Anche se è difficile immaginarlo, c’è stata un’epoca in cui Montalcino non era famosa per il Brunello, ma per la maestria degli artigiani, dai quali accorrevano nobili e signori del tempo nella certezza di rivolgersi ai migliori sulla piazza. Dal Medioevo a tutto il Settecento, le vie del paese brulicavano in particolare dell’attività di cuoiai e calzolai che, nelle botteghe, producevano sia scarpe “per la campagna”, sia calzature di più raffinata fattura, destinate ad essere vendute in città. Oggi questi mestieri, prezioso patrimonio di sapienza artigianale, sono ormai andati perduti. Eppure sarebbe importante riuscire a recuperarli, in un’operazione di stimolo per le nuove generazioni, potenzialmente interessate ad un lavoro manuale di alto livello. A questo scopo potrebbero essere promossi laboratori e corsi, da tenersi magari in edifici pubblici inutilizzati, in un’ottica più ampia di valorizzazione, e in accordo con gli “artigiani-artisti” di Montalcino (ceramica, telaio, carta, oreficeria), che ancora ci sono. Del resto, è proprio l’artigianato di lusso, secondo le ricerche, una delle carte su cui il made in Italy deve puntare per fregiarsi del suo prestigio nel mondo.
dati a cura di 3BMeteo
20 settembre 2024