo dei valori del mercato immobiliare, conservando il proprio peso patrimoniale. Un peso che mette, in termini mondiali, l’Italia subito dopo la Francia per valore dei propri vigneti.
dati a cura di 3BMeteo
14 dicembre 2024 19:30