“Il sapore del vino fa parte della vita come il respiro, mi fa cantare l’anima”. Così Gianna Nannini, la regina del rock italiano, ricorda un passaggio di una sua poesia dedicata a Gianni Brunelli, produttore a Montalcino di Brunello - e sostenitore accanito di questa terra che, definiva generosa e sosteneva dare buoni frutti - ma anche oste in quel di Siena e amico della cantante, scomparso qualche anno fa.
L’occasione per ricordare l’amico d’infanzia è stata la sua visita a Roma per il suo ingresso nel circuito “Vino Libero” lanciato dal patron di Eataly Oscar Farinetti con il suo “Innno”, che produce nel chianti. Proprio così, la Nannini non è solo musica e rock, l’anima della cantante è anche la passione per fare vino. Dal 2000, la “Gianna nazionale” ha ripreso un terreno di famiglia abbandonato e lo ha trasformato, in una vigna-gioiello dove la chimica è bandita. Qui a due passi da Siena, produce “Innno”, un vino dedicato al nonno Guido.
“Fare parte di questo “disciplinare” per me è un modo di rivoluzionare il mondo del vino e dell’Italia, perché come si fa il vino, e lo facciamo bene, bisogna fare - ha spiegato la Nannini a WineNews, uno dei siti d’Italia più cliccati dagli amanti del buon bere - con la musica. Quello che manca nella cultura italiana, quando si fanno i dischi è la convinzione che ogni cantante debba trovare la sua identità: Invece, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, c’è stata tanta importazione di musica straniera, è si sono create più che altro copie. Nel vino invece si crede nella propria terra, è appartenenza, e nella musica deve essere la stessa cosa. E il Sangiovese assomiglia al mio sangue, l’ho respirato da piccina, mi è entrato ossigeno e vino”.