Parlare di una festa come la Sagra del Tordo non è sempre facile, soprattutto se si prova ad esaminare, fuori dalle chiacchiere “da bar”, in ogni dettaglio, analizzando ogni sfaccettatura, quella che per Montalcino e i suoi abitanti è la manifestazione “del cuore”, la festa identitaria del territorio. Come prima cosa, per esaminare quali siano gli aspetti della Festa da salvare e quelli, invece, da rivedere, perché la manifestazione migliori e non rischi di divenire una brutta caricatura di sé stessa, è necessario fornire un quadro completo e contestualizzare l’evento, non solo da un punto di vista storico, ma anche antropologico. E la Montalcinonews, senza la pretesa di avere la verità in mano e senza sovrapporsi e imporsi sugli organi preposti a vigilare sulla festa, prova ad analizzare la situazione e a porre alcune problematiche su un tavolo di discussione.
Gli inizi: tra turismo, cultura e gastronomia
Ma partiamo dalle motivazioni per cui la Festa nasce. La prima Sagra del Tordo è datata novembre 1958. Il contesto storico mostra una Montalcino, quella degli anni Cinquanta, che inizia ad avvertire insoliti flussi turistici, estranei, fino ad allora, per una zona depressa che si andava spopolando, afflitta da anni di crisi e che non conosceva ancora la fama legata al boom che, qualche anno più avanti, avrebbe avuto, nel mondo, il prodotto principe del territorio, il Brunello. In questo contesto, l’amministrazione del tempo, avvertiva la necessità di comunicare Montalcino oltre le proprie mura e di attrarre persone e turisti a visitare la città. Fu l’allora vicesindaco (di area socialista) e presidente del Comitato per il Turismo, Bruno Caprioli, a dare il “la” alla creazione della Sagra del Tordo, dando mandato, ad alcuni giovani di Montalcino, di ideare una qualche iniziativa che potesse dare ai turisti una ragione per venire a visitare Montalcino. E i ragazzi, tra i quali Ivo Caprioli, figlio di Bruno, Mario Lamoretti, da molti ricordato come l’anima pittorica della Festa e Antonio Farnetani, del quale, ancora oggi, il Banditore, nei giorni di festa, legge le parole scritte nel 1958, fecero il proprio lavoro. Pensando di unire l’aspetto storico della città con quello culinario - legato alla tradizione venatoria del territorio che, con i suoi boschi custodiva il “passo” autunnale degli uccelli migratori, soprattutto di tordi, da alcuni anni divenuti specie protetta - dettero vita alla Sagra del Tordo. Fu nel 1961 che, per non cadere nella monotonia, furono creati i Quartieri. Anche se la città originariamente era divisa in tre terzieri - Sant’Egidio, San Salvatore e Sant’Angelo in Castelvecchio - si decise, sia per le rivalità che, negli anni, nelle quattro zone principali di Montalcino, si erano sviluppate tra i ragazzi e i cittadini, sia per l’assetto architettonico stesso della città, sia per evitare, vista la creazione ex novo della manifestazione, una troppo forzata storicizzazione dell’evento, si optò per creare quattro identità: Borghetto, Pianello, Ruga e Travaglio. Con la creazione dei Quartieri si decise anche di dare vita ad una competizione, una gara che mettesse i quattro popoli a confronto e, nel 1961, i Quartieri lottarono tra loro per primeggiare in una gara per la miglior rappresentanza in costume. Il torneo di tiro con l’arco, che sostituisce la gara dei costumi, debutta nell’ottobre 1962.
Festa identitaria: “Sagra” o no ?
Molti, oggi, ritengono che, essendo, negli anni, divenuta illegale la caccia a questo tipo di uccello, ed essendo sbocciate “sagre” in ogni dove, sarebbe giunto il momento di rivedere il nome della festa di Montalcino. Sono molti i difetti e le problematiche che affliggono la Sagra del Tordo, molti gli aspetti che Quartieri e Comune - che dal 2000 organizza la Festa che, dal 1964 fino al 1999, era stata gestita autonomamente dall’Epast (Ente Permanente Autonomo Sagra del Tordo) - devono necessariamente prendere in esame per il bene della manifestazione, ma la questione del nome, sembra essere non solo secondaria ma anche e soprattutto bizzarra. Se si parla di Sagra del Tordo come della manifestazione per eccellenza di Montalcino, della festa identitaria della città del Brunello, che racchiude in sé tutte le facce del territorio, dalla storia - non solo quella medievale che l’evento rievoca, ma anche quella più recente che risale agli anni in cui la festa ha preso vita - alla gastronomia, dalla divisione del territorio della città fino ad arrivare al rapporto che gli abitanti di Montalcino hanno stabilito con l’ambiente che li circonda, che hanno costruito e conservato, sembra addirittura impensabile anche solo riflettere sull’ipotesi di cambiare il nome, che, alla luce di quanto appena detto, acquisisce quasi una sorta di vena poetica. Rinnegare le origini paga più di puntare a comunicare quale sia la vera identità della festa e l’origine del suo nome ?
Eleganza del corteo (da valorizzare ancor più) e Museo dei Costumi
Aspetti che hanno bisogno di essere rivisti e discussi, per il bene della Sagra, ce ne sono molti, e spaziano su ogni componente della manifestazione. Partendo dal lato “storico” della festa, la Sagra del Tordo rievoca una Montalcino medievale, quella di fine Trecento inizi Quattrocento. A “testimoniare” questo glorioso passato della città del Brunello, un corteo storico composto da più di 150 figure con costumi studiati fin nei minimi particolari e disegnati da costumisti di gran rilievo. Il corteo, che percorrendo tutte le principali vie della città, si snoda in una miriade di figure diverse e prende spunto da quella che poteva essere la vita medievale di una città come Montalcino non ha, però, fondamenta storiche nella realtà che la città ha vissuto a cavallo tra Tre/Quattrocento. Montalcino, infatti, non è mai stata un feudo, la fortezza non era il castello del Signore ma una fortificazione militare, e nella sua storia è passata da libero comune a città strategica ed estremamente importante della Repubblica di Siena. Il corteo che, comunque, si riallaccia anche a studi fatti sulle feste quattrocentesche di Montalcino, insieme alla gara di tiro con l’arco tra i Quartieri, stanno a raffigurare proprio le battute di caccia medievali, i tornei tra i nobili e le offerte ai Signori della città della selvaggina appena cacciata. E sono proprio i costumi che meriterebbero riflessioni e “provvedimenti”. Molti sono vecchi, malandati e logorati dal tempo e dalle intemperie: nonostante la grande cura che ne hanno le persone che si occupano della loro manutenzione, alcuni dei costumi risalgono alle prime edizioni della Sagra e avrebbero bisogno, dopo oltre 50 anni di onorato servizio, di andare in pensione e di essere sostituiti. Impegnarsi a cercare fondi o sponsor in grado di sostenere la spesa per dei nuovi costumi potrebbe essere una delle priorità su cui riflettere e lavorare. Ma valutare anche la possibilità di fornire ai turisti che vengono a Montalcino per vedere la Festa, di acquistare “pacchetti turistici” che permettano loro di vivere la città e assaporare in ogni sua angolazione la Sagra del Tordo (visitare il museo, pranzare in un Quartiere e, magari, avere l’opportunità di vedere il corteo da scorci particolari, finestre o terrazze), potrebbe essere un modo nuovo per valorizzare l’aspetto culturale e, se ben organizzato e congeniato ad hoc, invogliare un nuovo tipo di pubblico.
Sempre parlando di costumi, alcuni anni fa, fu dedicata loro una sala del palazzo comunale, dove gli abiti, protagonisti, avrebbero dovuto dar bella mostra di sé esposti al pubblico durante tutto l’arco dell’anno. Il museo esiste e i “costumisti” si adoperano perché questo sia sempre “in ordine” - con non poca difficoltà vista la struttura di bacheche e cassapanche, eleganti dal punto di vista estetico, ma carenti da quello pratico e di gestione - e visitabile in ogni momento. Ma il museo, a distanza di anni dalla sua creazione, resta chiuso. Perché non permettere, durante tutto l’arco dell’anno, ai turisti che visitano la città, di assaporare un po’ il profumo della Festa e del passato di Montalcino ?
“Sagra” & estetica
Altro problema, sempre legato all’aspetto estetico della Festa è quello dell’allestimento del Campo dove si svolge la gara di tiro con l’arco tra i quattro Quartieri. Se dal punto di vista logistico e del “panorama”, la Fortezza trecentesca di Montalcino, che fa da cornice alla gara, rende credibile la contestualizzazione storica (come noto le battute di caccia, che il torneo di oggi rappresenta, nel Medioevo, avvenivano fuori dalle mura cittadine), l’allestimento della zona di tiro lascia molto a desiderare. Essendo, il luogo adibito alla gara, un campo da calcio, i cancelli, le gradinate, le strisce che delimitano la zona di gioco e i lampioni per l’illuminazione rendono la “scenografia” abbastanza falsata e, forse, anche un po’ squallida. Sarebbe, forse, il caso di elaborare un progetto di riqualificazione dell’ambientazione e trovare il modo di camuffare questi aspetti che rendono il contesto in cui si disputa il torneo, all’occhio di chi assiste alla gara, alquanto grottesco? Non è necessario rivedere la locazione del Campo di tiro e pensare ad ambientazioni fantascientifiche e storicamente improprie (oltre che, attualmente, economicamente insostenibili), basterebbero dei piccoli accorgimenti estetici, presumibilmente anche non esageratamente costosi, che renderebbero la scenografia del Campo, già ottima, perfetta ed estremamente affascinante. Tutto questo parlare di scenografie, ambientazioni e allestimenti potrebbe sembrare frivolo e di poca importanza ma non è così. La Sagra del Tordo nasce con l’intento di ricordare il passato di Montalcino e far rivivere la storia, di cui la città del Brunello è ricca, nelle sue varie sfaccettature. Ed è per questo che il Corteo con i suoi costumi, le bandiere, gli stendardi e, anche il Campo di tiro, devono essere studiati in ogni dettaglio e impeccabili dal punto di vista della contestualizzazione storica: il pericolo? Scadere nel ridicolo screditando la Festa.
Gastronomia e “Sagra”, tra tradizione e innovazione
Rientra in questo contesto anche la questione, da anni spinosa ma che sembra aver trovato una soluzione, della gastronomia. Questo aspetto della manifestazione, interamente curato dai Quartieri, si suddivide, nel giorno della festa, in vari settori. All’interno delle proprie sedi, i quattro Quartieri, organizzano dei veri e proprio “ristoranti” dove, turisti e cittadini, possono prenotare un posto e sedere per assaporare un pranzo a base di piatti della tradizione culinaria ed enoica di Montalcino. Qui, i Quartieri, forniscono ai commensali cibo servito in piatti di porcellana e vino di qualità in calici adeguati anche se, comunque, c’è sempre margine di miglioramento. Altro contesto, più “spartano”, è invece quello delle “botteghe gastronomiche” - dove cittadini e turisti possono gustare velocemente piatti e prodotti di Montalcino - sempre gestiti dai Quartieri che, negli anni, hanno subito variazioni di locazione e stravolgimenti. Se, fin dalle origini della Sagra del Tordo, le “botteghe” avevano trovato la loro collocazione in Fortezza trecentesca di Montalcino, dal 2003 - anche se con qualche “prova” già nel periodo precedente - per motivi di scarsa sicurezza, furono trasferiti. Molte sono state le alternative sia proposte in sede di progettazione sia attuate praticamente. Ma tutte le varie soluzioni proposte e provate, una su tutte il decentramento degli stand e la locazione all’interno dei territori dei quattro Quartieri, senza uno studio adeguato e una continuità negli anni, sono miseramente naufragate. Dal 2008 poi, dopo anni di proposte, idee e progetti che hanno creato molta confusione e disorientamento tra tutti coloro che arrivavano a Montalcino per vivere una festa che, dopo quasi 50 anni, non aveva più una sua identità, Comune e Quartieri sono riusciti a trovare una soluzione, riunire l’aspetto gastronomico fuori dalle mura della Fortezza: sono i Giardini dell’Impero che, sembra, anche con il progetto, ora in corso d’opera, della loro riqualificazione ospiteranno la gastronomia. Ci sono alcuni aspetti che, però, soprattutto in visione della scelta definitiva sulla location, ci auguriamo verranno curati nel dettaglio dagli organi preposti ad organizzare la Sagra del Tordo.
Prevedere una copertura che, in caso di pioggia o mal tempo, purtroppo possibili trattandosi di una manifestazione che si svolge l’ultima domenica di ottobre, garantisca ai turisti la possibilità di mangiare comodamente riparati invece che esposti alle intemperie. Ma anche l’aspetto estetico non deve essere in nessun modo trascurato. Le strutture stesse delle “botteghe”, che in questi anni di revisioni e progettazioni erano rappresentati da “capannoni” in nylon, devono necessariamente essere sostituite con strutture adeguate sia al contesto in cui sono locate, lo sfondo della Fortezza non può essere falsato e danneggiato da tendoni industriali, sia adeguate ed in linea con la Festa che riporta la città nel suo Medioevo.
Anche dal punto di vista del rispetto dell’ambiente, i Quartieri e il Comune potrebbero lavorare per rendere la “Sagra” più sostenibile: prevedere cassonetti per la raccolta differenziata, e fornire piatti, bicchieri e posate eco-sostenibili. Questo significherebbe non svilire più ciò che di buono (enogastronomia) c’è nella Festa e far viaggiare di pari passo la tradizione e l’innovazione.
Comunicare la “Festa”: un valore aggiunto per Montalcino
Altro aspetto importante è la revisione della Festa sotto il punto di vista della comunicazione e promozione, anche se il Comune, attraverso il Comitato di Tutela della Sagra del Tordo, e i Quartieri stanno lavorando per risolvere la questione.
Per decenni si è ritenuto se non inopportuno almeno superfluo investire sulla promozione della Sagra del Tordo, puntando sul fatto che Montalcino, grazie al suo Brunello conosciuto in tutto il mondo, non avesse bisogno di essere ulteriormente pubblicizzato dimenticando però un aspetto importante. Mezzo secolo di “Festa”, cinque decenni di ricordi, cene, emozioni, profumi e torneo di tiro con l’arco, hanno fatto si che gli abitanti di Montalcino, giovani o anziani che siano, sentano e vivano la Sagra del Tordo come una parte importante della propria vita. La popolazione partecipa, si impegna e lavora, per tutto l’arco dell’anno, per la buona riuscita della “Festa” e non solo. I Quartieri, a Montalcino, sono anche espressione di una vita sociale intensa e particolarmente radicata: qui, nuove e vecchie generazioni si incontrano, dialogano e operano per il bene della “Festa” e nell’interesse della città. Ma, almeno fino ad oggi, non sembrava che tutto questo non fosse importante e non valesse la pena di essere “comunicato”. Ma Montalcino e i suoi Quartieri hanno bisogno di essere comunicati anche al di fuori del suo prodotto principe che, se da una parte rappresenta l’elemento fondamentale dell’economia della città, non risulta essere l’unica risorsa del territorio: Montalcino è anche storia, cultura, paesaggi e tradizione e tutto questo deve essere comunicato perché “non si vive di solo vino” e il Brunello è famoso e apprezzato perché frutto di un territorio che racchiude molti facce di una stessa medaglia.
I Quartieri, anima e cuore pulsante della città
Non bisogna certo dimenticare che la Sagra del Tordo è animata dai Quartieri che, da quasi sessant’anni, rappresentano una delle colonne portanti della città. Il loro ruolo va ben oltre i giorni della Festa: sono associazioni che lavorano tutto l’anno e svolgono un ruolo fondamentale nella società di Montalcino. Nuove e vecchie generazioni si incontrano nelle sedi del proprio Quartiere dove interagiscono e si confrontano, investono in idee e portano avanti progetti. Dalle pubblicazioni alle iniziative dedicate ai bambini, dai corsi di cucina a quelli di tiro con l’arco e di tamburo fino ad arrivare all’acquisto di edifici e Chiese e occuparsi del loro restauro e della loro manutenzione. Per fare tutto questo i Quartieri hanno bisogno di “fare cassa” (senza mai dimenticare, però, l’importanza della qualità e l’attenzione ai dettagli) per questo puntano molto sull’aspetto gastronomico della Sagra del Tordo e gli incassi che ne conseguono, importanti per svolgere quel ruolo socio-culturale che hanno acquisito e che rappresenta un valore aggiunto per la comunità di Montalcino. Prevedere sempre più iniziative che coinvolgano i Quartieri, con eventi da organizzare anche durante tutto l’arco dell’anno, può essere fruttuoso per tutte le iniziative anche culturali e sociali che essi svolgono. E sembra che il discorso dell’Ottobrata (una serie di eventi in ottobre che precedano la Festa), che per decenni è stato preso in esame, sembra che vada, pian piano, prendendo forma. È, quindi, importante riconoscere il ruolo di queste associazioni e magari fornire loro, anche tramite incarichi (ad esempio, manutenzione di giardini o zone pubbliche …), dei fondi che Borghetto, Pianello, Ruga e Travaglio possano poi sfruttare per rendere un servizio alla comunità di Montalcino, continuando a portare avanti quel ruolo sociale che li contraddistingue.
Viola Pianigiani